"Gli anziani non cessano di ripetere: non desiderare i beni degli altri. Se vedi che il tuo prossimo è sistemato meglio di te, non devi essere geloso della sua fortuna. E' Dio che ha creato tutto, non ci ha fatti tutti allo stesso modo. Se tu, vecchio, sei geloso della riuscita di un giovane, se coltivi questi sentimenti dentro di te, poco a poco diventerai cattivo. Ecco il significato della rivalità delle due spose".

Polentina alla schiena di strega

Sono io, Kwaku François, sono io che sto narrando questa storia.
Un tempo c'erano due donne che avevano lo stesso marito. L'una e l'altra avevano messo al mondo una bambina.
In quel tempo imperversava una grande carestia, come quella che esiste oggi nel nostro villaggio.
Una delle bambine era cresciuta e andava, con le sue amiche, a cercare cibo nella foresta. Esse andavano a piedi come noi una volta quando andavamo a comperare il cibo ad Abokro.
Un giorno le due bambine stavano preparandosi per andare in cerca di cibo. La sorella minore di una di loro, una bambina piccola piccola e semplice, chiese di partire anche lei. La sorella rispose:
- No, non venire, la strada è molto lunga.
- Voglio venire con te.
- Non venire, ti stancherai troppo.
- No, voglio venire.
- Bene, se vuoi proprio venire, vieni.
Caro mio! Le bambine si misero in strada. Camminarono a lungo, a lungo. Arrivati a metà strada, la sorellina non poteva più camminare. La sorella maggiore, imbarazzata, disse allora:
- Non fa nulla, aspettatemi qui, la riporto a casa e ritorno, poi ripartiremo. Sua sorella, la figlia dell'altra madre, rispose:
- Tu vuoi che ti aspettiamo qui per ripartire insieme? No, io non ti aspetterò.
- Se non mi spettate, come faccio per trovare la strada? Voi siete venute qui diverse volte, mentre io è la prima volta che vengo da queste parti.
Sua sorella replicò:
- Se le cose stanno così, credo che stasera voi andrete a letto con la pancia vuota.
L'altra disse allora:
- Bene, io ritorno perché la sorellina ce l'ho io in consegna. Se dunque non la riporto a casa non potrò poi portarla con tutti i bagagli che avrò. Dunque ritorno. Se non volete aspettarmi, pazienza!
La bambina prese la sorellina e insieme ritornarono a casa. Giunte a casa sua madre voleva picchiarla. Lasciò la sorellina e via di corsa fré fré fré...
Giunta sul posto dove aveva lasciato le altre bambine... eh! Non c'era più nessuno, erano tutte partite, non l'avevano aspettata.
Caro mio! La bambina continuò la sua strada. Ad un certo puto arrivò ad un crocicchio. Davanti a lei c'erano tre strade.
- Ma quale strada devo prendere? Prese una strada di mezzo. Ma non era quella buona. La bambina camminò a lungo. Ad un certo momento intese delle voci. Disse:
- Le ho ritrovate, finalmente!
Si diresse là dove provenivano le voci. Intravide una casa:
- Ah! Questa volta ci sono veramente! - pensò
Caro mio! La bambina si avvicinò. Entrò. Trovò una vecchia: tutto il suo corpo era pieno di rughe e coperto di squame. La vecchia era là seduta, spaventosa a vedersi. La bambina ebbe un brusco movimento di paura. La vecchia le disse:
- Figlia mia, non avere paura, avvicinati.
La bambina pensò:
- Sono morta. Che poteva fare? Si avvicinò.
- Figlia mia, ecco una sedia, accomodati.
La bambina si sedette.
- Come mai da queste parti?
- Ero partita con le mie amiche a cercare cibo. Ho dovuto riportare a casa la mia sorellina che aveva voluto seguirmi. Al ritorno le mie compagne mi avevano abbandonata. Mi sono perduta ed eccomi arrivata qui.
