L'acquisto dell'acqua

Una parte dell'acqua lustrale preparata servirà per le libagioni, il resto sarà “acquistato” dai presenti. Infatti, coloro che non si recano sino alla sorgente per cercare l'acqua possono acquistarla nel cortile del capo villaggio, terminata la cerimonia. Nel cortile è appositamente allestita una camera per la distribuzione di quest'acqua.
Sono parecchie le persone che vanno a cercare l'acqua. Gran parte ha in mano un pollo. Si spiega: “Non si intende pagare l'acqua, è un regalo che fai per l'acqua ricevuta. Si può offrire un pollo o due o trecento franchi, secondo la quantità d'acqua desiderata”.
La fama di quest'acqua è conosciuta oltre il villaggio di Guiendé. La gente viene un po' da tutte le parti per procurarsela.

Le virtù dell'acqua

Questo “acquisto” d'acqua non sembrerebbe unicamente legato alla pigrizia di recarsi alla sorgente, dove ognuno può attingere tutta l'acqua che vuole senza pagare nulla.
L'acqua portata dalla sorgente ha una potenza, una virtù terapeutica maggiore dell'acqua che si può attingere da sé stessi. A quest'acqua è stato aggiunto un “medicinale” fatto con erbe, foglie, cortecce d'albero, caolino, ecc. Il tutto per accrescerne l'efficacia. La stessa acqua o l'acqua che era più vicina è stata utilizzata per purificare il sovrano. Poi è stata a contatto con il seggio degli antenati e con i feticci. Sarà ancora la stessa acqua che servirà per le libagioni e per onorare gli antenati.
Tutte queste ragioni possono spiegare sufficientemente la premura di procurarsi questa “acqua benedetta”: si dà volentieri qualche cosa in cambio di un soprappiù di efficacia.

La danza degli antenati

Mentre si svolgono le cerimonie alla sorgente, in uno spazio vuoto ai limiti del boschetto, alcuni anziani del seguito del capo, a piedi nudi, eseguono alcune danze. Queste danze non hanno nulla in comune con quelle viste nel cortile del sovrano. Là erano persone venute per rendere omaggio al capo villaggio. In suo onore eseguivano danze in gruppo, danze collettive e abituali; cioè, danze che non sono riservate né ai sovrani, né adatte alla festa dell'igname. Queste danze possono essere eseguite da chiunque e in qualunque occasione.

Una pagina di storia

Le danze alla sorgente sono diverse. Prima di tutto sono danze individuali, ma senza maschera(1). Questa danza che esegue da solo, non è ordinaria. Per il suo carattere palese, questa danza sfugge all'anonimato intrinseco delle danze collettive e tradizionali, e s'impone al pubblico. E'questo d'altronde lo scopo dei danzatori: “dire” qualche cosa al pubblico presente. La loro danza è una lingua che gli anziani e gli iniziati capiscono molto bene. Queste danze scandite da due atumgbanan, sono un richiamo dei fatti e dei gesti della storia del popolo, dei ricordi gloriosi legati a qualche antenato del gruppo.

Riattualizzare le gesta degli antenati

Il passato è un modello che ognuno deve cercare di imitare. E' nei grandi avvenimenti del passato, nelle azioni eclatanti di altri tempi che la generazione presente cerca ispirazioni e modelli. Come ci fa notare C. H. Pérrot: i racconti di una volta contengono insegnamenti che rischiarano i cammini difficili del presente.(2)
Rivivendo le gesta e le imprese dei loro antenati che si sono spesi per il bene e la prosperità dell'intero gruppo, i presenti sono invitati a fare altrettanto. Sono gli antenati che hanno, in qualche modo, inventato il modello sociale che la generazione presente deve cercare di imitare.
Questo passato glorioso, vissuto dagli antenati, è evocato, mimato, reso presente e attualizzato mediante la danza e i motti tambureggiati dai tamburi parlanti.
Queste danze sono un mezzo per comunicare con gli antenati, per renderli presenti. Anche loro partecipano, in modo diverso, a questa festa di tutta la comunità.

Il ritorno al villaggio

Per arrivare dal villaggio alla sorgente si è impiegato poco più di un quarto d'ora. Il ritorno al villaggio invece è molto più lento, imponente e maestoso (3).
Il tempo non conta più. Questo ritmo lento potrebbe significare e simboleggiare la lentezza del nuovo anno che inizia.
Si approfitta infatti di ciò per esaltare la grandezza, la potenza e il valore del sovrano. Poiché il capo villaggio è un microcosmo, riassume e rappresenta tutto il gruppo di cui è responsabile. Si celebra dunque, contemporaneamente, la vitalità e la prosperità di tutta la comunità in un clima eccezionale ed esaltante di gioia e di festa.
In questo giorno, il sovrano incarna veramente il suo popolo unito nell'ordine morale, in pace con sé stesso, in armonia con gli antenati che li hanno condotti nel paese e hanno loro donato la vita (4).

