Genova e Tabarca

Leggendo gli elenchi delle navi che approdano al porto di Genova ci si accorge che, almeno fino a circa la metà del Settecento, la maggior parte provengono dalla Tunisia, in particolare da Biserta e l'isola di Tabarca.
Il fatto è che i Genovesi “possedevano” l'isola di Tabarca e la storia del rapporto tra Genovesi e Tabarca è estremamente interessante ed unica. Dal 1544, infatti l'isola è governata da un Governatore che è in pratica un dipendente di una grande famiglia genovese, i Lomellini, ed è abitata da una popolazione costituita ad un certo punto da più di duemila persone, in genere famiglie provenienti in origine da Pegli, oggi quartiere di Genova, un tempo borgo nei pressi della città.

Gli Spagnoli cedono l'isola ai Genovesi

Una versione, priva però di valore storico, raccontava che avendo uno dei Lomellini catturato e messo ai remi sulla sua galea il corsaro Dragut, poi signore di Tripoli, avrebbe ottenuto l'isola come parte del riscatto chiesto per liberare il prigioniero. In realtà è più facile che l'isola fosse stata conquistata dalla Spagna e dalla Spagna ceduta alla famiglia genovese: in effetti i governatori prima di assumerne il governo dovevano giurare fedeltà al sovrano spagnolo, lentamente poi i Lomellini finirono per comportarsi come se l'isola fosse propria, nell'ultima fase prima dell'espulsione, affittandola ad altri.

La compagnia del corallo

Tabarca è un isolotto posto di fronte a Biserta, in una zona dove i Genovesi raccoglievano coralli fin da epoche precedenti, in una posizione sicura e felice per esercitare i propri commerci, che si estendevano fino all'Algeria, tramite la Compagnia del Corallo di Bona, l'attuale Annaba. L'isola diventa un centro commerciale importante per Genova: oltre a corallare, soli in questa zona, i Tabarchini per lungo tempo ebbero anche l'esclusiva del commercio da Tabarca a Biserta: così stabilisce un atto del 1652, e quindi i suoi abitanti raccolgono grano, olio, lane, pelli, prodotti locali e non: le navi vanno a caricare e portano le merci a Genova o in altri porti. Nel 1666 l'accordo fu revocato e le stesse competenze passarono allo scalo francese di Capo Negro.

Tabarca: un centro importante di comunicazioni

Tuttavia Tabarca resta un centro importante di comunicazioni (oggi diremmo di spionaggio) sulla situazione nella reggenza tunisina, sul commercio in quest'area e nel Mediterraneo in genere, sulle operazioni e la politica delle altre potenze in quell'area, sulla consistenza delle flotte corsare, in particolare tunisine, sulla cattura di navi genovesi ad opera di corsari, di cui spesso, date le difficoltà di comunicazione, si avevano notizie molto tempo dopo; diventa una preziosa informatrice sull'arrivo e sulla diffusione delle pestilenze e una intermediaria nelle pratiche per il rilascio dei prigionieri genovesi schiavi a Tunisi.

Tabarchini e Tunisini in buoni rapporti

I Tabarchini ebbero in genere buoni rapporti anche con le autorità tunisine, molti di loro vivevano in terraferma, a Biserta, alcuni probabilmente si rinnegarono, e sono pochi i documenti che testimonino di angherie e violenze contro i Tabarchini. Sappiamo da documenti che essi talvolta acquistavano le prede da qualche rais, anche algerino, e le vendevano a qualche grossa autorità di Tunisi. Ma l'isola faceva gola a molti, che invidiavano la particolare posizione che essa conferiva alla Repubblica di Genova, divenuta però sempre meno importante a livello internazionale e sempre meno forte a livello economico.

Un'isola contesa

I Francesi in particolare che corallavano nelle stesse acque, fin dalla fine del Cinquecento avevano tentato di sbarazzarsi di questa presenza genovese nell'isola e già nel 1666 avevano ottenuto un accordo a loro favorevole. E i suoi abitanti pagarono le conseguenze di tutto questo.
Nel 1725 l'isola appare essere in crisi, così sembra dai tentativi dei Lomellini di sbarazzarsene, disposti a cederla anche alla Francia; alcuni abitanti, circa cinquecento, già dal 1740 si erano diretti verso la Sardegna, dove il re di Sardegna aveva concesso loro di risiedere nell'isola di San Pietro e a Carloforte.
Nel 1741 il Bey ordina l'occupazione dell'isola e conduce schiavi a Tunisi gli abitanti rimasti. Parecchi anni dopo una proposta fatta dal Bey di Tunisi ai Genovesi di restituire loro Tabarca fu respinta. E per decenni nei documenti della Repubblica compare il problema del riscatto di questi Tabarchini.