La vecchia rispose:
- Non devi temere nulla. Resta qui a dormire. Domani ripartirai.
Eh! La bambina tremava di paura. Sola, con quella vecchia. Ad un certo momento la vecchia le chiese:
- Figlia mia, hai fame?
- No, rispose.
- Tu non mi dici la verità - rispose la vecchia - tu hai fame.
- No, nonna, non ho fame.
- Bene, disse allora la vecchia. La notte stava calando. La vecchia disse alla bambina:
- Figlia mia, fra poco sarà notte, tu sei venuta a casa mia, devo darti da mangiare. Sono le squame della mia schiena che raschierai per preparare la polentina che mangeremo.
Che poteva fare la bambina?
Si avvicinò al dorso della vecchia e ka ka ka... le raschiò gran parte della schiena.
Depose le squame nella marmitta e le fece cuocere come se fosse del cibo. Che poteva fare di più? Una volta cotto mangiarono, poi si coricarono.
Il giorno dopo la vecchia disse alla bambina:
- Vieni di nuovo a raschiare la mia schiena.
La bambina raschiò di nuovo la schiena della vecchia e preparò ancora la polentina. Mangiarono. La bambina disse allora:
- Nonna, ora ti domando il permesso di partire. Insegnami la strada perché possa tornare a casa.
La vecchia rispose:
- D'accordo, ti insegnerò la strada. Aspetta però un momento, vado a chiamare mio figlio, prima che tu parta.
La bambina pensò:
- Per me ora è veramente finita.
Caro mio! La donna andò a chiamare il figlio. Il figlio venne. Era più brutto della madre. Gli disse:
- Questa mia figlia è arrivata ieri. Ha dormito con me, questa mattina abbiamo mangiato insieme, e ora chiede di tornare a casa. Vai a prendere quelle olle che si trovano nella camera e portamele.
Il giovane entrò in una camera e portò fuori parecchie olle. Le olle erano grosse, molto grosse, come quelle di una volta. Erano tutte chiuse da un coperchio sigillato con argilla. Le depose davanti alla bambina.
- Vedi queste olle davanti a te? - disse la vecchia - Scegline una , quella che desideri, e portala con te, a casa.
Caro mio! La bambina osservò le olle a lungo, a lungo. Ce n'era una nera, nera, nera, coperta di fuliggine. Disse:
- E' questa che voglio. Eh! Se avesse scelto la più bella e la più luccicante non l'avrebbero forse uccisa?
- Ecco, è questa che voglio, disse di nuovo.
Il giovane le disse:
- No, non prendere quella - e gliela strappò dalle mani -, prendine un'altra.
La bambina rispose:
- No, è questa che desidero.
Il giovane le chiese allora:
- E' proprio questa che vuoi?
- Si -, rispose la bambina.
- Davvero? - insistette il giovane.
- Si, veramente.
- Bene! Mamma, ecco ciò che la bambina desidera.
- Se è quella che vuole - concluse la madre -, la prenda.
Il giovane le consegnò l'olla e le disse:
- Prendila, ora puoi andare. Ti ricordi? Sulla strada che hai preso per venire qui c'era un ruscello con l'acqua sporca e fangosa. Quando arriverai laggiù, se hai sete, bevi di quell'acqua, bevine molta, fino a riempirti la pancia. Troverai anche un altro ruscello con l'acqua chiara e limpida. Di quella bevine solo poca poca.
Tu sai che una persona piena di paura non si diverte mica per strada a bere quell'acqua pulita! E se venissero ad ucciderla! Caro mio! La bambina camminò a lungo, molto, molto a lungo.
Giunta davanti al ruscello con l'acqua fangosa, la bambina si mise a bere, a bere, a bere, fino a riempirsi il ventre.
Continuò poi la sua strada e trovò il ruscello dell'acqua limpida e pulita. Non voleva neppure assaggiarne, ma poiché le avevano ordinato di farlo, pensò che occorreva ubbidire.