Solennizzare l'evento

Sono presenti parecchi elementi per creare un ambiente solenne. E' già stata notata la presenza di stranieri nel villaggio, oriundi di Guiendé ritornati in occasione della festa. Si può notare ancora il grande corteo delle donne del villaggio, vestite tutte con lo stesso abito che, con i due gruppi delle danzatrici, vanno incontro al loro sovrano accompagnate dalla fanfara di un villaggio vicino. Tra la folla si può notare un personaggio bizzarro, in tenuta ancora più stravagante. Vestito con un cencio di sacco, ricoperto di piccole campanelle metalliche di diversa grandezza, in cima alle quali è legato un medaglione. Appeso al suo fianco destro, quel che rimane di una grande sciabola (5).

La controfigura del sovrano

Si potrebbe pensare che sia un folle, come ce ne sono nei villaggi. Ma si è vestito cosi per la festa.
Qual è il suo posto e la sua funzione in mezzo a tutti? Non è possibile dirlo con certezza. Alcune supposizioni.
Non potrebbe essere un abuluwaa che catalizza sulla sua persona tutte le influenze malefiche? O meglio ancora un “re burlone” in opposizione al vero sovrano, uno che simboleggia l'ordine stabilito e l'altro il disordine? Non rappresenta forse quel che rimane di una contestazione travestita in forme rituali e periodiche che permettono al potere di darsi periodicamente un nuovo vigore? (6).
Questo rappresentante del falso potere, dunque artefice del disordine, avrebbe la funzione di far apprezzare nel modo giusto l'ordine stabilito, di cui il vero garante è il sovrano? In questo contesto la sua presenza valorizzerebbe la persona del capo, quello vero, che non è un re burlone.



1 ) Si aggiunge ciò poiché sovente la danza individuale è mascherata. Una volta, la sera della festa dell'igname, nel villaggio di Koun Abronso, c'era una maschera, chiamata sacraburu, che passeggiava per le strade del villaggio, per divertire gli abitanti. Questa maschera esiste ancora, anche se non viene più utilizzata. Appartiene al capo Ngoranzan (nel villaggio di Koun Abrosno ci sono due grandi famiglie: la famiglia abron, chiamata Ngoranzan, e la famiglia Samo del gruppo Anyi-Bona). Nel villaggio di Kongodia c'è una maschera che gli abitanti chiamano “il grande feticcio dei vecchi”. Questa maschera è conservata in una piccola capanna all'entrata del villaggio e rappresenta l'emblema di una società “quasi segreta”. Viene utilizzato questo termine perché la società è conosciuta da quasi tutti gli abitanti del villaggio, ma è rigorosamente riservata ai “vecchi”. C'è un rituale d'accesso di cui diamo le linee principali. Il nuovo adepto deve offrire un pollo e un montone al feticcio. E' quindi condotto nella capanna del feticcio e il suo corpo viene spalmato con uno speciale medicamento. Contemporaneamente gli vengono spiegati i segreti del feticcio. A questa maschera è legata una danza chiamata mgban, “una danza per rendere più grande il villaggio” Scopo primario della danza è quello di far morire i bayefwé, cioè gli stregoni che mangiano l'anima della gente. Fa il suo debutto di notte in boscaglia, nella capanna del feticcio, per arrivare in seguito nelle piste del villaggio. Sono gli adepti del feticcio che eseguono questa danza. Nessuno può vedere i danzatori. D'altronde, sia la maschera, sia la danza, sia il suono dei loro tamburi, incute un sacro terrore.
2 ) C.H.PERROT, L'histoire dans le royaume agni, cit. 1661.
3 ) Tra i villaggi dove si è potuto osservare questo corteo regale andata e ritorno, è solo qui a Guiendé che il ritorno fu così lento. Dappertutto il corteo ha un'andatura imponente e maestosa; ma sia a Broukro sia a Assindi, il tempo impiegato per tornare al villaggio fu, pressappoco, lo stesso di quello di andata. J.P.Eschiliman faceva notare che a Ndakro il sovrano fa tutto il giro del villaggio per il ritorno mentre per l'andata prende il sentiero più breve.
4 ) B.DAVIDSON, Les Africaines, introduction à l'histoire d'une culture , Paris 1971, 182.
5 ) Questo abbigliamento assomiglia stranamente all'abito del folle Poulo-Kangado, di cui parla Birago Diop, nel racconto: Le fou du Marabout. Cf. B.DIOP, Contes et Lavanes, Paris 1973, 118.
6 ) G.BALANDIER, Anthropologie politique, cit. 137.