I sacra nella corte del sovrano

Si sistemano i due parasole al centro del cortile: uno per proteggere il seggio degli antenati, l'altro per i feticci.
A fianco del seggio nero, deposto su una piccola panca di legno, un ayuwa kokoré, un bacile in terracotta (1), piena d'afufu bianco. Al fianco destro, lo stesso afufu, ma giallo (2).
Davanti al seggio nero i due feticci con il ferro di cavallo e la punta della lancia. Ognuno è all'interno di un cerchio di caolino. La serie dei sacra è completata da due cerchi disegnati in terra, con del caolino, in uno dei quali è deposta una testa d'igname (3).
Ecco, nell'ordine, come i sacra sono disposti nel cortile, partendo dall'esterno dello stesso verso l'interno:

un primo cerchio di caolino vuoto all'interno
un secondo cerchio con un pezzo d'igname
il semina con il ferro di cavallo
il semina con la punta della lancia
dirimpetto ad ogni semina i due vassoi nei quali erano posati, con le reti che li avvolgevano
in fondo il bia, il seggio nero, con la sciabola e la coda d'elefante

Mentre si fanno gli ultimi preparativi, il sovrano è seduto sul suo trono. Uno dei boia si avvicina ai feticci ed esamina accuratamente il contenuto dei due vassoi contenenti i feticci. Si nota che, all'interno, si trovano dei resti di sacrifici. Questi resti vengono “interrogati”, sono oggetto di una lettura, per trarne presagi per il nuovo anno che inizia. Alla fine il boia ripete lo stesso gesto che aveva fatto alla sorgente: dopo aver masticato delle erbe, le sputa sui feticci.
E' il fulcro di tutte le cerimonie. Come ci fa capire il kenian kpili, che è al punto culminante con tutta la sua orchestra, è il momento dell' “adorazione”:

Ringraziamento a Nyamian e a asié per il nuovo raccolto
Rafforzamento ciclico del seggio e dei feticci
Convito sacrificale con gli antenati.

Ogni parte può essere divisa in due momenti. Offerta di: bevande, cibo, sacrifici.

I riti sui nuovi frutti

Un'anziana donna si avvicina al primo cerchio di caolino, quello che non ha nulla all'interno. Prende una zucca, attinge dell'acqua da uno dei bacili portati dalla sorgente e ne versa un po' all'interno del cerchio. Mescola in seguito l'acqua con la terra impastando con la mano destra la terra bagnata per ottenere una fanghiglia. In seguito, il sovrano stesso si avvicina al secondo cerchio dove si trova il nuovo tubero. Versa dell'acqua lustrale tutt'intorno e all'interno del nuovo frutto che è stato precedentemente tagliato in due pezzi.

Un ponte fra cielo e terra

Qual è il significato di questo gesto? Secondo alcuni, i due cerchi rappresenterebbero il cielo e la terra. Il fatto di versare dell'acqua all'interno del cerchio vuoto, simboleggerebbe la pioggia fecondatrice che, dal cielo, cade (4) sulla terra permettendo così la crescita dei frutti della terra, in generale, e dell'igname in particolare.
La pioggia è anche mezzo di collegamento tra cielo e terra. Il gesto di versare l'acqua avrebbe lo scopo di avvicinare i due domini terrestre e celeste: con questa azione simbolica, le due sfere si trovano ora in contatto. Il sovrano rende grazie a Nyamian ed a asiè perché anche quest'anno si sono uniti per dare il cibo agli uomini.

