Korafwè o te ka nane bii, ji ti so wo, ji bo do te pètè: le co-mogli sono come lo sterco delle vacche: sopra è secco, ma dentro è molle e puzza. Questo proverbio rivela le difficoltà che esistono all'interno di una famiglia con più mogli. Le tensioni non sono sempre visibili e pubbliche. A volte le co-mogli si fanno del male all'insaputa l'una dalle altre, facendo ricorso, per esempio, a una terza persona (marabutto, stregone...) Il racconto mostra l'esempio di una famiglia apparentemente unita: il marito tesse le sue tele a fianco delle sue spose che gli preparano i fili di cotone. Una delle sue spose, con pratiche di stregoneria, agisce di nascosto contro la sua rivale, distruggendo regolarmente i frutti del suo lavoro. Con l'intervento del cacciatore il marito smaschera le colpe della sposa fattucchiera e libera la famiglia dalla sua influenza.

La moglie gazzella

Voi anziani qui riuniti, ascoltate bene. Sono ancora io Kwaku François che racconto questa storia.
Un temo c'era un uomo che aveva sposato due donne. Une delle donne era molto pigra, non voleva mai lavorare. Non faceva che andare a consultare gli indovini. Davanti ad una tale persona così pigra, cosa mai si poteva fare?
Il marito possedeva un grande campo. Lo divise in due porzioni e ne diede una parte all'una e una parte all'altra.
Una volta diviso il campo, la donna che amava il lavoro andò a seminare, nella sua porzione, degli ortaggi per preparare gli intingoli.
Tutta la sua porzione fu seminata. La donna pigra, al contrario, non si mosse. La sua parte rimase piena di erbacce.
Ora ella osservava il campo della sua rivale e tutto il lavoro che faceva. Si rodeva dalla gelosia e cominciò a ruminare sentimenti di vendetta. Andò a consultare un marabutto e gli disse:
- E' Dio che ci ha creati, è lui che ha creato i pigri, è lui che ha creato i lavoratori.
Io e la mia rivale abbiamo lo stesso marito. Io sono coperta di vergogna.
Per questo vengo a chiederti di trasformarmi in una strega. Sono troppo gelosa del lavoro della mia rivale.
Desidero distruggere tutto il suo lavoro.
- Che genere di sortilegio desideri?
La donna rispose:
- Desidero trasformarmi in animale selvatico per devastare il suo campo e distruggere tutti gli ortaggi che ha piantato: non deve restare più nulla.
Il marabutto preparò una pozione magica e la consegnò alla donna dicendole:
- Fa ben attenzione! Questa pozione l'ho appositamente preparata per te. Quando arriverai nel campo intona questa canzone.
Ti trasformerai così in gazzella, potrai pascolare nel campo e brucare i suoi ortaggi e legumi.
Quando avrai terminato, intona di nuovo la stessa canzone e ridiventerai donna.
La donna rispose:
- Bene, ho capito.
Il marabutto le consegnò la pozione per permetterle di fare i suoi sortilegi.
Il momento era arrivato. Il campo era pieno di ortaggi e di verdure: c'era del gombo, del taro, e ogni altro genere di ortaggi. Quando arrivavano davanti a questo campo, tutti erano meravigliati.
Presto, molto presto al mattino, la donna prese la sua bacinella (con gli attrezzi di lavoro) e partì.
Arrivò e si diresse là dove iniziava il campo, dove c'era il primo tumulo di terra.
Si spogliò e, stando ben ritta in piedi, intonò la sua canzone.
Caro mio! Improvvisamente si trasformò in gazzella. Entrò nel campo e cominciò a divorare tutto il gombo e il taro. Non rimase più nulla.
Devastò tutto il campo. Alla fine intonò di nuovo la sua canzone e riprese le sembianze umane.
Raccolse il suoi arnesi e tornò a casa.
Un po' più tardi l'altra donna arrivò nel campo. Una volta sul posto...che desolazione!
Il suo campo era completamente distrutto. Non rimaneva più nulla! Ma chi ha potuto fare questo?
Ritornò a casa e ne parlò a suo marito. A sua volta si recò nel campo.
Che cosa ha visto? Ovunque orme di gazzella: ce n'erano in tutto il campo.
Un giorno un cacciatore si alzò presto, molto presto, ben prima dell'aurora, e se ne andò a caccia.
Ora la donna-strega era partita prima di lui. Quando il cacciatore arrivò nei dintorni del campo, vide la donna. Si nascose non lontano e cominciò a sorvegliarla.
