Il Marocco rimane al di fuori del mondo ottomano: due dinastie berbere zanata si succedono fino alla metà del Cinquecento, i Banu Marin, che hanno cacciato gli Almohadi e restano al potere fino a circa la metà del XV secolo, e i Banu Wattas; ma il Marocco rimane preda di continue dissidenze, sceicchi berberi e sceriffi arabi (1) si ritagliano aree di potere personale un po' ovunque e un gran numero di confraternite religiose, con a capo dei marabutti, sorgono a guidare in modo autonomo la resistenza contro gli Spagnoli che sembrano intenzionati a portare la reconquista in terra africana.
In pratica si può affermare che raramente
questi sultani riescono ad avere un controllo effettivo al di là della città di Fez e tanto meno riescono a
organizzare una guerra di corsa, diffidenti come sono per giunta nei confronti del mare.
Con loro si chiude il lungo periodo di governo delle popolazioni berbere: verso la metà del Cinquecento una
dinastia araba, i Saaditi, riesce in pochi decenni a farsi riconoscere la sovranità su Marrakech, poi occupa
Meknès e Fez cacciando l'ultimo dei Banu Wattas, che troppo tardi aveva chiesto aiuto al beylerbey di Algeri.
Il timore della presenza turca a oriente sarà una delle costanti della politica dei sultani saaditi, che li spinge
persino ad allearsi con gli Spagnoli e a mantenere comunque buoni rapporti con gli altri Europei, tra cui
Francia e Inghilterra, proprio per bilanciare il peso della Spagna e del Portogallo in nord Africa.
Uno dei
sultani più conosciuti di questa dinastia è al Mansur (1578-1603), soprannominato ad Dahabi (il dorato, il
vittorioso): a lui si deve la conquista del Sudan, una delle zone di scambio delle merci con l'oro africano, e
il potenziamento, in funzione di una ripresa delle corsa marocchina, sia della flotta marocchina sia del porto
di Salè, collocato sull'Atlantico oltre lo stretto di Gibilterra, in cui gli Almohadi nel 1163 avevano costruito
un arsenale e la cui posizione diventa strategica ora con il grande sviluppo dei commerci transatlantici.
Il Seicento è il secolo d'oro della corsa saletina: i rais assumono un potere che spesso è superiore a quello
dei sultani e spesso si scontra con le linee della loro politica, e addirittura Salè per circa vent'anni sarà una
specie di repubblica dove fortissimo era il potere di un rinnegato olandese, Morat rais, fino al 1640 quando
fu catturato dai Cavalieri di Malta.
Ma il Seicento vede anche il progressivo indebolirsi della dinastia saadita
e l'ascesa, partendo da una regione periferica come il Tafilalt, di un'altra dinastia cheriffana, quella alawita,
cui appartiene ancora l'attuale re del Marocco Mohammed VI e che con mawlay (2) Rachid
(1663 – 1672) riunifica il paese. Gli succede mawlay Ismail, che guiderà il paese fino al 1727.
Un sovrano forte, perennemente in guerra contro le varie dissidenze che sempre hanno costellato
la storia del Marocco, indebolendo il makhzen (governo), sempre attento alla politica estera e ai suoi
nemici tradizionali la Spagna e i Turchi. In questa chiave si può leggere la sua alleanza o per lo meno il suo
atteggiamento più morbido nei confronti della Francia, con cui però, nonostante questo, nel 1718
si interromperanno le relazioni diplomatiche.
Ai Turchi, da cui sempre meno teme una possibile annessione, si ispira per alcune riforme che introduce nel suo esercito, creando un corpo simile a quello dei giannizzeri, con Africani, in maggioranza schiavi, arruolati nel Sudan, un corpo fedele e preparato, che gli permette di sfuggire alla dipendenza dai capi locali, in caso di guerra, ma che in seguito si rivelerà un ulteriore elemento di disordine all'interno dello stato marocchino. Nessun sultano dopo di lui, e per circa un secolo, riuscirà a mantenere il livello di stabilità raggiunto da Ismail.
1) Sceicco e sceriffo sono titoli onorifici che indicano nelle società islamiche una posizione di privilegio, legata all'età, alla saggezza, all'appartenenza a famiglia nobile, al ruolo politico; il termine sceriffo è usato però soltanto per i discendenti di Maometto.
2) E' titolo usato dalle dinastie saudita e alawita, portato da tutti i membri della famiglia regnante e significa "mio signore".