La peste

Con le navi e le loro merci viaggia sul Mediterraneo, ormai da molti secoli, la peste. Diffusa dal ratto nero, si origina generalmente a oriente e proprio con le navi si diffonde sulle coste del Mediterraneo e di qui, seguendo le vie più frequentate, penetra verso l'interno dell'Europa.

Una minaccia sempre presente

La prima grande peste che è quella del 1348, la peste citata dal Boccaccio e che offre lo sfondo alle novelle del Decamerone. Da allora la peste resta una minaccia che continuamente aleggia, soprattutto su quelle località in cui i traffici marittimi sono continui e sono alla base delle attività umane.
Nei 103 anni dal 1348 al 1450, gli anni di peste nell'Italia del Nord sono 61, contro 37 del Regno di Polonia (1), nel periodo 1451–550 sono 54, nel periodo 1551–1650 sono 29 e solo 3 nel periodo 1651–1750.

Una malattia che uccide tra il 60 e il 90% dei malati

Ma le pestilenze non sono tutte eguali: a volte si tratta di focolai non particolarmente violenti, che pur sopravvivendo per anni, toccano un numero di malati non elevatissimo, a volte si tratta di epidemie violentissime che in pochi anni raggiungono percentuali di malati e quindi di morti, perché la peste uccide tra il 60 e il 90% dei malati, elevatissime: si calcola che la peste del 1348 abbia provocato una mortalità media del 35% (cioè più di una persona su tre), a Milano la peste del 1636, quella manzoniana per intenderci, abbia provocato 60.000 morti su 130.000 abitanti, quella di Napoli del 1656 150.000 morti su 300.000 abitanti.

La peste a Genova

A Genova si hanno pestilenze nel 1382 con circa 900 morti a settimana, nel 1438, nella primavera del 1493, dove secondo un documento, sarebbero morti i quattro quinti della popolazione, nel 1528, al principio di primavera, dopo un inverno particolarmente piovoso, e nel 1656 dove i morti si valutano a 60.000 su 100.000. Da questo momento si mettono in campo tutti quei rimedi che servano a proteggere dall'immane flagello.
Certo non si conoscono i meccanismi della malattia, per cui anche i rimedi ci sembrano a volte decisamente bislacchi, ma non bisogna dimenticare il dramma di ogni pestilenza per la sopravvivenza delle popolazioni, dei loro commerci, delle loro attività.

Navi ispezionate e patenti

Al Magistrato di Sanità, creato a questo scopo, spettano le attività di prevenzione e di controllo della diffusione della malattia: le navi debbono viaggiare accompagnate da una patente, su cui si certificano le condizioni di salute dell'equipaggio, e senza una di queste patenti “belle”, cioè pulite, le navi non possono entrare in porto e scaricare.
Se la patente è “brutta” cioè sono stati segnalati casi di malattia a bordo, o se la nave proviene da zone, in cui si sa essersi diffusa l'infezione e sono comunque considerate a rischio, la nave deve passare per la quarantena degli uomini e delle merci, in lazzaretto.
Addirittura a Genova si stabilisce dal 1661 che tutte le navi provenienti dal Levante e dalla Barberia possano scaricare per tutto il Dominio nel solo porto di Genova.

I Lazzaretti di Genova

Tutti i porti si dotano di queste strutture che sono i lazzaretti. Il primo ad essere edificato è quello di Livorno. Genova ne costruirà uno sul Bisagno dopo la grande pestilenza del 1656, uno nel 1724–40 a Varignano, presso la Spezia, ai margini del suo dominio, e un terzo verso la fine del '700, in una zona isolata vicina al porto, la Chiappella.
I documenti sul commercio raccontano anche del timore della peste, i marinai che muoiono, le merci gettate in mare: una buona parte di quello che sappiamo del commercio, delle navi arrivate nel porto, dei loro carichi, delle persone d'equipaggio e dell'armamento della nave, proprio dai documenti del Magistrato della Sanità, dalle sue indagini, nave per nave, carico per carico, capitano per capitano, per tentare di impedire l'accesso in città alla terribile malattia.
La peste non si presenterà quasi più in Europa dalla fine del '700 e si esaurirà nel 1830 anche nel Levante.

1) I dati sulla peste sono tratti dal Volume di Daniel PANZAC , Quarantaines et Lazarets. L'Europe et la peste d'Orient (XVII-XX siècles) , Parigi, 1996.