L'URAGANO E LA MORTE DI DEMBURU


Hammadi restò tutto solo sotto i grandi bombax dalle foglie così fitte che non lasciavano passare né pioggia né luce.
I suoi amici erano appena partiti che una fila d’uomini carichi di pertiche, di liane e di fasci di stoppie si mosse dal villaggio per dirigersi verso di lui.
Quello che sembrava essere il capo domandò con una certa inquietudine: "Dove sono andati i tuoi compagni e gli animali ?"
Hammadi a cui era stata rivolta la domanda, rispose: "Hanno preso questa strada e sono andati da dove erano venuti".
"Guai a chi intraprende un viaggio di pomeriggio durante la stagione delle piogge, in special modo nel primo giorno della stagione. Questa notte il cielo aprirà le sue valvole e un diluvio si riverserà sulla terra. I venti si scateneranno. L’uragano tuonerà. Spaventerà animali e belve che lasceranno le loro tane e i loro rifugi per cercare riparo altrove. Quanto a te, il re di Naana-Kodo (il nome del paese significa:Non lasciare entrare lo straniero) ci ha incaricato di costruirti un riparo, per proteggerti dalla pericolosa pioggia che scenderà stanotte su tutta la terra per un raggio di tre mesi di marcia di un cammello adulto ben allenato alla corsa".
E in un batter d’occhio gli abitanti di Naana-Kodo costruirono una grande capanna di stoppie solidamente intrecciate e confortevolmente sistemata. E dopo aver augurato pace e riposo ad Hammadi ritornarono al loro villaggio come erano venuti. Hammadi trovò nella capanna tutto ciò di cui aveva bisogno per una notte che si annunciava umida e tormentata.
Baylo-Kammu, il fabbro del cielo, nell’ora in cui il sole si avvicinava allo zenith stava cavalcando il suo stallone aereo, una massa di nubi leggere. Raggiunse la sua fucina situata su un’altra nuvola più consistente, costruita fra terra e cielo su una base orizzontale dipinta di nero.
Là, Baylo-Kammu mise in azione i mantici della sua fucina e di mano in mano che il fuoco si accendeva, il calore sulla terra diveniva sempre più soffocante. Uomini e animali sudavano e diventavano nervosi.
Delle nuvole di servizio attraversarono lo spazio per andare alla fontana celeste ad attingere una gran quantità d’acqua con cui si riempirono fino all’orlo, nuvole ubriache d’acqua che avrebbero urinato e vomitato sulla terra per punirla delle sue colpe nascoste.
Baylo-Kammu si mise all’opera. La sua mazza picchiando sull’incudine faceva sprizzare delle scintille. Hammadi poté osservare dei lampi di sei tipi i cui bagliori l’avevano colpito prima delle piogge; ce n’erano alcuni che si diffondevano dal calore e altri che si ramificavano come i rami di un immenso albero che discendevano fino a terra; ne scorse degli altri imprigionati fra due nuvole come un reticolato di sentieri spezzati in una vasta pianura; Hammadi fu meravigliato da bagliori fosforescenti che si frantumavano come le perle di una collana misteriosa che una forza sublime sgranava distrattamente fra cielo e terra.
Se i bagliori sfoggiati sul grande scenario bianco l’avevano affascinato, non avrebbe mai potuto dimenticare lo splendore improvviso della palla di fuoco che gli era apparsa come per illuminare il suo spirito.
L’uragano scoppiò appena dopo questo bello spettacolo di luci. Il cielo attaccò la terra da tutte le parti con i suoi colpi di vento, le sue trombe d’acqua, le sue artiglierie di fulmini.
Hammadi non fece altro che chiudere la porta della sua capanna per non sentire niente. Poté dormire come un uomo senza preoccupazioni, un figlio benedetto dai suoi genitori. La notte più che dolce per lui, fu soave.
Lo stesso non si può dire per Hamtoudo e Dembourou che non avevano subìto nell’arco di tutta la loro esistenza tante pene fisiche e tormenti morali. Al momento della loro partenza da Naana-Kodo, il vento dell’Ovest si era un po’ rinfrescato. Ma dopo che ebbero perso di vista il villaggio, una mano misteriosa sciolse i piedi del vento dai lacci che lo tenevano. L’aria liberata cominciò a mormorare agli alberi dei boschetti, carezzandone dolcemente le foglie, quelle mille orecchie che i rami tendevano per meglio percepire la canzone di zefiro.
Ma, bruscamente il diavolo speronò l’aria che s’impennò. Aprì le tre porte delle sue guarnigioni, quella di levante liberò Tifone, quella di ponente diede voce a Tromba, quella del centro disse a Tornado: "Esci e attacca". I tre venti si mischiarono, si misero a rumoreggiare, a muggire e a girare ad una velocità vertiginosa. Si infilarono dappertutto sollevando le cose leggere, arrampicandosi su quelle alte e pesanti. Alla fine ciclone partorì Burrasca. Questo figlio violento si mise a sradicare alberi e a spezzare i picchi ripidi delle montagne Allora Tornado si mise al comando e Raffica sventagliò le sue cariche in rapida successione. La Terra sembrò alzarsi verso il cielo che scendeva basso al suo incontro. Fra i due grandi spazi, uomini e bestie e oggetti erano come fuscelli su un mare furioso.
I buoi di Hamtoudo e Dembourou passarono tutta la notte a correre dal basso in alto e dall’alto in basso fra burroni, scarpate e montagnole. E i due uomini erano sollevati e proiettati come delle piume contro mille ostacoli pronti a ferirli.
Un fulmine si scaricò sopra un boschetto dove una coppia di leoni aveva la sua tana. Il maschio fu ucciso sul colpo. La femmina si slanciò alla ventura. Piombò sui due uomini che rotolavano a mulinello, sollevati dal vento. Convinta di aver a che fare con gli uccisori del suo compagno, la leonessa si avventò sul primo che era capitato sotto le sue zampe, gli spezzò il collo, gli aprì il ventre e mangiò le sue interiora. Si trattava del povero Dembourou che morì gridando: "O viaggio di un pomeriggio di piogge… è proprio vero che non bisognava … Hammadi, dove sei ?"