I Guen della Costa d'Avorio


Testo
©Gino Sanavio


INTRODUZIONE

Sono p. Gino e dal 1989 fino al 10 settembre 96 sono stato a Ouangolodougou, parrocchia di 32.000 mila abitanti, situata nell'estremo nord della Costa d'Avorio. Solo un migliaio sono i cattolici e il 70% della popolazione è musulmana. Tanti villaggi e accampamenti non hanno mai sentito parlare di Gesù. I primi incontri sono un po' delicati ma scopro che il Signore ci ha già preceduti. Vi racconto uno di questi incontri.

La prima visita

Villaggio guen Grandi occhi scuri mi guardano nella mia prima visita al villaggio. Sono occhi di bambini, di donne e uomini - Chi è questo bianco? Cosa vuole? - pare si dicano tra loro.
Un traduttore mi accompagna dal Capo villaggio. Mi fanno sedere. Il Capo arriva.
Dopo i riti di saluto e aver bevuto un po' d'acqua, arriva il momento dell'annuncio, di scoprire le mie carte.
- Sono il Padre della Missione Cattolica. Credo in Gesù Cristo, figlio di Dio. E' morto ma è anche risorto. E' venuto a salvarci. Sono venuto a salutarvi e portarvi questa notizia.

La parola dell'annuncio

Fin che il traduttore parla, guardo quegli occhi sgranati.
- Che impatto avranno le mie parole? - mi dico. Signore Gesù fa che questa gente non si fermi al colore della mia pelle, ben diversa della loro. Fa che non si fermino neppure ai ricordi che i vecchi di questo villaggio hanno dell'incontro dei bianchi durante il periodo della colonizzazione.
Il Capo parla. C'è silenzio. Sta a lui aprire o chiudere ogni mia possibilità di annuncio del vangelo nel villaggio. Il Capo, mi si dice, ha capito tutto quello che si è detto. Ci rifletterà.

Visita del villaggio

Villaggio guen Chiama allora un giovanotto del posto che sa qualche parola di francese e lo incarica di farmi visitare il villaggio. I bambini sono i primi a circondarmi, ridenti, mezzi nudi e il pancino gonfio. Il mio accompagnatore mi porta a vedere la sua vecchia madre malata di una grossa bronchite. E' stesa sulla stuoia, un pezzo di legno sotto la testa per cuscino, un fuoco che affumica più che scaldare vicino a lei.
Rendo poi visita ad un amico della mia guida. E' un bel giovanottone sui 22 anni. Giorni addietro si era punto una mano in campagna mentre lavorava. Ora è sotto un albero con tutto il braccio gonfio. L'infezione aveva trasformato la sua mano in una grossa piaga purulenta.
Andiamo fino alla sorgente d'acqua del villaggio. E' un luogo pieno di animazione.

Acqua che dà vita e morte

Da una parte le donne attingono acqua, più in là dei bambini giocano a chi si tuffa meglio e sul fondo tranquilli buoi bevono. Quest'acqua non è sorgente di vita, è sorgente di morte! - mi dico.
Infatti, tornando verso la casa del Capo, vedo tre o quattro uomini che giocano all'ombra di un grosso albero di mango. Due di loro hanno un grosso piede gonfio, frutto del verme di Guinea che hanno contratto con l'acqua della sorgente inquinata. Ora non possono più lavorare.
Il Capo è sotto la veranda di foglie della sua casa e mi aspetta. I suoi amici notabili del villaggio sono seduti attorno a lui. Mi sorridono e mi fanno sedere.
- Ti piace il nostro villaggio? - mi dice il Capo. - Il tuo Gesù può fare qualcosa per sradicare il male che hai visto? Può salvarci anche da tutto questo?

Signore, vieni a salvarci

Villaggio guen Il Capo aveva capito chi è il Gesù che voglio annunciare. Un Uomo-Dio non si può fermare a salvare solo lo spirito! Gli dico che ritornerò e vedremo allora se, insieme, si potrà fare qualcosa.
Tutti mi accompagnano alla macchina. Sto per partire. Il Capo mi fa portare da un ragazzino un gallo e una gallina per ringraziarmi della visita e di essermi fermato a salutarlo.
Un ragazzo mette la testa vicino al finestrino e mi dice: - "Vieni ancora, ti prego. Quando ero a scuola, ho fatto un anno di catecumenato. Ritornato al villaggio mi sono scoraggiato perché ero solo. Ora ti ho visto. Ho sentito in cuore che dovevo fare qualcosa per Gesù con i miei fratelli del villaggio. Vieni, ti aspettiamo!"
E Gesù era già lì ad aspettare anche me.

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