IN CAMMINO VERSO KAIDARA

I tre amici si misero in cammino spingendo davanti a sé il bue da carico. Marciarono e marciarono per lungo tempo e in fatto di marcia, ce n’era una sola ! Passarono le contrade abitate dai figli di Adamo.Traversarono fitte foreste vergini. Arrivarono infine a una piana arida che si estendeva a vista d’occhio senza un filo d’erba. Sopra questa pianura, nient’altro che un sole incombente. La provvista d’acqua scarseggiava e la sete cominciava a bruciare la gola.
Lungo il percorso, un camaleonte si affrettava dolcemente verso di loro. Guardava da ogni parte girando gli occhi senza muovere la testa. Cambiava di colore e prendeva la tinta delle cose e degli esseri che gli stavano intorno.
Hammadi lo vide e chiamò i suoi compagni:
"Ehi, figli delle sorelle di mia madre ! venite a vedere un animale fantastico. Si muove non sapendo se andare avanti o indietro. Cambia di colore, e gira gli occhi dappertutto senza muovere la testa."
Il camaleonte disse: "Prosegui il tuo cammino, o figlio di Adamo, se osservare è una qualità, saper tacere ti salva dalla disgrazia.
Io sono il primo simbolo del paese dei nani.
Il mio segreto appartiene a Kaydara
Il lontano e vicinissimo Kaydara.
Figlio d’Adamo, passa…"
Dopo aver profferito queste parole, il camaleonte sparì come per incanto.
Lo straordinario cammino dei tre amici nel paese dei nani li porta a incontrare ben undici simboli, tutti fantastici e avvolti nel mistero. Per rispettare il ritmo e l’interesse del racconto, non verrà spiegato immediatamente il loro rispettivo significato; prima di tutto perché il racconto stesso lo svelerà più avanti e poi perché questo potrebbe distruggere una delle caratteristiche dell’iniziazione che si basa sulla lenta progressione nel processo di conoscenza e sul rinvio delle domande troppo frettolose, secondo la formula: "Tu lo saprai quando saprai che non sai, e aspetterai di sapere."
[Per ragioni di spazio, presentiamo solo alcuni di questi simboli.]
Hammadi e i suoi compagni si trovarono dopo un lungo cammino senza acqua né cibo. Intercettarono da lontano un albero frondoso dai rami vigorosi. Hammadi fu il primo a penetrare sotto la sua ombra. Scorse un piccolo incavo, proprio uno zoccolo di gazzella, colmo d’acqua. Disse ai suoi amici: "Ecco un occhio d’acqua, cerco di assorbirlo, accada quel che accada."
Si mise ventre a terra per aspirare la goccia. Subito il piccolo buco si riempì di nuovo e Hammadi l’aspirò ancora. Così, continuando ad aspirare, Hammadi poté dissetarsi. I suoi compagni meravigliati e incoraggiati dal suo esempio lo imitarono e furono egualmente soddisfatti.
Con una foglia disposta ad imbuto, riempirono pazientemente tre otri con acqua sufficiente ad abbeverare i buoi e fare provvista per molti giorni.
Hamtoudo disse: "Qual è il tuo segreto, occhio d’acqua misericordioso ?"
Un silfo, uno spirito dell’aria, rispose: "Questo piccolo buco inesauribile fa parte dei misteri del paese dei nani. Vi siete inoltrati, o figli d’Adamo, nel regno dei pigmei che custodiscono i tesori sotterranei di Kaydara."
E una voce come una musica uscì dalla piccola buca :
"Io sono il quinto simbolo del paese dei nani
l mio segreto appartiene a Kaydara
Il lontano e vicinissimo Kaydara Figlio d’Adamo passa…"
(…)
I tre amici proseguirono il cammino. Stremati dalla sete e dalla fame e per tutto quello che era loro capitato, vollero finalmente riposarsi. Ed ecco davanti a loro un albero frondoso che spandeva un’ombra talmente fitta che non lasciava filtrare alcun raggio di sole.
"Andiamo a riposare all’ombra di quest’albero – si dissero – e aspettiamo con calma di dimenticare le traversie che abbiamo subito."
Ognuno scelse un posto e si lasciò cadere sulla schiena. Qualche minuto più tardi non sentirono più né fame né sete ed ogni traccia di fatica era sparita. Ma quando iniziarono a dormire, l’albero perse tutte le foglie. Il ricco fogliame si trasferì su un albero secco con rami che sembravano legno da cucina. Fu così che l’albero completamente morto che stava esattamente di fronte al primo, ritornò in vita.
I nostri tre amici si trovarono improvvisamente sotto un sole cocente che li risvegliò presto dal loro sonno. Quale non fu la loro sorpresa ! A quale fenomeno attribuire quel magico mutamento ?
Dembourou disse: "Amici miei, le api fanno bottino su un albero in fiore; non si attardano sui rami che la morte ha imbiancato. Trasferiamoci sotto l’albero frondoso e abbandoniamo quello che Kettiol, il piccolo dio operaio che dona agli alberi il verde fogliame, ha abbandonato."
I tre amici raccolsero le loro cose e andarono a installarsi sotto l’albero che stava rinvigorendo.
Hamtoudo disse: "Decisamente siamo al paese dei miracoli, dove l’occhio vede dei fenomeni che l’intelligenza normale non può comprendere ! Sempre Kaydara ! Sempre : andate da Kaydara ! noi apparteniamo a Kaydara ! Perché il nostro cuore non ci insegna e non ci svela il senso esatto dei simboli che ci sorprendono nel paese di Kaydara ? E quale buon genio verrà a sviluppare la nostra comprensione nascosta e ci permetterà di acquisire la vera scienza delle cose ?"
Un silfo rispose nell’aria, dicendo: "L’apprendista fabbro tira sul mantice di fucina per degli anni prima che il suo maestro gli riveli il segreto del mestiere che gli permette di trasformare i metalli in oggetti maneggevoli. Perché non fate come lui, o viaggiatori del paese di Kaydara ?"
Dopo che il silfo finì di parlare, il fogliame abbandonò nuovamente il secondo albero per andare a installarsi sul primo.
La scena si ripeté tre volte.
"Non c’è alcun dubbio, anche i due alberi sono dei simboli", affermò Hammadi.
Allora un uccello maschio dalle piume variopinte, dal becco e dalle zampe rosse, che volava fra gli alberi, disse: "Certo voi siete al centro del paese dei nani."
E i due alberi ripresero in coro:
"Noi siamo una coppia ermafrodita, siamo gemelli.
Noi siamo l’ottavo simbolo del paese dei nani
Il nostro segreto appartiene a Kaydara
Il lontano e vicinissimo Kaydara
Figlio d’Adamo, passa…"