Ne bevve alcune gocce. Raccolse la olla e continuò la sua strada.
Caro mio! Camminò, camminò, camminò, fin quando giunse a casa. Entrò in casa con la olla sul capo. Sua madre le gridò:
- Ma come, è adesso che rientri?
- Mamma - rispose la bambina -, non arrabbiarti, aspetta che ti spieghi cosa mi è capitato in foresta.
- Cosa ti è successo?
Si mise allora a raccontare tutto dall'inizio. Era partita a cercare cibo con la sua sorellina. Dopo un po' di strada la sorellina era stanca e aveva dovuto riportarla a casa. Quando era ritornata, sua sorella era partita lasciandola sola.
Ecco ciò che la bambina raccontò a sua madre. La madre rispose:
- Bene, non è niente di grave. Caro mio! La bambina era lì a casa con la sua mamma. Improvvisamente si sentì male, come se avesse voglia di vomitare. Disse alla mamma:
- Mamma, ho voglia di vomitare, dammi una pacca sulla schiena.
- Ma cos'hai? - rispose la mamma.
- Non aver paura, dammi soltanto una pacca sulla schiena.
La madre le diede alcuni colpi sulla schiena. Ahi! La bambina si mise a vomitare. Vomitò, come prima cosa, l'acqua limpida e pulita che aveva bevuto per ultimo. Ne uscì un piccolissimo serpente.
Sua madre gridò:
- Ma che stregoneria è mai questa? La bambina era là seduta. Dopo un po' di tempo disse di nuovo:
- Mamma, sento che devo vomitare ancora. Dammi qualche pacca sulla schiena.
- Ma come - domandò sua madre -, hai ancora voglia di vomitare?
- Mamma, ti prego, - rispose la bambina -, battimi la schiena perché possa vomitare. Se non lo fai morirò.
La madre le batté di nuovo la schiena e la bambina cominciò a vomitare l'acqua sporca che aveva bevuto per prima: ne uscì... oro, oro, oro... fin quando la sua pancia fu completamente svuotata. La bambina non vomitò altro che oro.
La mamma e la figlia non stavano più in sé dalla la sorpresa. Contemplarono l'oro, a lungo, a lungo, a lungo. Poi si coricarono. Il giorno dopo la bambina disse alla mamma:
- Ora apriamo la olla che ho portato con me.
- Cosa c'è dentro? - chiese la donna
- Apriamo e vediamo.
Caro mio! Le due andarono ad aprire la olla. Era piena d'oro.
La miseria che impediva loro di avere denaro per comperare del cibo era finita. Era questa stessa miseria che l'aveva obbligata ad andare con la sua sorellastra - perché lei conosceva il posto - là dove si prendeva il cibo. Doveva insegnarle quel posto perché anche lei ne potesse comprare. Ma non le aveva mostrato la strada, l'aveva abbandonata in foresta. Ora però il denaro era arrivato, e da solo. Non c'era più problema di cibo.
Tre giorni dopo la sorella, che l'aveva accompagnata in foresta, tornò con un grande cesto di taro.
La madre della bambina che era tornata con l'oro, disse:
- Io non voglio rendere il male con il male.
Prese un grosso cestino, come quelli di una volta, e cominciò a riempirlo d'oro. Poi disse alla figlia:
- Portalo a tua madre (era l'altra moglie di suo marito che chiamava così), daglielo.
La bambina prese il cestino e lo portò alla donna dicendole:
- La mia mamma mi ha ordinato di portarti quest'oro. La donna restò là un momento sorpresa, poi disse:
- Bene, va bene.
Andò dalla mamma della bambina per ringraziarla e le chiese:
- Da dove viene tutto quest'oro?
La donna le spiegò tutto raccontandole ciò che era successo alla figlia.
L'altra rispose:
- Ah! E' tua figlia che è andata a cercare quest'oro e tu ne hai messo da parte un po' per me? Farò in modo che mia figlia vada pure lei a cercarne.
