Miracolosamente i viaggiatori
non avevano più la fame che li aveva
attanagliati. Si rimisero in cammino senza sapere
dove li avrebbero portati i loro passi. Bisognava
camminare, e camminavano dunque accompagnati
dalle ombre che a loro volta camminavano.
Dembourou si mise a cantare:
(...)
Manna mi ha detto: figlio sii buono
Sii buono con chi ti ha messo al mondo
Per nove mesi nelle sue viscere
Tua madre ti ha seppellito come un cadavere
Tuo padre ha lavorato sodo
Ha procurato con le sue mani il tuo nutrimento
Ha consolidato in trentatrè mesi la tua colonna
vertebrale
I trentatrè anelli.
O Padre, o Madre !
Vi esprimo la mia riconoscenza
Forza creatrice guida i nostri passi
Siamo svezzati dal latte materno
Facci assaporare quello del sapere
Non dubitiamo più di andare verso Kaydara
Il lontano e vicinissimo Kaydara".
Appena finito il canto di
Dembourou, una muraglia di mattoni secchi si erse
dinanzi ai tre amici.
"O Gueno del cielo! Eccoci ai piedi di un
muro di cinta che nasconde una dimora!"
gridò Hammadi "Cerchiamo la porta ed
entriamo, nella speranza di trovare qualcuno che
ci dica che cosa dobbiamo fare" propose
Hamtoudou.
I tre fecero il giro della muraglia. Non videro
alcuna entrata. Era così alta che si perdeva
nelle nuvole. Hamtoudou disse: "Sediamoci e
aspettiamo, può darsi che qualcuno ci venga in
aiuto."
I nostri amici attesero tre giorni e tre notti.
Finirono con lo stancarsi di aspettare senza
sapere quello che stavano aspettando. Ma proprio
nel momento in cui si stavano allontanando, un
pezzo di muro largo tre cubiti e alto nove, si
staccò e sparì nella terra mostrando una
capanna rotonda coperta di paglia. Entrarono.
Vi trovarono un bel gallo di ventidue mesi che
stava beccando dei grani in mezzo alla polvere.
Quel cantante mattutino piegò la testa a destra
e a sinistra, come per ben vedere i suoi insoliti
visitatori ma anche per mostrare la bella cresta
che si ergeva sulla sua testa. I viaggiatori
erano penetrati nella capanna pensando di
trovarvi solo il gallo.
Ma vi scoprirono un piccolo vecchio coi piedi di
serpente, tutto raggomitolato su sé stesso.
Salutarono con molto rispetto questessere
che era umano solo fino alle natiche.
Il vecchio, mezzo uomo e mezzo serpente, disse:
"Siate i benvenuti, figli miei. Entrate in
pace nella mia casa, ma state attenti che il mio
gallo non esca dalla capanna per andare in
cortile."
I tre amici si domandarono perché il vecchio non
volesse che il suo gallo uscisse dalla capanna.
Prima di aver trovato una risposta, il gallo,
eludendo la loro vigilanza, si lanciò nel
cortile. E quando il piccolo vecchio che era
uscito, rientrò carico di vivande, i viaggiatori
erano là tutti confusi perché un volatile aveva
potuto giocarli tutti e tre.
Il vecchio disse: "Ma come è successo che
tutti e tre non abbiate fatto attenzione per
impedire al mio gallo di andare in cortile ? Vi
ordino di prenderlo prima che vada nella strada
!"
I tre amici si misero di buona lena per
acchiappare il gallo ma questi si trasformò in
un immenso montone, dalle enormi corna e dai
testicoli grossi come dei cuscinetti gemelli e si
mise a balzare sulle quattro zampe. I tre amici
ritornarono dal vegliardo e gli dissero:
"Venerabile padre dai piedi di serpente,
siamo pietrificati davanti al miracolo che si è
operato davanti ai nostri occhi. Il tuo gallo si
è mutato in un grosso montone minaccioso che
impedisce a chiunque lingresso al
cortile".
Il vecchio servì da mangiare ai suoi ospiti, ma
disse loro: "Io vado in città. Questa volta
state più attenti e fate in modo che il montone
non vada in strada."
Dopo il pasto, i nostri tre amici furono colti da
una lieve sonnolenza. Il montone li scavalcò e
si precipitò nella strada.
Il piccolo vegliardo ritornò dai suoi ospiti
carico di vettovaglie, come la prima volta. I tre
gli confessarono lo scacco subito. Il vecchio
disse loro:"Tentate di catturare questo
montone perché non si inoltri nella strada. Io
vado a preparare il pranzo."
Il vecchio uscì e i nostri amici si diedero da
fare per catturare il montone. Ma questi saltò
alto sopra le loro spalle e corse in fondo alla
strada a grandi salti
Al ritorno, il piccolo vecchio apprese quello che
era successo. "Niente di strano, disse loro,
non mi posso irritare con tre giovanottoni
incapaci di sorvegliare un gallo, se non sono in
grado di aver la meglio su un montone e lo fanno
scappare. Tuttavia, vi prego, provate ancora una
volta a prendere questo animale ."
Quando i tre vollero avvicinarsi
allanimale, questi si trasformò in un toro
di dodici anni, con la testa ornata di grandi
corna solide e puntute. La bestia li caricò con
furia. Non poterono far altro che affidare la
loro salvezza alla velocità delle loro gambe.
Il toro andò in città. Incominciò a incornare,
un po qui e un po là e a rovesciare
uomini e cose. Si scagliava, testa bassa e coda
allaria, contro tutto ciò che si agitava
nel vento. Seminò il panico nelle strade e lo
spavento nel cuore degli abitanti del paese. Le
madri recuperarono di corsa i loro bambini, i
commercianti ritirarono i loro scaffali cercando
rifugio dove potevano.
Il capo ordinò di uccidere il toro. Qualche
cacciatore prese il suo arco e le frecce. Ma,
ahimè, non riuscirono a raggiungere la bestia
che si spostava con la velocità di un uragano.
Il piccolo vecchio dai piedi di serpente disse ai
tre amici:"Fuggiamo dalla città prima che
il pericoloso toro non raggiunga la
boscaglia." Dopo di che si mise a
gridare:"Abitanti del paese, uscite dalle
case e impedite al toro di raggiungere la
boscaglia, altrimenti una catastrofe inaudita si
abbatterà su di voi."
Invece di unirsi per domare il toro, ogni
abitante armato fin sopra i capelli, non pensò
che a sé stesso e alla salvezza della propria
famiglia.
Il toro, malamente accerchiato, atterrò i pochi
uomini che avevano cercato di sbarrargli la
strada. Naso allaria, saltando sugli
zoccoli, la bestia si diresse a spron battuto
verso la boscaglia. Come si inoltrò
nellerba alta si tramutò in una grande
fiamma ardente. Il fuoco incendiò paglia e legna
estendendosi a tutto il paese che in un batter
docchio si ridusse in cenere.
Ogni cosa aveva cessato di vivere attorno ai tre
amici. Si accorsero che erano i soli scampati al
grave disastro. E vedendo ciò, Dembourou
esclamò: "Ma dove siamo noi, figli di mia
madre ?"
E le ceneri risposero: "Voi siete
allentrata del paese dei nani".
E una nuvola che richiamava vagamente il vecchio,
mezzo uomo e mezzo serpente, planando sopra di
loro, disse:
Io che vi parlo, questa regione e quello che
avete visto,
siamo il nono simbolo del paese dei nani.
Il nostro segreto appartiene a Kaydara
Il lontano e vicinissimo Kaydara
Figlio dAdamo, passa
"