TERZO LIVELLO
La vita religiosa


E' difficile definire in poche righe la religione tradizionale, sia a causa della diversità delle sue forme che per la profondità dell'argomento. Si è soliti classificare l'Africano come un uomo molto religioso, naturalmente rivolto verso l'invisibile. E nello stesso tempo si è biasimato l'animismo, la sua visione molto "limitata" del mondo e certe sue usanze "sanguinarie". Ci sembra importante rettificare questi punti di vista sommari.

Un Dio supremo

Il credo in un Dio unico è il fondamento primario della religione tradizionale africana. Si tratta di un Dio trascendente, creatore dell'universo che risiede nel firmamento (sovente, d'altronde, la stessa parola serve a designare sia Dio sia il cielo). Considerato come il signore del mondo, non ci si può rivolgere a Lui direttamente: ciò significherebbe mancargli di rispetto. Così come non si può trattare direttamente con una personalità senza l'aiuto di un intermediario, la divinità suprema può essere invocata tramite gli "spiriti" che assicurano la comunicazione tra Cielo e Terra. Ci sembra dunque improprio parlare di politeismo a proposito di questa religione.

Spiriti, Antenati, Geni

Statuetta senufo La popolazione del mondo degli spiriti è molto varia. In primo luogo ci sono gli Antenati, agevolmente accessibili poiché sono situati nel nostro tempo. Non è così per gli "Antenati primordiali" resi mitici che si fanno risalire all'inizio dell'umanità. C'è poi tutto un insieme di "divinità" sovente legate ad elementi naturali (fulmine, ferro, acqua, ecc. o a luoghi geografici ben delimitati (montagna, palude, albero gigante...) Ma non si identificano in questi elementi naturali che sono solo, in qualche modo, il loro luogo di residenza. Infine la savana è popolata da geni, creature antropomorfe incaricate di premiare o punire gli uomini, e che sovente sono all'origine di scoperte fondamentali dell'umanità (fuoco, lavoro dei metalli, agricoltura, ecc.). Tutti questi esseri invisibili sono generalmente l'oggetto di un culto che sovente tende a mascherare la superiorità di Dio. E' senza dubbio una delle ragioni per le quali i riti africani sembravano frequentemente contaminati di magia: Dio che non può essere manipolato, ha messo a disposizione degli uomini il mondo degli spiriti il cui aiuto può essere chiesto per mezzo di sacrifici. Così vissuta, la religione può allora tendere al feticismo: la divinità stessa sparisce dietro l'oggetto che diviene in sé stesso il destinatario del culto. Generalmente gli Africani non si perdono in grandi speculazioni sulle loro credenze: la religione è il dominio del vissuto più che della teologia. E' importante infatti che l'uomo si situi nell'universo e si procuri i mezzi per vivere in armonia nella società così come è stata organizzata dagli antenati. La religione tradizionale ha dunque il duplice scopo di integrare le persone nel cosmo e perpetuare l'ordine sociale.

Indovini, Sacerdoti, Guaritori

Nella maggior parte delle società africane, l'indovino-guaritore è lo specialista della comunicazione con il mondo invisibile. E' lui che si consulta per premunirsi contro eventuali aggressioni esterne (quella degli stregoni mangiatori d'anime, per esempio ), o per avere la spiegazione di una situazioni dolorosa (malattia, insuccesso scolastico o altro). antenato protettore Dal suo contatto con gli Spiriti, trae il potere di scoprire il male alla radice e con le sue conoscenze della farmacopea è in grado di proporre una cura. Il suo compito non è dunque solo quello di guarire il male fisico: gli si chiede soprattutto d'interpretare gli avvenimenti importanti dell'esistenza umana, lieti o tristi.
A questi "preti tradizionali" fanno sempre più concorrenza i guaritori che sono commercianti più che agenti dell'ordine sociale. Tra di loro bisogna ricordare i "marabouts" che vendono, sovente a caro prezzo, i loro servizi a una clientela disorientata o assetata di potere. Non hanno nulla in comune con i marabouts della mistica musulmana, tranne che la loro appartenenza all'Islam.