Caro mio! Qualche tempo dopo la bambina disse:
- Voglio ritornare là dove sono andata a cercare il mio oro.
La sua matrigna disse:
-Partirai insieme a mia figlia.
Poi rivolgendosi alla mamma della bambina disse:
- Ora tu hai dell'oro e ne hai dato un po' a me che sono la tua rivale. Domani verrai a rinfacciarmelo come se fossi stata tu a mantenermi. Mia figlia è in gamba come la tua. Può benissimo anche lei, come tua figlia, andare a cercare l'oro.
Caro mio! Mentre stavano preparandosi per partire, la sorellina ammalata disse:
- Voglio venire anch'io.
- No, tu non vieni.
- Voglio venire anch'io - si mise a piagnucolare.
- No, tu non puoi venire.
Discussero a lungo, a lungo, fin quando la bambina rimase a casa. Le due sorelle si misero per strada. Ad un certo momento, mentre stavano camminando, la ragazza che aveva abbandonato la sorella e che era andata sola a cercare il taro, disse:
- Vado un momento al gabinetto.
- Bene, va pure -, rispose la sorella - Un giorno eravamo arrivate qui e ti avevo chiesto di aspettarmi perché dovevo rientrare a casa, ma tu non mi hai aspettata. Ora dici di voler andare al gabinetto. Vai, ma io non ti aspetto.
Caro mio! La bambina se ne andò e sparì dagli occhi della sorella.
La sorella arrivò all'incrocio delle tre strade. Conosceva la strada che conduceva laggiù a Abokro, ma non sapeva dove andavano le altre due.
Prese la strada di mezzo, la stessa che sua sorella aveva seguito per avere il suo oro.
Si incamminò dunque: fré fré fré... Camminò a lungo, molto a lungo. Improvvisamente si trovò davanti alla vecchia.
Appena la vide esclamò:
- Eh! Cos'è questa enorme e mostruosa donna?
La vecchia le disse:
- Figlia mia, avvicinati.
La fanciulla si avvicinò. La donna disse:
- Ecco una sedia, accomodati.
La fanciulla si sedette e stettero là insieme. Ad un tratto la vecchia domandò:
- Figlia mia, hai fame?
- No - rispose la fanciulla. Posso forse mangiare davanti a te, col tuo corpo così deforme e il tuo aspetto così ributtante? La vecchia le disse:
- Figlia mia, fa la brava.
Intanto il giorno stava calando. La vecchia disse alla fanciulla:
- Io non ho cibo qui. Si raschiano le squame della mia schiena e si fanno cuocere. E' questo che si mangia. La fanciulla rispose:
- Come? Io? Mia madre mi ha dato da mangiare per tanto tempo, ma non ho mai mangiato quella roba lì, e ora dovrei mangiare le squame della tua schiena? No, mai!
La vecchia cercò di convincerla, ma la fanciulla rifiutava sempre di raschiare la pelle della sua schiena, toglierle le squame e farle cuocere. La vecchia disse allora:
- Va bene, andiamo a coricarci.
Il mattino seguente la vecchia le domandò la stessa cosa. La fanciulla rifiutò ancora. Poi disse:
- Se le cose stanno così, ritorno a casa.
La vecchia rispose:
- Bene, d'accordo, ma attendi un momento prima di partire. Ho laggiù mio figlio, lo chiamo prima che tu parta.
Caro mio! La donna andò a chiamare il figlio. Egli venne. Appena la fanciulla lo vide, gridò:
- Ohhhh! Il figlio non era più bello di sua madre. Anche lui talmente brutto e deforme che era orribile a vedersi. Il ragazzo disse alla fanciulla:
- Sei venuta qui da mia madre e ora vuoi ripartire. prima di andartene scegli una delle olle di mia madre. Puoi prenderne una e portarla con te.
