Durante la notte c’è un infermiere di guardia, ma la vita normale al dispensario inizia alle 7 del mattino.
Arrivando si capisce subito come sarà la mattinata, se sarà piena o meno. Infatti dalla strada si vede la “sala d’attesa”,
la grande tettoia aperta chiamata “Apatam”, dove la gente si raduna in attesa delle suore.
Blandine, l’aiuto infermiera, riceve i pazienti, ritira il libretto sanitario o ne fornisce uno nuovo
misura la temperatura, il peso e la pressione arteriosa
di ciascuno.
Ogni malato riceve un ticket, in ordine numerico, per essere ricevuti in consultazione. Per ogni ticket si
chiede un contributo di cento franchi.
Il contributo è richiesto solo per i nuovi ammalati. Quando il paziente
ritorna - di solito viene diverse volte per farsi controllare - non è più richiesto nulla. Ai lebbrosi
non è chiesto nessun contributo.
Le due suore ricevono gli ammalati, controllano il loro libretto, notano il nome, nome del villaggio e poi tutti i dati
personali, se arrivano per la prima volta, nel registro del dispensario, poi analizzano i sintomi e esaminano il paziente.
Infine fanno la diagnosi, prescrivono le medicine e le analisi neccessarie.
Il lavoro di diagnostica non è sempre facile, dato che i pazienti parlano kotokoli, e molto rari quelli che possono
esprimersi in francese. Dunque accanto alla suora c’è sempre un traduttore. Qualche volta due, soprattutto quando si
tratta di donne peul che non parlano kotokoli. Si traduce allora in kotokoli e poi in francese.
Il paziente passa poi alla farmacia a prendere le medicine prescritte. Viene richiesta una piccola partecipazione alle spese.
Il dispensario possiede una sala per le medicazioni. I lebbrosi con piaghe vengono per le medicazioni tre volte la settimana
e inoltre si ricevono ogni momento i feriti della strada e dei campi.
Il materiale di cui dispone il dispensario è ridotto e non sempre in buono stato. Bisogna fare delle economie e utilizzare lo stretto
necessario. Un farmaco che qualche volta veniva usato, specialmente nel passato, è lo zucchero. Molte piaghe purulente sono spalmate
di zucchero, poi fasciate. I batteri preferiscono attaccarsi allo zucchero piuttosto che alla carne, così la pelle si cicatrizza
più rapidamente.
Pur essendo una piccola struttura con poco materiale, il laboratorio è nen fornito e svolge una importante funzione.
Gli esami che attualmente si possono fare sono: la numerazione formula del sangue, glicemia, emoglobina (TH), colesterolo,
trigliceridi, Urea, acido urico, transaminasi, bilirubina, amilasi, creatina, analisi del sangue (i gruppi sanguigni A,B,O),
depistaggio dell'AIDS, il test di Hémel per la drepanocitosi, gli esami delle feci alla ricerca di parassiti intestinali,
gli esami del sangue per la ricerca della malaria, e l'esame delle espettorazioni per la ricerca del bacillo di Kock.
Quando il paziente è in condizioni difficili, viene chiesto alla famiglia di portarlo all'ospedale di Sokodé.
I pazienti gravi, ma che possono essere seguiti dalle suore, sono invece ricoverati sul posto.
Le “camerette” per ricoverare gli ammalati non sono da paragonarsi a quelle degli ospedali
italiani, e sono ridotte all'essenziale: un letto metallico con un materasso ricoperto di una fodera di plastica,
e un tavolino da notte. Non ci sono nè lenzuola, nè acqua corrente.
I pazienti portano loro stessi ciò che serve per ricoprire il letto (quasi sempre un semplice tessuto) e devono procurarsi
da mangiare.
Questo non è specifico a Kolowaré, ma di tutti gli ospedali pubblici.
Anche le donne che partoriscono si fermano alcuni giorni in queste camerette e sono, di solito, accompagnate da qualcuno
della famiglia che prepara da mangiare fuori della maternità e accudisce ai loro bisogni.