Offerta e ringraziamento

Mentre uno dei boia depone un uovo sotto il primo feticcio, quello che ha il ferro di cavallo, il capo prende dell'afufu bianco, e l'offre ai nuovi tuberi. Poi, tenendosi al di sopra di essi, offre il pollo a Nyamian, con questa preghiera:
O Dio, il nuovo anno è arrivato, oggi ti offro il pollo per tutti gli abitanti di Guiendé e per tutti gli stranieri venuti qui. Non colpirci con disgrazie, ma donaci abbondanti raccolti. Ecco nella mia mano un pollo: te lo offro.
Il sacrificatore prende allora il pollo, lo sgozza, facendo colare il sangue sui tuberi, in seguito lo getta in un angolo. Il pollo, dissanguato, saltella qua e là, in seguito, dopo lo spasmo dell'agonia, cade immobile (5).
Il modo di cadere può essere fasto o nefasto. Se il pollo cade su un fianco, o sul petto, il sacrificio non è gradito, mentre se cade sul dorso, allora l'offerta è accettata, poiché guardando il cielo, si dice, mette in contatto il cielo con la terra (6).

L'offerta ai semina

Il capo si avvicina ai semina accompagnato dal suo kala. Su ogni feticcio versa dell'acqua recitando pressappoco la stessa preghiera fatta sul tubero. Poiché anche il mondo degli spiriti partecipa alla festa, viene offerta alle divinità tutelari della grande famiglia regale, e di conseguenza, di tutto il villaggio, la loro parte di bevande e di cibo.
Infatti, dopo l'acqua, viene offerto loro l'igname. Prende con entrambe le mani l'afufu bianco, lo schiaccia nei suoi palmi e lo depone sui feticci recitando una preghiera. Procede allo steso modo con l'afufu rosso.
Tenendosi al di sopra dei due feticci, il capo, con un pollo bianco in mano, recita questa preghiera:
Vi offro un pollo bianco. Quest'anno i doni sono miseri, ma vi prometto che se il nuovo anno porterà fortuna, vi offrirò dei sacrifici migliori. Donateci una lunga vita e molti bambini. Che tutti i nostri bambini possano raggiungere una vecchiaia felice. Se la sfortuna vuole venire nel villaggio, toglietele la strada da sotto i piedi, affinché si perda nella boscaglia. Donateci buone piantagioni, e fate che i nostri bambini non siano scacciati dalla scuola. Proteggete tutti i nostri bambini che lavorano in boscaglia per guadagnare denaro. Donate molti bambini alle nostre donne, soprattutto a quelle che ancora non ne hanno. Donateci molti gemelli e sempre vivi. Donateci felicità e prosperità per aiutare la Costa d'Avorio.
Il balafo offre allora i polli ai feticci. Da notare che il sovrano non è mai il sacrificatore. Offre la vittima tenendola nelle sue mani e recitando una preghiera, ma non è mai l'esecutore materiale del sacrificio.

La potenza delle divinità

Questa volta il sacrificio non si è svolto come d'abitudine. Non è stato sgozzato ma “folgorato” dal feticcio. Il sacrificatore prende il pollo con entrambe le mani e lo depone su uno dei semina. Il petto del pollo è posato sulla cima del feticcio, in contatto con il ferro di cavallo: la testa in avanti e le zampe lungo il feticcio. Il sacrificatore si accovaccia a terra tenendo le mani sotto le ali della vittima e attende… Attende che la forza magica contenuta nei feticci uccida la vittima.
Tutti gli occhi della folla sono fissi sul “miracolo” che sta accadendo. Infatti, dopo qualche istante, la testa del pollo s'accascia lentamente ma definitivamente. Il balafo solleva la testa della vittima che ricade da sola. Il pollo è veramente morto.
Ancora una volta, il feticcio ha mostrato la sua potenza e ciò che è capace di compiere. Se ha la forza di fulminare un gallo, può anche fulminare le ragazze che non sono vergini e osassero toccarlo.
Il balafo, raggiante, solleva il gallo con la mano e lo mostra alla folla. Tutti possono verificare. Il prodigio annuale, ancora una volta, si è compiuto. Apre in seguito il becco dell'animale, gli strappa la lingua e la depone sulla cima del feticcio sul quale fa colare il sangue che zampilla dalla bocca aperta della vittima.
Lo stesso rito è compiuto sul secondo feticcio. Gli si offre un pollo nero che è un po' più duro a morire. Ma alla fine, anch'esso deve rassegnarsi a cadere sotto… le mani abili del balafo che, dolcemente, soffoca la vittima.

