L'arrivo del corteo

All'arrivo delle ragazze, un anziano prende loro i feticci, li depone a terra e li toglie dalla rete e dal piatto dove sono posti. Fa la stessa cosa con il seggio ancestrale, che finalmente si può vedere da vicino. Un piccolo sgabello nero deposto su un treppiedi metallico rotondo. Sotto il seggio, una coda di elefante e una piccola sciabola. (1) Come il seggio, questi oggetti sono ricoperti di grumi di sangue.
Guardando il seggio più da vicino, si capisce perché sia chiamato bia bile, seggio nero. E' annerito dal sangue. Un tempo veniva immerso nel sangue degli schiavi. Oggi i sacrifici umani sono sostituiti con vittime animali: è con il loro sangue che sarà irrorato il bia.
Il nome del seggio, si è già visto, è fieni-bia dal nome del primo Fiéni, fondatore del villaggio, il luogotenente del re degli Abron.
Nel frattempo, alcune donne scendono alla sorgente e riempiono d'acqua i bacili. Preparano l'acqua lustrale che servirà per il rito che seguirà. All'acqua attinta, aggiungono le erbe e le foglie che avevano portato. Questa mistura serve ad accrescere la potenza e il valore terapeutico e purificatore dell'acqua.

La purificazione del sovrano

In fondo alla radura, sulla destra, alcune donne stendono dei pagne che formano una specie di sipario. Lontano dagli occhi indiscreti della folla, un'anziana donna si dedica alla purificazione del sovrano. Con l'acqua preparata, gli lava il viso, le mani, le braccia, i piedi, poiché, si dice, si fa del male con la bocca, le mani e i piedi.
Contrariamente a ciò che succede negli altri villaggi, dove la purificazione del sovrano è pubblica, (2) a Guiendé nessuno dei presenti può vedere il sovrano mentre si lava. E' una cerimonia privata ed intima.
Alla fine, il sovrano esce, da dietro la specie di sipario, vestito con una lunga tunica bianca e con un pagne anch'esso bianco, simbolo di purificazione e di rinascita dell'uomo nuovo. Infatti, lavare il corpo del sovrano simboleggia e realizza questa purificazione. L'acqua della sorgente purifica, toglie tutto il male che, sotto forme diverse, si è accumulato durante gli anni, sia sul corpo del sovrano sia sull'intero villaggio.

Il sovrano: microcosmo del gruppo

Come fa notare nana Kwame Gérard di Ngorato:
purificando il sovrano è l'intero villaggio che viene purificato, vengono lavate tutte le persone del villaggio. Nella persona del capo villaggio, siamo presenti tutti noi, il capo è il riassunto di noi tutti. In seguito, alcune anziane donne lavano anche noi, ma in effetti noi siamo già purificati.
Quando il sovrano è stato purificato, quando tutte le sporcizie accumulate durante l'anno trascorso sono state eliminate, allora il sovrano è nello stato di purezza rituale richiesta per procedere, a sua volta, alla purificazione del seggio e dei feticci.
In seguito, il sovrano si gira verso i presenti e li asperge. Egli inizia soltanto. Sono i due guaritori che continueranno il lavoro passando, con un ramo d'agnan in mano, in mezzo alla folla aspergendo tutti. Ma, di fatto, la folla è già purificata. E' un gesto supplementare e complementare che significa una realtà già acquisita.

L'attesa degli antenati

Prima di procedere alle abluzioni dei semina e del bia, si svolge una cerimonia d'attesa: l'attesa degli antenati.
Gli antenati sono presenti in ogni festa dell'igname, qualunque sia il villaggio dove si svolge. Questa festa non è soltanto una celebrazione per i vivi, è una festa dell'intero gruppo, meglio, di tutto l'universo, visibile e invisibile. Da una parte i vivi e gli amoan, cioè il supporto materiale degli spiriti, dall'altra gli antenati e le potenze numinose, le divinità tutelari del gruppo. Ognuno, a modo suo, partecipa alla festa dove i legami tra tutti i componenti di questo universo si consolidano e si rinnovano.
Ma ci sono dei villaggi dove la presenza degli antenati è più manifesta, più concreta, meglio visualizzata. Per esempio qui a Guiendé e ad Arras, un grande centro di Moronou.

