Il sovrano fra terra e cielo

Durante il tragitto di ritorno, ogni tanto, il monga al segnale di un conduttore si ferma. Insieme, gli otto portatori che la sostengono sollevano in alto l'amaca e il sovrano suscitando grida di acclamazione.

Danza in onore del Dio del cielo

In seguito, il sovrano esegue una danza. Con un ampio gesto, tende le mani verso i quattro punti cardinali per sottolineare il suo legame con il cosmo e che, conseguentemente, tutto gli appartiene, uomini e cose. Fa in seguito il gesto simbolico di raccogliere tutto portando le mani al petto. La danza termina con un gesto molto eloquente: il sovrano tende la mano verso il cielo puntando l'indice. Se tutto gli appartiene Dio fa eccezione. La sua potenza e la sua grandezza gli derivano da Nyamian che è il più grande di tutto e di tutti, anche di qualunque sovrano, per quanto potente. Con questo gesto il sovrano riconosce che se lui è potente, sopra di lui esiste qualcuno di più potente: Nyamian, da cui proviene il suo potere.

Un sovrano "al di sopra" del suo popolo

Questa danza in un “mondo superiore”, cioè, al di sopra delle teste degli umani, è ancora un segno della sua grandezza. Se è al di sopra degli esseri umani non è solo perché il suo corpo possiede una potenza magica e sacra. E' anche perché, come è già stato sovente notato, il sovrano è un microcosmo. Rappresenta il punto di incontro tra le regioni cosmiche, tra il cielo e la terra. E' l'agente catalizzatore che mette in contatto i due mondi: cielo e terra.
Alcuni informatori fanno notare che, in passato, se qualcuno osava fare questa danza in pubblico, per sé stesso, era punito con la pena capitale.

Danze riservate al sovrano

Tra i Bona questa danza è riservata al Famian, al capo del clan. Un semplice capo villaggio, normalmente, non ha il diritto di eseguirla (1). Può tuttavia essere eseguita da un inferiore davanti al Famian e in suo onore, ma con una importante variante, come si è potuto vedere a Koun Banoua.
Era uno dei notabili del sovrano che l'eseguiva. Il danzatore non porta più le mani al petto, ma con un gesto eloquente, raccoglie uomini e cose nelle sue mani, partendo, a quattro riprese, dal centro del cortile verso i quattro punti cardinali. Alla fine, si inginocchia davanti al Famian e, con il dorso della mano destra nel palmo della mano sinistra, depone tutto ai suoi piedi.

A servizio del suo popolo

Nel villaggio, la folla attende che arrivi il suo sovrano. Si fa attendere a lungo. Si intravede da lontano, come trasportato dalla folla, talmente la marea umana è imponente. Dalla piazza del villaggio al cortile del capo, ci sono solo un centinaio di metri. Ma ci vorrà una buona mezz'ora prima che arrivi nel cortile.
Nel grande cortile esterno, davanti al fa, il portico dove si trova il trono del capo, si nota un gruppo di donne con dei bambini. Tutti i bambini hanno considerevoli ernie ombelicali.
La lettiga regale entra infine nel cortile e si dirige verso il trono. Lentamente e con molta precauzione, i portatori depositano l'amaca a terra. Prima che i piedi del capo tocchino il suolo, ecco che il gruppo di donne si precipita ai suoi piedi.
Il sovrano è il simbolo della salute, della prosperità, della vita del suo popolo. Dopo la rigenerazione annuale, purificato da tutte le contaminazioni, ha acquisito, potremmo dire, forze nuove, che può, sin da ora, impiegare in favore dei suoi sudditi.
Infatti le donne posano il ventre del loro bambino sotto il piede destro del sovrano il quale, prima che questo tocchi il suolo, pone il suo piede destro sull'ernia ombelicale di ogni bambino, tre volte per i maschi, quattro per le femmine.
Come il re di Francia che guariva la scrofola (2), così si pensa che dal corpo purificato del sovrano si sprigioni una forza terapeutica talmente potente e benefica che, nell'anno che seguirà, l'ernia ombelicale “potrà guarire”. Comunque il bambino non avrà mai male al ventre per il resto della vita.



1 ) Questo era soprattutto valido al tempo degli antenati. Oggi le istituzioni tradizionali, cosi come quelle abituali, perdono sempre più il loro valore costrittivo.
2) Cf. M.BLOCH, Les Roi thaumaturges, Strasbourg et Paris, 1924. Cité en M.MAUS, Manuel d'Ethnographie, Paris 1967.