La donna depose a terra la bacinella, tolse il suo abito da lavoro e lo depose a terra. poi si spogliò completamente.
- Ma cosa sta combinando questa donna, si chiedeva il cacciatore.
La donna intonò la sua canzone. Improvvisamente si trasformò in gazzella. Entrò nel campo e divorò tutto il gombo che vi era seminato.
In poco tempo non restò più nulla.
Il cacciatore era là, osservava, osservava. Quando la gazzella ebbe terminato di devastare il campo, si diresse verso la cima del campo, intonò la sua canzone, si ritrasformò in donna, prese la sua bacinella e se ne andò. Il cacciatore era sempre là. Diceva:
- Eh, eh, eh, eh, eh... Ah! E' così che stanno le cose!
Ritornò a casa. Andò a trovare il marito della donna spiegandogli tutto ciò che aveva visto laggiù nel campo.
l marito rispose:
- No, non posso crederlo! Non è mica oggi che ho sposato questa donna, la conosco da troppo tempo.
Il cacciatore rispose:
- Bene, io ti ho detto quello che dovevo dirti.
Il marito disse allora:
- Poi ché sei venuto ad avvertirmi andrò io stesso per rendermi conto con i miei proprio occhi.
Ora, in quel tempo, il marito di quelle due donne era tessitore, come il nostro amico Sidja che tesse le sue tele laggiù col suo telaio.
Il marito andò dunque a sorvegliare la donna. La sorvegliò diverse volte.
Ogni volta che andava al campo cantava la sua canzone e si trasformava in gazzella: mangiava il gombo, il taro e gli steli degli ignami.
Quando era tutto distrutto, intonava di nuovo la sua canzone, si ritrasformava in donna e ritornava a casa. Suo marito disse allora:
- Bene, bene, bene!
Tuttavia non disse nulla per parecchio tempo. Lasciò passare molto tempo.
Un giorno, una domenica, tutti erano a casa. Non erano andati né ai campi, né in nessun altro posto.
Il marito prese dei fili di cotone, li infilò nel suo telaio e cominciò il suo lavoro: korokoro-korokorokrè... korokoro-korokorokrè... pi pi pi... pi pi pi... korokorokra...wè wè wè: faceva la spola con la sua navetta.
Il marito stava dunque lavorando. Frattanto le sue mogli avevano preso le conocchie e tutto il necessari per filare il cotone.
Erano là sedute accanto al loro marito. Ad un certo momento il marito si mise a fischiettare il canto della donna.
La donna era là seduta. Improvvisamente ebbe dei brividi. Il marito continuava a tessere la sua tela.
Dopo un po' di tempo iniziò ancora il suo canto.
Questa volta lo canticchiava sottovoce. Cantava e tesseva.
Bruscamente la donna lasciò andare la conocchia. Rimase qualche tempo immobile, poi domandò a suo marito:
- Ma che genere di canzone stai cantando?
Il marito rispose:
- E' un canto che faccio ogni volta che tesso le mie tele, lo canto spesso qui in casa.
Mentre voi filate il cotone io canto questa canzone, così il mio lavoro procede spedito.
La donna riprese la conocchia e continuò il suo lavoro. Il marito fischiettò di nuovo la canzone.
La donna ebbe di nuovo dei brividi e rimase là immobile.
Ah! Adesso il marito non ne poteva più.
Si mise a cantare ad alta voce. La donna gridò allora:
- Non devi cantare questa canzone qui a casa.
E' un canto riservato alla morte dei grandi Re, se si canta qui in casa capiteranno grandi disgrazie.
Marito mio, ti prego, non cantare mai più questa canzone.
Il marito rispose:
- Ma è il canto che accompagna il mio lavoro, e che lo fa riuscire bene!
Il marito continuò il suo lavoro. Iniziò di nuovo il canto sottovoce. Sua moglie urlò:
- Ma ti ho detto di non cantare?
Il marito continuava a cantare. La donna si mise ritta in piedi. Alla terza volta...il suo vestito cadde a terra.
Il marito continuò a cantare. Tutti gli abiti della donna caddero a terra.
Improvvisamente si trasformò in gazzella e gbo gbo gbo gbo.... sparì nella boscaglia.
Eccola partita per sempre.
Ecco la ragione per cui tu donna, quando sposi un uomo, non devi fare la pigra, né andare a fare dei sortilegi, al contrario, devi lavorare nel campo di tuo marito.
Ecco il significato del mio racconto.