Ragno, Iena, Avvoltoi

Bene! Kwakou Anane Victor, sarai tu che risponderai alla mia storia, alla storia che io Ayui Kwakou François racconterò.
Una volta c'era la carestia. Era veramente una grande carestia. non si trovava più nulla da mangiare.
Sapete che quei grandi uccelli che si chiamano Avvoltoi hanno tutti la testa pelata? La storia che vi narrerò spiega la ragione di questa calvizie.
Dato che c'era questa carestia fratello Ragno se ne andò in foresta coi suoi figli alla ricerca di un po' di cibo. Erano tanto torturati dalla fame da morire. Ragno andava dunque alla ricerca di selvaggina per dar da mangiare ai suoi figli.
Arrivato nel bel mezzo di una foresta nera, nera, vide una fattoria. Era la fattoria degli Avvoltoi. Ragno trovò tutti gli Avvoltoi riuniti insieme, mentre stavano mangiando. Quando ebbero terminato e furono sazi, il loro capo si alzò e disse:
- sa tike! () Improvvisamente la porta... huan! si aprì. Tutti gli Avvoltoi uscirono e se ne andarono a lavorare nei campi. Il capo restò solo.
Disse:
- sa tike!
La porta si rinchiuse. Tutti erano partiti. Ragno disse allora:
- Ma guarda guarda! Non avevo mai visto una cosa simile. Voglio provare anch'io.
Pronunciò:
- sa tike!
Huan! D'un colpo la porta si aprì. Allora Ragno entrò. Arrivato dentro... cosa vide? Ignami, banane e ogni specie di cibo. Tutto era lì davanti a lui. Ragno disse allora:
- Finalmente! Sono proprio io che ho trovato tutto questo ben di Dio.
Accese il fuoco e si mise a mangiare le loro banane fino ad averne il ventre gonfio. Prese poi del cibo per i suoi figli. Uscì e pronunciò:
- sa muam! ()
La porta si rinchiuse immediatamente. Poi... frè frè frè... ritornò a casa. Diede il cibo ai suoi figli che ne mangiarono fino a sfamarsi.
In quel tempo non era forse Iena l'amico di Ragno? Ragno andava sempre laggiù ed ogni volta ritornava con delle provviste.
Dopo aver mangiato ed essersi saziati, i figli di Ragno gettavano i resti sul mucchio delle immondizie.
Ora era proprio là che i figli di Iena andavano a cercare qualcosa da mangiare e trovavano sempre resti di cibo.
Un giorno dissero al padre:
- Papà, sai che il tuo amico Ragno ha un campo in qualche posto? Ogni volta che andiamo là dove c'è il mucchio delle immondizie, troviamo sempre resti di cibo che mangiamo.
Iena disse.
- Ah! Davvero! Tu Ragno sei mio amico, soffriamo tutti la fame, tu trovi delle provviste e non ci dici nulla?
Se ne andò a trovare Ragno e gli disse:
- Fratello, io e i miei figli siamo ad un passo dalla morte. Per questo ti prego: portami là dove trovi il tuo cibo affinché possa prenderne un po' per i miei figli, perché le mie mogli, i miei figli ed io, stiamo tutti per morire.
Ragno si mise a riflettere a lungo, a lungo, poi disse:
- Mio caro, ti conosco. Tu non hai nessuna misura. Se ti porto con me, mi coprirai di vergogna.
Iena rispose:
- Fratello, abbi pazienza, ascoltami.
Si mise allora a battersi il petto. Ne uscì un piccolo amuleto. Disse allora:
- Ecco, tutta la mia golosità e avidità è rinchiusa qui.
Scavò una buca e vi depose l'amuleto. Ricoperse la buca e disse:
- Hai visto? L'ho sotterrato, tutto è finito.
Ragno rispose:
- Davvero!
- Sì, disse Iena.
- Sei sicuro? insistette Ragno.
- Sicurissimo, rispose Iena. Ragno disse allora.
- Bene, domattina, prima di partire, verrò a svegliarti molto presto, così partiremo insieme.
Iena rispose:
- Ho capito! Andarono a dormire. Ma Iena non poteva dormire. Pensava al sacco cl quale Ragno andava a cercare le sue provviste... e se Ragno lo avesse ingannato? Se il giorno dopo non fosse andato a svegliarlo?
Iena si alzò. Andò a raccogliere della cenere. La versò poi nel sacco di Ragno fino a riempirlo, e fece un buco in fondo al sacco. Mio caro! Ragno all'alba si alzò. Prese il suo sacco e... kpapaba... lo depose sulle spalle e se ne andò, senza passare a svegliare Iena.
Ecco che, camminando, la cenere usciva dal suo sacco: camminava, la cenere cadeva. Arrivato ad un certo punto, si voltò indietro e vide una scia di cenere dietro a sé. Disse allora:
- Ah! Iena me l'ha fatta! Pazienza!
Si fermò ai bordi della strada, tagliò dei rami con foglie secche, poi si sedette sopra.
