L'articolo di Prao


Ecco l'articolo apparso su Fraternité Matin il primo ottobre 1969. Vengono prodotte unicamente le parti concernenti la “controversia”.
Prima di parlarvi della festa che ha avuto luogo mercoledì 10 settembre, faremo la cronistoria del villaggio di Guiendé e vi diremo perché il capo di Guiendé assaggia per primo i nuovi ignami.
E' consuetudine che la storia di un villaggio sia legata ad una leggenda. Ma quella di Guiendé, che vi racconteremo, è vera e vissuta. I fondatori di Guiendé provengono da Borossani, regione di Danguila nel Ghana e si sono insediati inizialmente nella regione di Sahué, sempre in Ghana. Dopo alcuni anni, si trasferiscono in Costa d'Avorio e costruiscono il loro accampamento non lontano da Tanda, a una quindicina di chilometri da una sorgente chiamata Boromisso. Avevano come capo uno chiamato Kwadio Fiéni. I nuovi arrivati parlavano l'ashanti. Ma in seguito, influenzati dall'ambiente, hanno adottato la lingua koulango.
Sin dal suo arrivo Kwadio Fiéni si distingue per il suo coraggio e soprattutto per la sua bravura. Guadagna la stima del capo degli Abron che aiuterà nelle sue guerre tribali e diventa capo dell'armata. Nulla poteva fermarlo. Riuscì a conquistare immensi territori lungo la frontiera del Ghana: regione di Mélesso e Zesserosso.
All'epoca delle guerre tribali c'erano spostamenti continui da regione a regione. Un mattino, l'armata fece una sosta per riposarsi. L'attenzione della gente fu attratta da una specie di liana con foglie che si arrampicavano sugli alberi con alla base dei tuberi che spuntavano a fior di terra. Furono dissotterrati e presentati al capo Kwadio Fiéni. Questi si meravigliò alla vista di questo tubero molto grazioso. Era commestibile? Era una bella scoperta, poiché il seguito del capo aveva sovente fame e il cibo mancava. Il coraggioso capo decise di mangiarne per primo. Se non gli succedeva nulla, gli altri lo avrebbero imitato e ne avrebbero fatto il loro alimento.
Un mercoledì, Kwadio Fiéni fece preparare dell'igname e ne mangiò. L'indomani il capo si svegliò in buona salute, e l'igname divenne il nutrimento dei guerrieri.
L'anno successivo quando arrivò il momento, tutti coltivarono l'igname. Ma fu proibito a chiunque di assaggiare i nuovi ignami prima del capo.
Quando arrivò il momento di mangiare i nuovi ignami, Kwadio Fiéni avvertì il re degli Abron. Questi inviò un grosso caprone per fare la festa, e ciò in segno di riconoscenza per aver dato al suo popolo un alimento in più.
La festa si svolse di mercoledì, come la prima volta. Da quel giorno l'anniversario delle festa è sempre di mercoledì, kulukuo in abron. Ogni anno, quando arriva il momento, il capo invia il suo emissario presso il re degli Abron per dirgli che assaggerà i nuovi ignami. Il re gli invia il caprone o dei soldi, o può anche rifiutarsi e trasportare la festa 40 giorni dopo.

La risposta di Raphael Atta Koffi

In seguito a questo articolo, Atta Koffi invia al suo collega alcune note complementari sulla medesima questione. La risposta di Atta Koffi è accompagnata da questa lettera.
Abidjan, 22 dicembre 1969

Caro Signore,
Troverete qui allegato un piccolo articolo che ho recentemente scritto per raccontare la vera storia di Guiendé e della festa dell'igname in questa città, o meglio in questo villaggio.
La vostra storia è ben raccontata, ma forse i vostri informatori non la conoscevano. Io sono originario di Broukro, per questo motivo la conosco perfettamente.
D'altra parte sembra che voi confondiate Abron, Agni e Koulango. Se siete della regione - e dal vostro nome sono certo che siete o Abron o Koulango, o anche Bona – dovete sapere che c'è una netta differenza tra queste tre etnie.
Non ci sono mai stati degli Ashanti a Guiendé. Gli immigrati non parlavano ashanti, poiché mai gli Ashanti sono emigrati in Costa d'Avorio, ma gli Agni. Quelli, per esempio, che vengono chiamati Kassiego non sono Abron, né Ashanti, né Koulango, ma Agni.
Vedo anche che voi non li menzionate, mentre furono i veri fondatori del villaggio. Andate un giorno a Guiendé e chiedete agli abitanti se sono Kulango. Sentirete la risposta che vi daranno, anche se non parlano più l'agni di Broukro (1).
Questa reazione, attenti bene, non è la manifestazione di un razzismo vano e ridicolo, ma la ferma convinzione che molti abitanti hanno, ancora oggi, del gruppo etnico reale al quale appartengono.
E' la stessa cosa quando si tratta degli Abron che, attualmente, parlano solo il kulango. Infatti gli Abron scelsero una forma di “colonizzazione” molto aberrante, adottando la lingua dei vinti, al contrario, per esempio, degli Agni Sanwi d'Aboisso, che imposero la loro lingua ai vinti Eotilé.
Attualmente a Krinjabo (Aboisso) l'Eotilé è una lingua morta, mentre a Bondoukou è l'Abron che ha tendenza a scomparire a vantaggio del Koulango.
Spero che la mia chiarificazione, conseguenza del mio interesse per la vera storia locale, vi faccia piacere. Se ciò vi interessa, potrei certamente collaborare con voi in questo campo, su più vasta scala.
In attesa del piacere di leggervi, vogliate gradire, caro Signore, i miei distinti saluti.


P.S. Può darsi che riceviate questa lettera prima che sia pubblicato l'articolo – se sarà pubblicato. (2)

Raphael Atta Koffi


1) Questa affermazione deve essere ammorbidita, poiché si trovano ancora oggi alcune persone, soprattutto tra gli anziani, che comprendono e parlano perfettamente l'agni.
2) Infatti l'articolo non è mai apparso sul giornale, contrariamente ad un'altra serie di articoli sul gruppo akan, dello stesso autore, che sono stati regolarmente pubblicati.