Rivitalizzare le divinità

La rigenerazione annuale, il potenziamento ciclico è compiuto. Si è visto che le entità numinose protettrici del villaggio partecipano pienamente alla vita dello stesso. Il fatto di aver operato per un anno, di essere state esposte per un intero anno al male degli uomini, di essere anche state contaminate, ha diminuito la vitalità dei loro sostegni, le ha come impoverite.
Hanno dunque bisogno di essere ricaricate per poter essere pienamente, durante tutto il nuovo anno, a servizio del capo villaggio, della sua grande famiglia, del villaggio intero. Ora tutti sono convinti e rassicurati; possono invocare e pregare i feticci protettori del villaggio che sono pronti a venire in aiuto a tutti coloro che li pregano.

La comunione con gli antenati

Dopo la cerimonia con il nuovo igname e i semina è la volta del seggio ancestrale.
I riti sono sempre divisi in tre momenti: offerta di bevande, di cibo, di vittime.
Prima di tutto, il capo versa dell'acqua lustrale intorno al seggio degli antenati. In seguito, si avvicina e ne versa una ciotola colma sino all'orlo sul seggio stesso. Sono libagioni in onore dei suoi predecessori.

Invocando i predecessori

Kwassi Fiéni, secondo la tradizione, è il 17° capo di Guiendé. Ogni volta che versa dell'acqua sul seggio, invoca il nome di uno dei suoi predecessori (7). Come si è potuto notare, il sovrano non invoca tutti i nomi dei suoi avi. Dopo il nome dell'antenato fondatore, si limita ad evocare i più illustri e i più recenti. Un giorno, divenuto anche lui antenato, riceverà la sua parte di bevande e di cibo dai suoi successori.
Dopo la bevanda, l'offerta del cibo e dei due afufu. Prima quello giallo, poi quello bianco. Prende l'afufu con entrambe le mani, lo schiaccia due volte tra i palmi per sminuzzarlo, in seguito, sul seggio (8) .

In comunione con gli antenati

Perché due specie d'afufu. Semplicemente perché, tra gli antenati, come d'altronde tra le divinità tutelari, alcuni preferiscono il giallo altri il bianco. Si offrono entrambi perché ognuno possa scegliere secondo le sue preferenze. Gli antenati si nutrono come le persone (9) e devono poter scegliere le loro vivande come gli uomini scelgono i loro diversi intingoli (10).
Si passa in seguito ai sacrifici. Si inizia con un pollo, in seguito con un capretto (11). Il capo lo tiene in mano e lo offre agli antenati recitando questa preghiera (12) :
Il nuovo anno è arrivato. Il re degli Abron ci ha permesso di mangiare l'igname. Proteggilo da ogni male e donagli abbondanza e benessere. Ti offriamo il capretto promesso. Benedici il ventre delle nostre donne perché abbiano molti figli, e le braccia dei nostri uomini perché con il loro lavoro raccolgano prodotti abbondanti dalla terra. Allontana dal villaggio morte e malattie perché possa crescere nella pace e nella prosperità. Ai poveri dona molti beni, alle nubili un marito, alle sterili dei bambini, ai cattivi e a tutti coloro che non amano il loro prossimo, la punizione e la morte. Tieni in alto le mie braccia, affinché attraverso me scenda il bene sulla terra e la pioggia che fa crescere l'igname. Ispira buone azioni alla gente del villaggio, fa che non siano cattivi. Donaci molti ignami, caffè, cacao e denaro(13).