Quando il giorno spuntò, Iena si svegliò e andò a vedere Ragno. Gli dissero che Ragno era partito in foresta. Iena si guardò attorno e vide le tracce della cenere. Le seguì. Camminò a lungo, a lungo. Arrivò là dove si trovava Ragno, seduto in mezzo alla strada, su delle foglie secche,
- Ehi, fratello, é così che si trattano gli amici?
- Non é come tu pensi, rispose Ragno, guarda! E' perché mi sono ricordato di te che sono qui ad aspettarti! Vedi le foglie che ho tagliato per sedermi sopra? Come sono?
- Sono secche, rispose Iena. Vedo veramente che non l'hai fatto apposta e che sei sempre mio amico. E' da parecchio che sei seduto qui. Queste foglie che hai tagliate, per sederti sopra, sono proprio secche. Ragno disse:
- Bene, andiamo.
Eccoli in cammino: fré fré fré... Arrivarono al villaggio degli Avvoltoi. Erano tutti a casa. Ragno disse a Iena:
- Amico, sediamoci qui.
Si sedettero. Gli Avvoltoi terminarono il loro pasto. Al momento di uscire per andare a lavorare nei campi, il loro capo si alzò e disse:
- sa tike!
La porta si aprì di botto: huan! Quando tutti furono usciti il loro capo disse:
- sa muan La porta si rinchiuse: kpaun! Tutti partirono verso i loro campi. Non si vedeva più nessuno. Ragno arrivò davanti alla porta e disse:
- sa tike! Huan! La porta si aprì. I due entrarono. Le provviste erano là davanti a loro. Ragno disse:
- Fratello, ascoltami bene, devi prendere solo una piccola parte di queste provviste. Non mi piace tanto il tuo modo abituale di agire.
Iena rispose:
- Non farò come al solito.
Allora Ragno disse:
- Bene, ecco il mio sacco.
Iena disse:
- Aspetta, arrivo!
- Dove vai, chiese Ragno.
- Non vedi che non ho preso nessun sacco? Vado a tagliare delle foglie per fare un cesto, rispose Iena.
- Bene, ritorna presto. Mio caro! Ragno depose le provviste in un piccolo sacco: kro kro kro.... Il sacco fu subito pieno.
Con le foglie di palma che aveva tagliato Iena fece un cesto lungo come di qui a laggiù. Cominciò ad ammucchiarvi provviste fino a farlo traboccare. Ragno, con tutta la sua forza, non riusciva a sollevarlo. Quando lo si prendeva da un lato: gbum! cadeva di qui. Se si provava dall'altra, gburum! cadeva di là
. Alla fine Ragno disse:
- Senti, la gente fra poco ritorna. Io vado avanti. Quando uscirai dirai: sa tike, la porta si aprirà. Una volta fuori dirai: sa muan allora la porta si chiuderà. Iena rispose:
- Bene, ho capito, arrivo subito, va pure avanti, ti raggiungerò fra qualche minuto.
Mio caro! Ragno prese il suo sacco, lo mise a tracolla e filò via. Rientrò rapidamente a casa.
Iena stava sempre cercando di sollevare il suo cesto. Provò a lungo, a lungo, poi finalmente riuscì a deporlo sulla sua testa. Arrivato davanti alla porta:
- sa tike sa muan sa tike sa muansa tike sa muan... Quando diceva: sa tike, la porta si apriva, ma quando pronunciava: sa MUAN, la porta si rinchiudeva.
Mio caro! Rimase là a lungo a lungo davanti alla porta. Improvvisamente sentì un rumore: hu hu hu hu hu.... erano gli Avvoltoi che ritornavano dai campi. Iena disse fra sé: - Questa gente mi ucciderà!
Gettò allora le provviste nel cortile: pim! Scavò in fretta una buca là dove gli Avvoltoi avevano il loro focolare: kpuru kpuru kpuru... scese dentro, e si coprì di fango.
Mio caro! Gli Avvoltoi arrivarono:
- SA TIKE! La porta si aprì. Entrarono e videro nel cortile un grosso cesto pieno di provviste.
- Eh! Ma chi é venuto qui a casa nostra? Pazienza! Non fa nulla, poiché non si vede nessuno. Donne, togliete le provviste dal paniere.
Le donne ubbidirono e ammucchiarono le provviste in un angolo.
- Accendete il fuoco e preparateci da mangiare! Le donne accesero il fuoco che cominciò a scoppiettare: gburu gburu gburu gburu... Deposero poi la marmitta sul fuoco per cuocere il cibo.
Il fuoco era ardente e la terra attorno al focolare divenne calda, calda. Fratello Iena ne sapeva qualcosa. Si chiedeva cosa fare. Gli Avvoltoi ritirarono la marmitta dal fuoco e cominciarono a preparare il cibo pestandolo in un mortaio.
Iena era sempre là nella buca. Si dibatteva, si dibatteva... Dopo che gli Avvoltoi ebbero mangiato, Iena non poté più resistere. Rovesciò d'un sol colpo il focolare e con un salto uscì gridando:
- Eccomi, sono il sacerdote della terra. E' Dio che mi manda. Mi ha incaricato di annunciarvi che una grande sventura capiterà al villaggio, a meno che faccia la mia danza di scongiuro.
