La reggenza ottomana di Algeri

Per circa cinquant'anni il potere fu tenuto ad Algeri dai beylerbey, una ventina da Khayr ed din, suo figlio Hassan, Eulg Alì, fino ad Hassan Veneziano (lo scrivano di una nave veneziana catturata dagli Algerini, rinnegatosi e divenuto segretario di Eulg Alì). Si tratta di corsari che si adoperano soprattutto a migliorare le fortificazioni per la difesa della città e l'organizzazione della corsa, pur vincolati dalle direttive di Costantinopoli, che impone loro di rispettare i vari accordi e le frequenti tregue stipulate con le potenze europee: ad Algeri è affidato il controllo del mediterraneo occidentale ed è quindi lo stato barbaresco che più frequentemente quindi si scontra in modo diretto con la Spagna, ma ovviamente non solo con essa. I suoi beylerbey riescono molto bene nell'impresa: la corporazione dei capitani e armatori di navi corsare, conosciuti come rais de Taifa, acquista un potere e ricchezze enormi.

La guarnigione dei Giannizzeri

Nel 1558 Algeri dispone di 35 galere e 25 fregate, più molte altre navi più piccole, veloci e maneggevoli, e basti pensare che nella sua la relazione don Diego Haedo, un benedettino che fu prigioniero ad Algeri dal 1577 al 1581, accanto ad una popolazione di circa 60 o 70 mila abitanti, stima che i prigionieri ammontino a circa 25.000. Fino al 1587 i corsari governano legittimamente e non si scontrano col governo turco, screzi esistono con gli 'odjak' cioè con le guarnigioni di giannizzeri (1) inviate dal sultano al beylerbey, che saranno sempre presenti ad Algeri fino all'occupazione francese e che raggiungeranno in certi momenti la cifra di 20.000 uomini, tutti fanti.
Il loro il compito è di riscuotere le tasse con tournées annuali nel paese presso le tribù, sempre pronte all'insubordinazione e restie a pagare le imposte, di combattere eventuali guerre con i vicini, perché le popolazioni algerine non debbono prestare servizio militare, e di sedare le rivolte interne.
Questo compito non è niente affatto secondario o facile: soprattutto nella parte orientale del paese le popolazioni cabile hanno riacquistato la loro totale indipendenza, il bey di Costantina rifiuta il pagamento delle imposte, e spesso le popolazioni assaltano le colonne turche in marcia e vivono di queste razzie.

Dai Giannizzeri alla classe priviligiata dei Kulurli

I Giannizzeri costituiscono un'aristocrazia non soggetta al controllo del governo, ma dipendente esclusivamente dai suoi capi, gli Agha, e cui in teoria sarebbe preclusa ogni possibilità e ogni rischio di alleanza con le popolazioni locali, poiché il matrimonio è loro proibito. In realtà essi entreranno a far parte sempre più profondamente della società algerina aumentando così il loro peso politico all'interno della reggenza: i connubi con donne algerine saranno frequentissimi e talvolta ricercati, data la posizione sociale dei giannizzeri, e si formerà presto un gruppo di individui, i Kulurli, nati da questi connubi, che assumeranno i contorni di una vera e propria classe privilegiata.

Il corpo degli Zuavi

Del resto l'esigenza di avere guarnigioni numerose in determinati momenti di crisi porterà presto ad arruolare giannizzeri anche tra le popolazioni locali, come fece Salah rais, beylerbey nel 1552, che arruolò fanti kabili nel corpo degli Zuaua, che saranno poi conosciuti come Zuavi.
Non particolarmente stimati dai rais e dapprima esclusi dai benefici della corsa, i giannizzeri otterranno poi che una loro squadra possa salire sulle navi di corsa e partecipare quindi alla divisione delle prede, ma secondo alcuni storici questo rese la corsa algerina meno efficiente e più vincolata alle direttive politiche di Costantinopoli.

Il difficile compito dei pascià

Nel 1587 la figura del beylerbey viene soppressa: il governo di Algeri, come quello di Tunisi e di Tripoli, viene affidato ad un pascià, nominato da Costantinopoli con un mandato triennale.
Accanto a lui una serie di funzionari a svolgere funzioni amministrative e giudiziarie. Il compito dei pascià si rivela quanto mai difficile: omaggiati, appena arrivano, ma poi rinchiusi in un bel palazzo e osteggiati in tutti i modi, molto spesso non riescono neppure a compiere il loro triennio, uccisi in guerra (come capita al primo Dali Ahmed) o rinviati a Costantinopoli (come capita a Kheder Pascià), dipendenti in tute le loro azioni dai giannizzeri e dai rais, in pratica loro ostaggi, su cui si sfoga l'insoddisfazione dei rais per la politica di Costantinopoli che vincola spesso le loro attività di corsa, ed anche l'insoddisfazione delle élites locali, escluse dal potere, e che comunque si sentono più vicine ai rais, che non all'estraneo e straniero funzionario ottomano.

Il potere dagli Agha ai Dey

Dal 1659 al 1671 saranno gli Agha dei giannizzeri a prendere direttamente il potere, il che, dato che gli Agha cambiavano ogni due mesi, aumenta l'instabilità, la conflittualità interna, le congiure, e l'omicidio diventa il sistema quasi generalizzato per la loro sostituzione.
Alla fine di questo breve periodo saranno i dey (2) a prevalere e a prendere il potere che terranno fino alla caduta della Reggenza nel 1830. Algeri acquista ormai una propria autonomia, le sue flotte, svincolate dal rispetto delle esigenze politiche di Costantinopoli, diventano quanto mai pericolose e intrattabili e finiranno con suscitare violente reazioni da parte europea, che si concretizzeranno spesso in vere e proprie spedizioni punitive e in progetti di occupazione del suo territorio, fino all'occupazione definitiva da parte dei Francesi nel 1830.

1) Italianizzazione del termine Yenitcheri. Si trattava di un corpo speciale al servizio del Sultano di Costantinopoli, costituito di giovani in gran parte levantini, greci, albanesi, ma non solo, il più delle volte rapiti o comunque sottratti alle famiglie con spedizioni organizzate a questo scopo, portati a Costantinopoli, addestrati alla disciplina militare e indottrinati all'Islam, se provenienti da zone non musulmane, come capitava ad alcuni giovani catturati durante azioni corsare. Privi di rapporti con la famiglia di origine, non potevano sposarsi: ben pagati, rispettati, con la possibilità di far carriera fino ai gradi più alti del corpo solo attraverso i propri meriti, avevano come unici obiettivi la difesa del Sultano e l'obbedienza ai suoi ordini.
2) Il dey era uno dei funzionari che affiancavano il pascià nel governo delle province ottomane e neppure uno dei più importanti.
Ordinava l'applicazione delle leggi civili e militari, dirigeva le opere di fortificazione, organizzava le truppe, e, elemento quanto mai importante per rendere comprensibile la sua ascesa alla gestione del potere, intratteneva i rapporti con le tribù: da lui infatti dipendevano e con lui avevano rapporti i bey, che governavano i tre beylicati di Costantina, Titteri e Mascara in cui era diviso il paese al di fuori di Algeri e il suo circondario.