Il sangue che rigenera

Terminata la preghiera, il balafo sgozza il capretto sopra il seggio e raccoglie il sangue in una bacinella. Prende parte di questo sangue e con la mano destra lava il seggio spalmandolo di sangue. Lo stesso cerimoniale viene eseguito per la coda d'elefante, la sciabola, posta sopra il seggio, i kenian kpili, i due atumgbanan (14).
Ci troviamo qui al culmine di tutto il rituale. E' il momento più sacro di comunione tra tutti i membri della comunità, il momento in cui non c'è più rottura tra presente e passato. Gli avi del re sono là e partecipano alla festa con la sua stessa dignità. Come fa notare C. H. Perrot:
L'invocazione, accompagnata dalle libagioni dei più illustri predecessori del re ai quali sono offerti l'igname schiacciato e il sangue delle vittime, ha l'effetto di renderli presenti, di concentrare la loro potenza e dirigerla a beneficio del re e, suo tramite, del popolo. Tutta la società, in questi momenti in cui i confini del presente retrocedono fino a scomparire, cacciati da una profonda corrente, è irrorata dalle forze benefiche che il re riceve per primo (15).

Energie nuove per il villaggio

Nello stesso momento, tutti i legami che uniscono i diversi membri della comunità, vivi e defunti, visibili e invisibili, sono rinnovati e rinforzati come se il tempo trascorso dopo la festa precedente li avesse allentati e indeboliti (16).
Durante la festa, tutti ricevono un sovrappiù di vitalità e di energia per resistere a questa specie di usura, dovuta al vivere quotidiano, e poter così affrontare il nuovo anno. E poiché il re è il principale responsabile, il garante dell'ordine e della vita, è lui il primo che trae beneficio da queste nuove energie che gli vengono dalla comunione sacrificale ai suoi antenati e alle divinità della grande famiglia.

I gemelli: un'esplosione di vita

Il rituale termina con l'offerta di un pollo al seggio degli antenati da parte delle donne che hanno partorito dei gemelli. Perché, secondo la tradizione, i gemelli sono i figli del capo villaggio. Una volta si occupava personalmente dei gemelli e sposava le gemelle. Ancora oggi può dare in sposa le gemelle a persone di sua scelta.
Con un solo colpo di dadiè-baa (17), il balafo taglia il collo dei polli che le donne mano a mano gli porgono: ogni pollo è sgozzato sul seggio degli antenati, e gettato in un paniere vicino.
Terminati i sacrifici, il seggio viene completamente immerso nel sangue. Sembrerebbe che nei tempi antichi questo seggio fosse di dimensioni ben più piccole di quelle odierne: ha assunto le misure attuali grazie al sangue delle vittime che si è accumulato di anno in anno.
Il seggio rimarrà nel cortile per qualche ora. Dopo che il sangue si sarà coagulato verrà avvolto in un drappo e deposto nel bia-sua, sino alla prossima festa.