La fanciulla ne notò una grossa: era tutta lustra e col coperchio spalmato di grasso fresco. Disse:
- E' questa che voglio. Il ragazzo gliela tolse di mano e la rimise con le altre. La fanciulla disse una seconda volta:
- E' questa che voglio, lo ripeto che è questa che voglio. Mia madre ed io siamo delle persone civili, non siamo delle sporcaccione per prendere quelle olle laggiù tutte unte.
Il ragazzo le strappò di nuovo la olla e la mescolò con le altre, la fanciulla scelse ancora la stessa. Il ragazzo disse allora alla madre:
- E' questa che desidera.
- Bene -, rispose la madre -, dalle quella che vuole.
Quando la ragazza stava per avviarsi, il ragazzo le disse:
- Arrivata laggiù sulla strada troverai dell'acqua melmosa. Devi berne molta, molta. Vedrai anche dell'acqua limpida e pulita. Di quella assaggiane appena.
La fanciulla avrebbe preso sul serio le parole del ragazzo? Caro mio! La fanciulla raccolse la sua olla e via: fré fré fré... Prese la strada del ritorno.
Incontrò il ruscello pieno di acqua melmosa. ne assaggiò appena qualche goccia. Incontrò un secondo, un terzo ruscello, e passò oltre. Arrivò finalmente davanti all'acqua limpida e pulita. Disse:
- Ecco l'acqua che mamma ed io beviamo a casa, è questa l'acqua che berrò, è di quest'acqua che mi riempirò la pancia, io sono una ragazza per bene.
Cominciò a bere, a bere, a bere, fino a gonfiarsi il ventre. Caro mio! Continuò la sua strada. Arrivò a casa. Appena entrò in casa sua madre si mise a danzare dalla gioia: saltellava di qui, saltellava di là. Ah! Sua figlia era tornata. Si coricarono. Il mattino seguente la figlia le disse:
- Mamma, ho voglia di vomitare. La sorellina ammalata, la figlia dell'altra mogli, era là in casa e si mise a ridere. Se avesse saputo ciò che stava per succederle non avrebbe riso. Infatti la sua matrigna la scacciò fuori casa, lontano, fino in fondo al villaggio.
Madre e figlia chiusero la porta. Raccolsero dei grossi tronchi e barricarono la casa.
- Mamma, sento voglia di vomitare, battimi sulla schiena. La madre le diede alcune pacche sulla schiena: ohhhh! Tutta la casa fu piena di serpenti.
La figlia disse allora alla madre:
- Mamma, non prendertela se non c'è nulla di buono che è uscito. Nella olla ci saranno senz'altro cose buone.
Sua madre rispose:
- Bene, portiamola in casa.
Non c'erano forse grossi tronchi dietro la porta? La sorellina ammalata, che era stata scacciata, si teneva ora là dietro la porta senza dire niente. Caro mio! Presero la olla e la spaccarono gettandola a terra: ohhhh! Vespe, api, calabroni... e ogni altra sorta di insetti. Tutti uscirono e le punsero, le punsero, le punsero...
La sorellina ammalata era là dietro la porta. La matrigna le gridò:
- Apri la porta, apri la porta, apri la porta!
- Non posso - rispose la bambina - la nonna dice che devo prendere altri tronchi da aggiungere a quelli che voi avete messo davanti alla porta.
Mentre la bambina ripeteva questo, andava a raccogliere tronchi e li deponeva davanti alla porta affinché le due non potessero uscire.
Caro mio! Le vespe punsero a lungo, molto a lungo le due donne che si dibattevano e facevano tutti gli sforzi possibili per sfondare la porta. Finalmente la porta cedette, e le due scapparono ognuna per conto suo, rotolandosi per terra perché non vedevano più nulla.
Ecco la ragione per cui quando hai accanto a te un'altra moglie con la quale vivi, se questa ha una figlia, devi considerarla come tua figlia. Anche l'altra moglie deve considerare tua figlia come sua propria figlia. Se al contrario tu odi sua figlia, anche lei odierà la tua.
Ecco il senso e la fine del mio racconto.