Iena era là davanti a tutti. Poteva appena stare in piedi.
- Portate i tamburi! Ahi! Tutti tremavano. Portarono i tamburi. Iena danzò a lungo, a lungo. Alla fine lanciò un oracolo:
- Dio mi ordina di fare un sacrificio. Domani preparate una polentina di mais, fatene molta, molta, versatela in seguito in una grande bacinella che mi servirà per il sacrificio.
Gli Avvoltoi dissero:
- Bene, abbiamo capito!
Trattarono Iena con tutti i riguardi. Gli diedero dell'ottimo cibo con molta carne. Iena mangiò fino a riempirsi il ventre. Di fatto tutto ciò che Iena cercava era di fuggire.
Il giorno dopo gli Avvoltoi prepararono la polenta. Iena disse allora:
- Riunitevi tutti, avvicinatevi, io vi girerò attorno con la bacinella sulla testa. Voi direte: amini amini amini amini.... sarà in questo modo che eseguirò il sacrificio prescritto. Adesso aprite la vostra porta!
Eh! Tu sai bene che un sacerdote
-indovino è arrivato nel tuo villaggio... sta per compiere il tuo sacrificio... tu tremi di paura... Il loro capo si alzò e disse:
- sa tike! La porta s'aprì immediatamente: kpandain!
Iena disse allora:
- Va bene, il momento di fare il sacrificio é venuto, riunitevi! Tu, vecchia, versa la polentina nella grande bacinella: hururururu!
Iena disse allora:
- Avvicinatevi tutti! Tutti si riunirono in gruppo. Iena prese allora la bacinella e cominciò a girare attorno agli Avvoltoi che dicevano: amini amini amini amini...
Mio caro! Al terzo giro sollevò la bacinella con la polentina e la versò sulle loro teste: kporo kporo kporo... Poi... kpababa... Iena schizzò via!
Gli Avvoltoi si misero ad urlare: kui kui kui kui.... Ognuno si sfregava la testa con la mano, sfregavano, sfregavano, sfregavano.
Quando alla fine poterono alzarsi tutte le loro teste erano diventate calve.
Iena era fuggita via in savana.
Gli Avvoltoi hanno la testa calva a causa della polentina di mais che Iena ha versato sulla loro testa.

Esempio di commento a partire da un dettaglio

Il racconto: avendo Iena ottenuto con uno stratagemma un bene ambito, lo perde in seguito a causa della sua avidità e cade in una prostrazione, da cui uscirà grazie ad una nuova astuzia alle spese di Avvoltoio. Il narratore fa riferimento al finale del racconto e costruisce la sua spiegazione a partire da un dettaglio: la testa calva di Avvoltoio. Quest'ultimo, o la sua testa, sarà l'emblema dell'uomo stupido, irriflessivo, insopportabile, vanitoso, incapace di agire con moderazione, in breve dell'uomo che basta a sé stesso. Il nome di quest'uomo è sulla bocca di tutti: la sua reputazione sarà rovinata, perderà il suo prestigio... avrà la testa calva: (duman bo, o tutu bé ti): se il tuo nome è sulla bocca di tutti (se si parla sempre male di te), avrai la testa calva. Il prototipo di questo personaggio è di solito Iena "animale dall'andatura claudicante e dal verso sgradevole, che si aggira la notte attorno alle tombe e dissotterra, se non si sta attenti, i cadaveri per cibarsene. Il narratore gli associa un compagno: Avvoltoio. All'opposto della stupidità dell'eroe negativo dalla testa calva, che vuole bastare a sé stesso, si trova la saggezza dell'eroe positivo dai capelli bianchi che segue gli esempi degli anziani e in modo particolare quelli di suo padre: (batra kan bo o tie ji sie noan djorè, ji ti a bo dje): il ragazzo che segue i consigli di suo padre arriverà ad avere i capelli bianchi. Lasciamo la parola al narratore: "Una volta si affidavano molte donne ai nostri re che potevano avere fino a 100 figli. Si sapeva che questi figli non erano tutti suoi, ma erano considerati come suoi figli. Tra di loro non ce n'erano molti che rispettavano veramente il padre... forse 5 o 10. Un giorno un re, vedendo che si avvicinava la sua morte, chiamò tutti i suoi figli, e diede loro i suoi ultimi consigli: dovete sempre rispettare le persone più anziane di voi. Se incontrate una donna anziana come vostra madre, chiamatela mamma. Quando incontrate un giovane come vostro fratello, chiamatelo fratello. Indicò loro dunque il cammino per ben riuscire nella vita. Non siate scortesi, cattivi, rispettate gli anziani: non bisogna che il vostro nome sia sulla bocca di tutti... Vi furono dei figli che seguirono i consigli del padre, altri che non li seguirono. I primi ebbero una buona posizione nella loro vita, gli altri non trovarono nulla di buono.