Negli anni trascorsi viaggiando, prima sulle piste e poi tra le culture africane, ho avuto la fortuna e
il modo di raccogliere un materiale sterminato.
In Africa, come altrove, bisogna avere tempo e pazienza per "scavare", insieme con un pizzico di
fiuto e molto amore per la gente: allora si possono trovare facilmente pietre preziose e scoprire
oggetti di una bellezza stupefacente.
Magia, fantasia, saggezza
Tra i diamanti più luminosi, nella cassaforte del mio cuore, insieme ai cuccioli d'elefante, alle danze
dei Boscimani e alle cerimonie del Vodoun, nelle quali ho incontrato gli dei africani, custodisco
molti splendidi racconti.
Alcuni sono presentati in questo quaderno. Queste storie, miti, leggende sono pieni di poesia,
d'ironia, allegra fantasia, di fascino, e di disincantata malinconia, d'africana magia e di profonda
saggezza. E ricchi di significati e d'importanti suggerimenti per coloro che cercano itinerari
alternativi sulle strade della vita.
In molte di queste narrazioni, infatti, indagandole con una certa attenzione, si possono leggere, sotto
la superficie delle parole, numerosi archetipi, ovvero le immagini psichiche primordiali accumulate,
per centinaia di generazioni, nell'inconscio collettivo e diventate ormai parte del nostro patrimonio
genetico.
Ma queste immagini primarie non sono solo africane: sono universali, poiché riguardano le culture
umane, dato che tutte queste condividono lo stesso inconscio collettivo.
Momenti cruciali dell'esistenza visualizzati
Come dice Emile Zola, originariamente gli alfabeti furono pantheon, elenchi d'archetipi: il nostro ha
inizio con l'Alfa (il toro sacrificale) cui segue il Beta (il catino che ne raccoglie il sangue). Queste
immagini ovvero i contenuti strutturali dell'inconscio collettivo, derivano dalla condensazione e
dalla sedimentazione d'innumerevoli esperienze fondamentali vissute dall'uomo nel corso di tutta la
sua storia.
Fondamentali perché riguardano gli avvenimenti cruciali dell'umana esistenza, come la
nascita, l'amore, la caccia, la guerra, il dolore, la malattia, la vecchiaia, il sesso, la fame, il terrore
della morte, la solitudine, la danza, la gioia dell'alba e la malinconia del tramonto (cui segue la
notte, terrificante tempo buio dei predatori di uomini).
All'ascolto degli archetipi
Le immagini archetipe, nel corso dei secoli e in tutte le culture, hanno generato, spesso con
differenze minime, un grande patrimonio di miti, favole e leggende. Questi, a loro volta, spiegano il
mondo e ì fenomeni naturali, fondano e giustificano le culture, le consuetudini sociali ed alimentari,
le relazioni sessuali, i tabù e le religioni.
Gli archetipi si muovono sottoterra come tracce profonde,
riaffiorano improvvisi generando "inspiegabili" forti emozioni, filtrano mascherati attraverso il
cemento e l'asfalto delle metropoli occidentali, arricchiscono gli psicanalisti che "sanno" e che li
"spiegano", suggestionano i media, creano i luoghi comuni linguistici, visivi e musicali e popolano
tutte le nostre notti poiché abitano nei nostri sogni.
Inoltre, come predisposizioni latenti, ci
condizionano pesantemente, dandoci determinati gusti e indirizzandoci verso scelte di vita
apparentemente "irrazionali", ma coerenti con la nostra personalità nascosta e più vera.
La presenza spirituale degli antenati
Tuttavia nei villaggi africani, dove le strade sono soprattutto luogo d'incontro e di scambio, gli
archetipi sono molto più visibili e presenti perché "vivono", anche di giorno, con la gente.
In Benin, uno stregone esperto nascosto in un incrocio, può, quando il sole è basso, inchiodare
l'ombra lunga del passante e poi chiuderla in un vaso di vetro: l'Ombra è uno degli archetipi studiati
dal Carl Gustav Jung.
In Africa le principali figure archetipe, come l'Acqua, l'Animale, il Fuoco, il Tuono, la Madre, il
Fanciullo, il Vecchio Saggio, il Demone, la Malattia, la Morte, emergono dalla terra rossa, sulla
quale si cammina a piedi nudi.
Esse s'identificano nei Vodoun, che richiamati dai sacrifici, dai tamburi e dai canti, arrivano dalla
terra calda, risalendo lungo le nere gambe lucide di sudore. Poi i temibili Vodoun si
impadroniscono del fedele, gli svuotano il cervello e ne scaldano il cuore, pieno della divina
terrificante potenza e dell'amore degli Antenati, che nella terra continuano a vivere.
La sepoltura africana, infatti, non è un rito di morte e neppure un addio: è piuttosto un arrivederci, è
un modo, commovente ed efficace, di mantenere in vita coloro che ci hanno creato, nutrito ed
amato, nutrendoli e amandoli a nostra volta.
Spero che la vita vi regali l'occasione di entrare, in una capanna di uno sperduto villaggio, con
umiltà, rispetto e voglia di capire.
Dopo i saluti di rito, sorridendo con gli occhi ai vostri ospiti, versate un poco del liquore sulla terra
assetata sotto i vostri piedi. Fate bere gli Antenati, richiamateli in vita con il vostro affetto e poi, con
il cuore puro, fate delle offerte sui loro altari, dando loro alcuni bocconi (i migliori) del cibo, che in
Africa è così scarso e così caro.
Allora, li sentirete entrare dentro di voi, una presenza discreta e gentile, umida e calda come le
vostre lacrime di commozione per questo magico incontro, una presenza spirituale irradiante
positive vibrazioni, un quieto amore e una grande saggezza: quella che traspare da molte di queste
leggende.
Ascoltare con il cuore gli antichi messaggi
L'archetipo non è un segnale definito, oggetto di facile decifrazione e d'immediata comprensione. E'
bensì un simbolo, pulsante e mobile come una nuvola, che continua ad essere creativo e stimolante
attraverso il tempo della nostra vita e attraverso le diverse generazioni: ecco perché abbiamo tutti un
enorme bisogno di storie.
Abbiamo un bisogno tremendo di sentirle e poi di risentirle, per meditare ed estrarre dalle cose
narrate il loro significato primitivo, per capirci, per ritrovare la nostra umanità perduta, per catturare
il senso della nostra vita, per affondare le mani nella terra libera dal cemento e per sentire tra le dita
le radici umide dell'albero, che ci ha dato la vita e da cui proveniamo.
Il nostro passato, la nostra ricca storia, la nostra creatività, il nostro senso del bello, i nostri cibi, la
nostra musica, i nostri vini, i nostri gentili e perduti modi di dire e di fare, i nostri dialetti, le nostre
vicende famigliari: questa è la terra rossa, fertile ed antica in cui sono sepolti i nostri Antenati.
Impariamo a versare loro da bere, diamo loro da mangiare, teniamoli in vita nel nostro ricordo e
soprattutto amiamoli, facendoli raccontare, apprendendo il valore del silenzio e dell'ascolto del loro
antico messaggio.
Vi do un piccolo consiglio per leggere queste storie: lasciatevi catturare dalla
magia dei racconti e suggestionare dalla poesia delle immagini, che cantano amore per l'Africa e per
la sua gente.
Leggete queste storie non con la testa, ma con il cuore, perché è qui, solo qui, che si
incontrano gli archetipi e si vivono le grandi emozioni da questi provocate.
Liberamente tratto dall'introduzione di Mauro Burzio, UOMINI AFRICANI, Miti e Leggende, Velar, 2 vol.
1999.