I racconti raggruppati in quest'opera sono tutti di Ayui Kwaku François di Koun Fao. E' lui stesso che li ha narrati
così come sono trascritti.
A.K.François non è un "letterato". Da bambino non ha mai frequentato la scuola. Da adulto ha cercato di seguire qualche
corso serale. Quando racconta lo fa in bona, sua lingua d'origine. Nostro compito è stato unicamente quello di raccogliere
i testi, tradurli e raggrupparli.
Queste storie non sono state raccontate tutte nello stesso luogo, né nello stesso tempo. Ogni racconto fa parte di una seduta
di circa due ore. I testi sono dunque estrapolati dal loro contesto originale.
La seduta aveva luogo la sera dopo cena a Koun Fao nella casa del vecchio Kwame Ahingora, uno degli anziani del villaggio,
che possiede un grande cortile capace di contenere molte persone.
Le sedute erano pubbliche e i partecipanti sempre numerosi.
A.K. François non è mai mancato ad una seduta, anzi era uno degli animatori più dinamici, e interveniva molto spesso.
Ma non raccontava come gli altri: era un vero artista. Ecco la ragione che ci ha spinti a trascrivere i "suoi" testi.
Come sottolinea lui stesso nella conversazione che si troverà più avanti, si incontrano ancora oggi parecchi narratori in tutti
i villaggi. Tutti sanno raccontare: bambini, giovani, adulti, vecchi, uomini, donne, ma non tutti raccontano allo stesso modo,
con la stessa arte. La maggior parte dei narratori sono persone senza particolari talenti.
Tuttavia in ogni villaggio se ne trovano
alcuni che emergono dalla massa e che si impongono per la loro arte e per la padronanza della parola. La loro fama
oltrepassa i limiti del villaggio.
E' il caso, per esempio, di Louis Kwame di Koun Abronso, di Yao Dongo di Anokikro,
di Ayui Kwaku François di Koun Fao.
Questi narratori nella loro vita quotidiana non si distinguono in nulla dalle altre persone.
Così A.K. François è un bona assuadiè
di Koun Fao. Ha una cinquantina d'anni, è sposato e padre di diversi figli. Il suo reddito di agricoltore è molto modesto.
Arrotonda le sue entrate incidendo le palme, e la vendita del vino di palma gli permette di aggiungere qualche soldo al suo
reddito giornaliero.
Per conoscere A.K. François e la sua arte bisogna vederlo in azione durante una seduta. I testi pubblicati qui non sono in
grado di trasmetterci la sua arte: ce la lasciano solo intravvedere. Si è trasformato un testo orale, con tutto ciò che comporta
di dinamismo, di espressività, di vitalità, di ritmo, in un testo tradotto, scritto, inerte, senza anima.
La ricchezza e la profondità
di certi testi non sfugge tuttavia a nessuno. Fino a che punto si può affermare che questi racconti sono di A.K.François?
Sappiamo che il racconto è un'opera collettiva più che individuale. Il narratore non fa che attingere nell'immensa riserva
della tradizione. A.K. François afferma di aver sentito i suoi racconti da suo padre Kien Yao.
Ma la tradizione offre al narratore
molteplici possibilità nel momento stesso in cui crea il suo racconto.
Ogni narratore deve far rivivere il contenuto con il suo genio
e la sua arte.
A questo proposito è illuminante un'analisi comparativa delle varianti di uno stesso racconto.
E' stato fatto altrove ()
comparando il maggior numero di combinazioni possibili dello stesso racconto, in tavole sinottiche: sia lo stesso racconto
proposto dallo stesso narratore in circostanze diverse, sia due varianti date da due narratori diversi, sia ancora cinque varianti
raccontate da cinque persone diverse.
E' allora evidente che ogni narratore ha un grande margine di libertà e di movimento all'interno dello stesso racconto.
Le microsequenze possono essere organizzate in maniera completamente diversa secondo i talenti del narratore e soprattutto,
secondo il contesto in cui la storia è narrata e il fine perseguito.
La veglia narrativa costituisce l'ambiente di origine di ogni
racconto.
Un racconto narrato durante la giornata, non avrà la stessa ricchezza né lo stesso sapore di quello narrato durante
una seduta, la sera, di fronte ad un uditorio: il racconto diurno è completamente al di fuori del suo ambiente naturale, e ne porta
le conseguenze.
Ciò induce a presentare, almeno sommariamente, gli elementi costitutivi della seduta. Non potendo presentare un'analisi
completa di una veglia narrativa, ci si limiterà a schematizzare le articolazioni essenziali affinché il lettore possa avere una
visione di insieme sull'ambiente di origine dei racconti.