Il rituale di Arras

Ad Arras si crede che gli antenati regali escano dalla boscaglia sacra dove sono sepolti. Prendono un sentiero che, dal cimitero, conduce al womin kpata, al luogo dei sacrifici (3) che si trova all'estremità del villaggio, ai margini della boscaglia sacra.
Durante lo svolgimento delle cerimonie non bisogna trovarsi sul sentiero che conduce verso questo luogo, poiché gli antenati escono dalla boscaglia e passano di là per arrivare al loro altare. Un guardiano dei luoghi, un personaggio dal portamento minaccioso, intima i curiosi o gli indiscreti di allontanarsi e di lasciare libero il passaggio.

Attraversare la sorgente

E' la stessa cosa per Guiendé. Ma qui questa attesa è più marcata, più solenne, più comunitaria. Il capo e i notabili sono seduti ai loro posti. Due balafo (boia) ordinano alla folla di liberare il sentiero che conduce alla sorgente. Poi scendono verso la sorgente per controllare il sentiero e i cespugli circostanti.
Tutti stanno in silenzio, un silenzio carico di mistero e di attesa. Si attende che gli antenati attraversino la sorgente e prendano posto nel luogo attrezzato appositamente per loro a fianco del sovrano.
Un giorno erano anche loro seduti là dove si trova il capo villaggio di oggi, partecipavano visibilmente alla festa. Ora, che sono passati al rango di antenati, partecipano alla festa in un altro modo, ma non meno reale di allora.
Arriverà un giorno in cui il sovrano, che oggi è seduto visibilmente in mezzo ai suoi, divenuto antenato, sarà presente nello steso modo dei suoi predecessori: attraverserà la sorgente per venire ad occupare il suo posto. In questo modo, continuerà ad essere presente in mezzo al suo popolo.(4)

Il controllo delle acque e dintorni

Nello stesso momento in cui liberano il cammino agli antenati, i balafo controllano i dintorni per scoprire la presenza di eventuali amuleti che impedirebbero lo svolgersi pacifico delle cerimonie. Ispezionano, in seguito, la sorgente per accertarsi che qualcuno non abbia avvelenato o intorbidito le sue acque.
E' possibile, infatti, che qualcuno sia venuto, all'insaputa di tutti, a “faire fetiche” a fare qualche sortilegio malefico sui luoghi sacri. Il compito del balafo e quello di creare un clima di sicurezza durante la festa perché tutto si svolga nel rispetto delle tradizioni ancestrali, per il bene di tutti.
Terminate le loro ispezioni masticano delle erbe “forti” e le sputano sui due feticci. (5) E' un segno di comunione tra i due sacra e l'officiante, è il momento in cui l'invisibile si unisce al mondo visibile.

La purificazione dei sacra

Il capo si alza e si avvicina al seggio degli antenati. Immerge il ramo d' agnan nell'acqua lustrale preparata e procede alla purificazione, con gesti lenti e misurati. Prima i due stipiti, poi la parte superiore con la sciabola e la coda d'elefante.
Mentre procede alle abluzioni, rivolge una preghiera agli antenati. I notabili, attorno a lui, rispondono. (6)
Quando questa prima parte è terminata, lascia immerso a lungo nell'acqua il ramo d'agnan. Prende poi quest'acqua per lavarsi il viso. Lo stesso gesto è ripetuto dal suo kra e dagli altri notabili.

Abluzioni e preghiere

Con l'acqua del bacile più piccolo, sulla quale recita prima una preghiera, purifica i due semina in cima ai quali si trova un ferro di cavallo e una punta di lancia. Il rito è accompagnato da questa preghiera:
Il nuovo anno è arrivato. Fate che, nella famiglia e nel villaggio, non succeda nulla di male. Che tutti siano in buona salute per poter andare nei campi, lavorare e guadagnare dei soldi, poiché noi siamo poveri. Fate che i prodotti dei campi siano abbondanti per avere buoni raccolti. Che le nostre donne abbiano molti bambini. Allontanate dal nostro villaggio i processi di fronte ai bianchi. (7)
Poi è il turno del suo kra che ripete gli stessi gesti del sovrano sui due feticci: abluzioni e preghiere rituali.
Come già notato precedentemente, i due guaritori passano, in seguito, in mezzo alla folla aspergendo i presenti.
E' così che termina la prima parte del rito. L'assemblea si prepara, quindi, a ritornare al villaggio. E' nel cortile del capo che si svolgerà la parte centrale della cerimonia: offerta del nuovo igname agli antenati, libagioni e sacrifici in loro onore, rafforzamento annuale del bia e dei semina nel sangue dei sacrifici.
Il seggio viene avvolto nuovamente nel suo manto e i semina nelle loro reti, e si prende la via del ritorno.



