"Troveremo qui l'esempio di un racconto corretto "cristianamente". L'autore innesta la sua nuova fede su materiali tradizionali. Il narratore spiega che il movimento centrale del racconto gli è stato suggerito dall'episodio dei magi che non ritornarono più da Erode e raggiunsero il loro paese da un altra strada. (Mt.2, 1-12). Il narratore riassume così la sua spiegazione: "Nei tempi antichi tutti sapevano che esisteva Dio, ma non si conosceva bene il cammino che conduceva a lui. Una volta prima di fare qualunque cosa, si pronunciava il nome di Dio. E' un bambino che ci ha insegnato la vera via che conduce a Dio, e che ci ha fatto comprendere che Dio è il Signore di tutti noi".


Fede in Dio e Feticci

Ascoltatemi, voi tutti, anziani qui riuniti. Sono io Kwaku François, che vi narro il terzo racconto della serata.
C'era una volta un sovrano che aveva due figli. Quest'uomo adorava i feticci.
I figli crebbero. Uno seguì le stesse credenze religiose del padre, mentre l'altro divenne cristiano. Quando il padre adorava i feticci sgozzava le vittime sui feticci e vi faceva colare sopra il sangue. Deponeva davanti a loro delle uova, poi metteva i feticci al sole per fare essiccare il sangue. Infine li riponeva a casa. Un giorno il sovrano disse fra sé:
- Ho messo al mondo due figli: uno adora i feticci come me, mentre l'altro è cristiano.
Voglio insegnare a quest'ultimo che sono io, suo padre, e che mi deve rispetto e ubbidienza. Chiamò il figlio e gli disse:
- Oggi resterai a casa. Io vado ai campi. Sorveglia i miei feticci che ho messo al sole.
Fa attenzione: se piove prendili e mettili al riparo. Il figlio rispose:
- D'accordo, papà, ho capito. Il padre andò al lavoro. Improvvisamente il cielo si oscurò e cominciò a piovere.
Il ragazzo era seduto in cortile e guardava i feticci. Disse loro:
- Entrate, entrate, entrate, vi dico! Piovve a lungo. Alla fine i feticci furono completamente coperti di fango. Il padre ritornò dai campi. Egli pensava:
- Meno male che mio figlio ha messo al riparo i miei feticci. Arrivò a casa e si accorse che i feticci erano ancora nel cortile: avevano ricevuto tutta la pioggia ed erano coperti di fango. Chiamò il figlio e, furioso, l'apostrofò:
- Ma per quale motivo ti ho lasciato a casa? Poi convocò sua madre e tutta la famiglia:
- Ah! Veramente questo ragazzo fa sempre di testa sua. Avevo messo i miei feticci al sole, ero andato a lavorare nei campi e gli avevo dato ordine di toglierli dal cortile se avesse piovuto. Ecco: la pioggia è caduta e lui non ha ubbidito. I miei feticci sono tutti rovinati. Chiedetegli perché non ha fatto ciò che gli avevo ordinato. Il ragazzo fu interrogato. Rispose:
- E' tutto vero! Papà adora i feticci, io invece sono cristiano e non posso fare ciò che fa mio padre.
E' per questo che, quando si è messo a piovere, mi sono seduto sotto la veranda e ho chiamato a lungo i feticci, ma non si sono mossi e si sono bagnati. Ecco tutto! Conosci la legge degli avi? Questo ragazzo merita la morte.
La ragione? Eccola: quando la pioggia cominciò a cadere, il figlio doveva ubbidire agli ordini del padre e mettere i feticci al riparo. Decisero dunque di ucciderlo. Avvertirono i boia, i quali furono d'accordo. Il re diede loro queste istruzioni:
- Manderò mio figlio da voi a ritirare della linfa di palma. Quando entrerà prendetelo e tagliategli la testa.
Poteva forse immaginare il ragazzo ciò che si tramava alle sue spalle?
Era domenica. Il ragazzo si alzò e fece la sua toilette. Poi il padre lo chiamò e gli disse:
- Va a cercarmi la linfa di palma nella casa laggiù in fondo al villaggio.
Ho già pagato. Prendila e portamela qui.
Il ragazzo ubbidì e partì. Giunto davanti alla casa indicatagli dal padre, sentì suonare la campana: erano le otto, era l'ora di andare a messa. Pensò tra sé:
- Mio padre mi ha mandato a prendergli da bere, ma io sono cristiano. la campana ha suonato.
E' meglio che prima vada in chiesa, altrimenti arriverò dopo il Vangelo e sarà come se avessi perso messa. Andrò in chiesa, poi ritornerò a prendere la bevanda di mio padre. Se ne andò dunque in chiesa. La preghiera durò a lungo. Intanto il padre aspettava a casa. Quando vide che il figlio non tornava, guardò il cielo soddisfatto, sorrise, poi scosse la testa e disse:
- L'hanno preso! A quest'ora è morto.
Non diceva forse che non poteva fare come me e che voleva adorare solo il suo Dio? Gli sta bene. Per lui è finita. Chiamò l'altro figlio, colui che lo rispettava e che adorava i feticci come lui, e gli disse:
- Vai in quella casa in fondo al villaggio e chiedi se è stato fatto ciò che ho comandato.
Se hanno finito, di loro che li aspetto qui per bere insieme la linfa di palma. Il ragazzo partì. Entrò nella casa indicatagli dal padre e salutò:
- Buongiorno signori... Di scatto uno degli uomini si alzò e disse:
- Eccolo! Appena il ragazzo fece per aprire bocca e continuare... hop! La sua testa cadde a terra. Suo padre aspettava a casa sua. Dopo la messa il figlio cristiano corse a far ciò che il padre gli aveva ordinato. Bussò alla porta ed entrò. Salutò gli uomini che vi si trovavano e disse:
- Papà m'ha detto che c'è qualcosa per lui qui e che devo portargliela a casa. Risposero:
- Sta bene! Ritorna a casa e avverti tuo padre che abbiamo eseguito i suoi ordini e che verremo noi stessi a portargli ciò che ha chiesto. Il ragazzo tornò a casa. Appena suo padre lo vide sobbalzò di paura e si mise a tremare.
Il figlio se ne accorse e gli chiese:
- Che cosa c'è papà? Mi hai inviato a cercarti da bere.
Sono andato, ma proprio allora ho sentito suonare la campana e sono andato in chiesa. Terminata la preghiera sono andato nella casa che mi avevi indicato e ho detto a quei signori che venivo per fare la tua commissione. Mi hanno detto di tornare a casa perché avrebbero portato loro stessi ciò che avevi chiesto. Eccoli arrivare.
Una donna li seguiva. Arrivata davanti al sovrano, aprì il suo manto e la testa del figlio rotolò ai suoi piedi.
- Maestà, dicono, abbiamo eseguito l'ordine che ci hai dato. Dacci la linfa di palma che ci hai promesso. Il re era là impietrito.
Si portò una mano alla bocca e grosse lacrime gocciolarono dai suoi occhi.
- Maestà, che cosa c'è? Noi domandiamo solo la nostra bevanda.
Il re diede loro la bevanda promessa. Bevvero. Si alzarono e se ne andarono. Anche il re si alzò. Raccolse tutti i feticci che venerava, quelli che teneva in casa e altrove, ne fece un mucchio e li bruciò. Poi radunò tutta la gente e disse:
- Dio è veramente più grande e più potente di tutti i feticci che si trovano nel mondo. Sono io Kwakou François che ho raccontato questa parabola a tutti gli anziani qui riuniti.