Il mondo dell'arte

Maschera Una delle caratteristiche principali dell'arte africana è quella di essere un'arte "utile", e ciò è particolarmente vero per l'arte religiosa. Le maschere, le statuine e altri oggetti rituali non hanno solo una funzione stilistica. L'artista, anche se ha una certa possibilità di esprimersi liberamente, deve tener conto delle esigenze del suo cliente e dell'ideologia della sua etnia. Non è sempre facile identificare con certezza l'oggetto che si ha sotto gli occhi poiché è stato sovente collezionato in fretta, senza preoccuparsi di conoscerne il significato. E' deplorevole che ancora oggi l'arte africana sia considerata dalla maggior parte della gente solo per il suo aspetto puramente estetico.
In più, essendo diventato oggetto di speculazione per il suo valore di investimento, perde il suo significato.
Alcune statuine illustrano questo problema di identificazione già ricordato: può essere sia l'immagine di un antenato sia la raffigurazione di una "fidanzata dell'al di là". Nel primo caso sarà oggetto di venerazione di tutta la famiglia. Nella seconda ipotesi riguarda solo una persona che, suo tramite, manifesta la sua tenerezza alla sposa che aveva nella sua esistenza dell'al di là. In effetti presso i Baulé, si ritiene che ogni uomo abbia avuto un'altra vita sul modello della vita terrena. Gli indovini interpretano facilmente i problemi coniugali di un uomo o di una donna come il risultato della vendetta del precedente congiunto. La ricetta è allora invariabile: bisogna ricreare dei legami affettivi con lui, per mettere fine alla sua gelosia distruttrice. La statuina diventa il segno di questa presenza e il simbolo di questo legame rinnovato.

Mondo visibile e invisibile

Gli oggetti religiosi presentati nel terzo livello del museo potrebbero essere classificati in due grandi categorie: gli accessori del culto e le immagini degli abitanti dell'al di là. Nel primo gruppo, si trova tutto ciò che può servire per compiere i riti sacri: panoplie dell'indovino, strumenti musicali, vasellame, ornamenti, suppellettili religiose, ecc..
Alcuni di questi accessori sono essi stessi portatori di una carica mistica e sono allora investiti di un carattere sacro: è il caso dei seggi ancestrali akan di cui abbiamo già parlato.
Le immagini degli abitanti del mondo invisibile si ritrovano nelle statuine e nelle maschere. Queste ultime, soprattutto, colpiscono la nostra sensibilità europea. Tuttavia, nei nostri musei troviamo sovente delle opere tronche. La maschera, infatti, non si limita solo alla parte che si porta davanti al viso o sulla testa. E' composta anche da un insieme di fibre vegetali o tessuti che "mascherano" totalmente il corpo del danzatore. Così l'uomo sparisce per meglio manifestare la presenza dello spirito che lo possiede, poiché questa è la funzione della maschera: rendere presente un essere dell'al di là per aiutare o costringere l'uomo a meglio situarsi nell'universo.
Sposo dell'aldilà La diversità delle forme e degli stili, a volte in seno ad una stessa etnia, è sorprendente. Naturalismo dei Dan, espressionismo dei Wè, tendenza ad atteggiamenti astratti dei Grébo, per esempio, testimoniano la grande fantasia degli artisti africani.
Queste forme così diverse non pretendono di dare un'immagine fedele della realtà. Hanno un valore altamente simbolico e fanno riferimento ai miti che sottintendono le varie fedi. Così la maschera Zamblé dei Guro evoca sia il leopardo che il bongo (grossa antilope della foresta), e la sua coreografia imita le movenze di questi due animali. Ma in realtà rappresenta un "genio" che si è manifestato ad un cacciatore e aveva alcune qualità fisiche di questi animali.
A proposito delle statuine si possono fare le stesse osservazioni, almeno per ciò che riguarda il loro carattere simbolico e la loro funzione religiosa. Un gran numero di esse sono votate al culto degli antenati, altre manifestano la presenza di una divinità tutelare che si invoca in certe circostanze.
E' il caso delle famose "bambole della fecondità" degli Ashanti che sono venerate dalle donne in attesa di maternità... Altre ancora rappresentano i gemelli defunti: il gemellaggio è percepito come un fenomeno ambivalente in Africa. Ci si rallegra di un incremento eccezionale di vita, ma nello stesso tempo, si temono i gemelli che si crede possiedano uno spirito "potente": è importante dunque incanalare questa energia e metterla al servizio del gruppo circondandoli di premure, sia quando sono vivi che dopo la loro morte.

Stile eloquente

Uno studio stilistico esula dal quadro di questa breve monografia. Solo alcuni cenni e dati molto parziali.
Generalmente, la testa ha proporzioni imponenti, come se l'artista volesse esaltare la sede del pensiero e dell'intelligenza. Anche l'addome è ben evidenziato e a volte come indicato dalle mani che riposano all'altezza dell'ombelico: evocazione delle funzioni riproduttive, ma anche delle viscere che sono la sede dei sentimenti e della rettitudine morale.
Le gambe e i piedi sono trattati più sommariamente e danno l'impressione che il soggetto sia radicato nella terra, come se lo scultore abbia voluto esprimere la sua passione per "le cose della vita". Ci sembra infatti che se gli Africani privilegiano tanto i loro rapporti con il mondo invisibile, non è tanto per evadere da questo mondo ostile quanto per trovare la soluzione ai problemi quotidiani e meglio trar profitto da una vita che sembra sempre troppo breve.
Privilegiando i sensi, senza tuttavia rinunciare all'emozione estetica, gli artisti africani ci danno una bella lezione di umanesimo. Poiché questo è il loro scopo: aiutare l'uomo a crescere felicemente e ad avere successo.

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