La controversia sulla festa


Un po' di storia recente

La controversia ha inizio il primo ottobre 1969, dopo la festa dell'igname del 10 settembre a Guiendé. A.Prao, originario di questo stesso villagio, fa pubblicare, su Fraternité Matin, un lungo articolo su questa festa.

L'articolo incriminato

Raphael Atta Koffi, che da lungo tempo si occupa degli avvenimenti storici riguardanti il gruppo akan, invia a A.Prao, e contemporaneamente a Fraternité Matin, uno studio riguardante la città di Guiendé e l'origine della festa dell'igname. Tutto ciò con lo scopo di contribuire a “raccontare la vera storia di Guiendé e della festa dell'igname di questa città”.
L'articolo inviato sarebbe dovuto apparire su Fraternité Matin. Ma non fu così. Prese al contrario, la via di Guiendé.

La convocazione degli imputati

Infatti una persona originaria del luogo, contabile al giornale, fa una fotocopia dell'articolo e l'invia al capo villaggio di Guiendé, perché, si diceva, nell'articolo si insultava l'antenato del capo trattandolo da schiavo. Il capo di Guiendé convoca i suoi notabili per discutere il problema. Nello stesso tempo, vengono convocati il padre e la madre di Atta Koffi, cioè Tano Koffi e Adja Mienzan, originari di Broukro, e il capo di questo villaggio.

Accuse e condanna

Il capo di Guiendé chiede a Tano Koffi la ragione per la quale ha permesso a suo figlio di svelare questo disonorevole segreto che disonorava i suoi antenati. Nessuno aveva ben compreso il testo, e Atta Koffi non ha potuto essere difeso da nessuno: né dal suo villaggio d'origine, Broukro, né da suo padre, che non sapendo leggere, non poteva consultare i documenti. Il colpevole non poteva difendersi perché non era presente. Tutto si è svolto a sua insaputa. Ciò nonostante è stato condannato a pagare un bue. Tutto ciò avvenne a Guiendé nel 1970.

Si trova il documento originale

Qualche tempo dopo, il figlio della regina di Broukro, Abenan Koko, residente ad Abidjan e al corrente di questa controversia, trova alla redazione di Fraterniré Matin, l'articolo in questione di Atta Koffi. Leggendolo, si accorge che la controversia era totalmente priva di fondamento, basata unicamente sull'incomprensione del testo, a causa di una traduzione rapida, superficiale e alla fine falsa. Se il capo di Guiendé avesse potuto capire il francese, o se fosse stato meglio informato, la controversia non ci sarebbe mai stata.

Un nuovo processo

Kwassi Boko, il giovane che aveva scoperto il documento, va a Broukro a vedere sua madre e il capo del villaggio. Si discute della questione con i notabili. Si decide di convocare nuovamente a Broukro il capo di Guiendé, i suoi notabili, Tano Koffi, Adja Mienzan, per esaminare nuovamente la questione.
Questa volta la controversia può veramente essere risolta. Viene tradotto davanti a tutti il testo dell'articolo incriminato: ognuno può controllare come si sono svolti i fatti. Atta Koffi non ha mai sostenuto che l'antenato del capo di Guiendé discendesse dagli schiavi. Il suo testo non era stato né ben compreso, né ben tradotto. Si vedrà in seguito, e in dettaglio, questo testo.

Assoluzione piena e pubblica purificazione

Di fronte ai fatti, il capo di Guiendé riconosce il suo errore e “rioccupa il suo posto”. E' obbligato a rimborsare il denaro del bue e i parenti di Atta Koffi, Tano Koffi e Adja Mienzan, sono “discolpati”. Viene lavato pubblicamente il loro disonore cospargendoli di kaolino, simbolo della verità e della purezza ritrovate. Ecco la sostanza e lo svolgersi di questa controversia, ripresa, mutilata, amplificata, gonfiata, dagli abitanti della regione. Ognuno dava la sua versione infiorandola. Qualcuno diceva anche che fu la televisione ivoriana a dover pagare il bue al capo di Guiendé, per aver permesso la trasmissione. Altri, sostenevano che fosse stato il capo di Oulékié il primo responsabile della controversia, avendo, per primo, svelato il segreto di Atta Koffi.

Attenzione al vissuto della storia

Le cose hanno avuto uno svolgimento diverso, in modo molto più semplice, ma con ramificazioni complesse, che hanno fatto tentennare le più alte istanze dei due villaggi. Questa controversia lascia intravedere che non si possono manipolare impunemente dei dati storici. Il pretesto dei due processi non era di verificare se Atta Koffi avesse rivelato qualche cosa di falso, ma piuttosto qualche cosa che non poteva e non doveva dire pubblicamente. Bisogna ora consultare i testi che sono all'origine di tutta questa controversia.