1 ) La loro stretta relazione con il seggio degli antenati lascia intendere che questi oggetti appartenevano all'antenato fondatore.
2 ) Per esempio a Broukro e ad Assindi.
3 ) Womin: antenato; kpata: tavola; dunque: mensa degli antenati, luogo dove sono deposti i sacrifici per gli antenati. Kpata, nel suo significato originale significa il luogo dove le donne depositano le loro pentole, le loro stoviglie, sopra il focolare.
Può essere considerato come una specie di granaio o di smaltitoio. Spesso le donne l'utilizzano per mettere a seccare il mais. Nel caso specifico di Arras “questo luogo degli spiriti dei morti e una specie di tavola fatta di tondelli e listelli di legno posati sopra quattro pioli. Serve per posare piccoli utensili e la bottiglia di gin per le libagioni. E' senza dubbio il più vecchio edificio cultuale che si possa trovare nel sud-est della Costa d'Avorio. Presso i Morofwè, come presso gli Anyi, è protetto da un tetto con unica inclinazione”. C.H. PERROT, e K. AKA, La féte de l'igname a Arras, cit.113.
4 ) Ci si può chiedere se gli antenati escano dalla sorgente o se la attraversino solamente, essendo la boscaglia la loro dimora. Ad Arras gli antenati escono dalla boscaglia sacra. Qui a Guiendé gli informatori si limitano a dire: “ si attendono gli antenati che salgono dalla sorgente”.
I pesci sacri della sorgente non potrebbero essere une specie di reincarnazione degli antenati? Non se ne sa nulla, ma l'ipotesi non è priva di fondamento. I Mono della Liberia “conoscono dei pesci sacri, vere immagini reincarnate degli antenati che i discendenti devono provvedere a nutrire.”
Secondo le informazioni avute da Schwab e Harley, gli uomini mono di Zuluyi avrebbero detto di questi siluri sacri: alcuni hanno in essi vecchie persone… questi pesci sacri possono essere la dimora di vecchie persone, gli spiriti di gente morta da parecchio tempo.
Cf. G. SCHWAB e G.M. HARLEY, Tribes of the Liberian Hinterland , Cambridge, Mass. (Usa) 1947, 338. Citato in B. HOLAS, Le culte de Zié, cit.
Allo stesso modo D.PAULME parlando dei Kissi dell'Alta Guinea nota come questo popolo paragoni gli antenati defunti ad “enormi siluri, la cui lunghezza può raggiungere 80 centimetri. D.PAULME, Les Gens du riz, Paris 1974, 91.
5) Questo gesto deve essere collocato nel contesto dell'acqua della sorgente, dell'acqua vivificante e generatrice che dona la vita. La nozione dell'acqua, come fa notare Holas, si riduce molto spesso a espressioni più condensate…così la saliva, in altre parole l'umidità della bocca, svolge un ruolo a volte rituale e simbolico di una estrema frequenza.
La saliva, mescolata a vari prodotti, masticati precedentemente dall'officiante, è correntemente utilizzata come mezzo veicolare della sostanza vitale nei sacrifici.
Questo gesto è molto frequente, per esempio, a proposito delle maschere komo, in Guinea forestale. Sputare in faccia alle maschere e su altri oggetti sacri, rappresenta una specie di comunione tra l'entità tutelare e il suo rappresentante rituale, e tramite lui, con l'intero gruppo. Cf. B.HOLAS, Les masques komo: leur role dans la vie religeuse et politique, Paris 1952,42. Vedere anche D.ZAHAN, Religion, spiritualité et pensée africaines, cf. 58.
6 ) Questa formula dialogica fa parte della struttura di ogni discorso, preghiera, racconto, di ogni parola pronunciata. La parola segue sempre un ritmo binario, a doppia sequenza. La prima sequenza è semanticamente ricca, ha un contenuto importante, mentre la seconda è più povera. L'enunciazione del discorso è contenuta tutta nella prima sequenza. La seconda è un contrappunto che ha la funzione di meglio evidenziare il contenuto della prima parte, e di permettere a colui che parla di fare delle pause nella sua esposizione. Questa seconda sequenza si riduce quasi sempre a particelle che corrispondono grosso modo alle nostre esclamazioni. Riassumono, in maniera energica e concisa, le reazioni dei presenti.
Questa struttura è ben visibile, per esempio, quando si dà la notizia, o nei tornei di racconti. Colui che parla non si rivolge mai a tutti i presenti, ma ad una persona che funge da interlocutore. Succede la stessa cosa con il linguaggio dei tamburi.
7 ) Allusione ai processi che si svolgevano, una volta, davanti ai governatori bianchi. Si chiede di allontanare dal villaggio ogni sorta di disputa e di litigio.