1 ) Questo piatto, una volta, era soprattutto utilizzato per sciacquarsi le dita prima e dopo il pasto. Attualmente è stato sostituito da catini metallici. Il vecchio ayuwa kokoré è riservato ad usi cultuali.
2 ) Si ottiene questo colore giallo-rosso, aggiungendo olio di palma all'igname bollito e pestato. E' questo cibo che viene chiamato afufu.
3 ) Si chiama testa d'igname la parte superiore del tubero.
4 ) Per parlare della pioggia, gli Abron e i Bona hanno due espressioni. La prima: nzue sè ba, nzue sè to : l'acqua sta arrivando, l'acqua sta cadendo. La seconda, molto più diffusa: Nyamian sè ba, Nyamian sè to: Dio firmamento sta arrivando, cadendo.
5 ) Il fatto di cadere sul dorso è la posizione fasta normale, stabilita sin dai tempi degli antenati. Tuttavia bisogna notare che, per esempio il komian, il sacerdote guaritore indovino, può determinare in anticipo come il pollo deve cadere, e come deve morire perché il sacrificio sia gradito. A volte gli ultimo movimenti sono accuratamente interpretati.
6 ) Non bisogna credere che i presenti si disperino se il pollo, o i polli, non cadono nel modo giusto. Le persone si limitano ad acclamare se la posizione è giusta.
A volte capita anche che si vada a toccare con entrambe le mani, portandole in seguito alla fronte in segno di comunione con la vittima.
Ma, bisogna riconoscere che la maggior parte delle vittime cade coricandosi su un fianco. La percentuale dei polli che cade in posizione fasta è molto limitata, come si è potuto rendersi conto assistendo a parecchie specie di sacrifici.
7) Questa comunione con gli antenati sembra sia il culmine di tutte le cerimonie. Tutto il rituale tende verso questo atto centrale. I vivi, in questo preciso momento, si sentono profondamente uniti e collegati con i loro padri che li hanno preceduti. La vigilia della festa dell'igname a Koun Banoua, sede della chefferie degli Assuadié, si ebbe l'occasione di accompagnare presso il sovrano, una personalità molto influente del settore.
Non potendo, questa persona, recarsi alla festa l'indomani, volle andare a vedere il suo sovrano per spiegargli la ragione della sua assenza.
Come segno di partecipazione alla festa, offrì 1000 franchi e una bottiglia di gin. Il sovrano prese la bottiglia e, davanti a noi due, versò a terra parecchi bicchieri colmi di bevanda. Ogni volta invocava uno dei suoi predecessori, cominciando dal primo, Akalasi, l'antenato fondatore che diede il nome al seggio.
L'ispettore, tutte le volte che il famian versava a terra la bevanda, metteva le dita di entrambe le mani nel gin versato, per portarle in seguito alla fronte. Era il modo per entrare in comunione con gli antenati regali della chefferie alla quale apparteneva.
8 ) In altri posti l'afufu non viene sminuzzato, ma deposto sul seggio a manciate.
9 ) Tra il mondo dei vivi e quello degli antenati c'è continuità, ma anche differenza. Gli antenati si nutrono con lo stesso cibo dei vivi, ma preparato in modo diverso.
10 ) In tutti i tipi di rituale di questo genere, si è sempre costatata la presenza dei due afufu. 11) Ci sono luoghi in cui si offre, al seggio, un bue invece del capretto. Per esempio a Herebo, nel cortile regale degli Abron, si offrono agli antenati, non uno, ma parecchi buoi.
Nel 1972 se ne offrirono quattro. Allo stesso modo ad Arras, oltre a dei montoni e dei capretti, si sgozzò un bue sui diversi seggi. M qui a Guiendé, secondo i racconti storici, sarebbe il capretto, il caprone la vera offerta agli antenati., il caprone è offerto dal re degli Abron.
12 ) Nel villaggio di Koun Fao , in questo stesso istante, i presenti concretizzano la loro partecipazione e la loro unione con l'officiante tendendo la mano destra verso il seggio degli antenati durante tutto il tempo della preghiera.
13 ) Essendo rivolta agli antenati, questa preghiera è al singolare, poiché gli antenati sono rappresentati dal seggio che è il loro supporto materiale e visibile. Il capo si rivolge ai suoi avi attraverso il loro supporto materiale. Questa preghiera, come quelle che precedono, sono state registrate durante le cerimonie e tradotte da Joseph Yao Kossonou di Pambariba. Le preghiere sono registrate in koulango.
14 ) Nella maggior parte dei villaggi, questa parte del rituale è pubblica. M ci sono luoghi dove i sacrifici al seggio degli antenati hanno luogo all' interno della bia sua, la stanza dove sono custoditi la o le sedie e l'adia familiare.
Per esempio alla chefferie di Broukro. In questo villaggio non è stato possibile vedere il seggio, né assistere ai sacrifici che si svolgevano all'interno della stanza. E' la stessa cosa presso gli Abaladè di Ndakro. Il seggio è deposto in un angolo del cortile dove si svolge la festa, “ma ben al riparo degli sguardi indiscreti della folla.
L'accesso a questo luogo è custodito dai ngwangwahene”. Cf. J. P. ESCHLIMAN, cit.211.
15 ) C.H.PERROT, L'histoire dans les royaumes agni de l'Est de la Còte d'Ivoire, cit. 1661-62.
16 ) ib.
17 ) dadiè: coltello; baa: piccolo. E' una specie di corto macete, particolarmente affilato, che serve per usi cultuali.
Il termine dadiè, indica, abitualmente, il macete che si usa nelle piantagioni per disboscare o in ogni altro lavoro campestre.