La creazione della donna

Quando il Creatore ebbe creato l'universo, la terra, i pianeti, il sole e la luna, il giorno e la notte, ci pensò un po' su e poi decise di creare l'uomo, anche perché non aveva più nulla da fare. Allora prese dell'argilla che gli era avanzata dopo aver fatto la terra, la bagnò con la saliva e ne fece una figura con quattro gambe e senza braccia. Allora Dio disse: "Come farà a lavorare se non ha le mani?". E la buttò in mare.
Allora il Creatore prese dell'altra argilla, la impastò per bene e ne fece una figura con quattro braccia e senza gambe: "Come farà a camminare e a cacciare senza gambe?". E la buttò in mare. Infine il Creatore, che aveva una pazienza divina, disse: "Stavolta non devo proprio sbagliare, perché questa è l'ultima argilla che mi è rimasta".
Così prese l'ultima argilla, la impastò, la lisciò, fece tutte le cose al loro posto, dentro e fuori, sopra e sotto, dietro e davanti e poi la guardò.
Ma il Creatore non era ancora soddisfatto: quella statua molliccia rimaneva immobile e aveva un aspetto molto stupido. Allora il Creatore disse: " Per forza non si muove! Non le ho ancora dato la vita!". E soffiò la vita.
Così la creatura, piena di vita, si mosse, ma il Creatore non era soddisfatto: "Non deve solo muoversi. Deve anche pensare, amare, combattere!": e soffiò nella creatura Spirito, Sentimento e Volontà. Così finalmente venne creato l'Uomo.
Passò qualche tempo e l'Uomo cominciò a sentirsi solo: quando aveva finito di lavorare i campi o era tornato dalla caccia, allora si sedeva davanti al fuoco e guardava il cielo, bruciato dal sole che entrava nella terra, e si sentiva solo, come i marinai che attraversano l'oceano nei dhow spinti dai monsoni.
Il Creatore ci pensò un po' su, poi decise che avrebbe dato all'Uomo, che era venuto fuori maschio, una compagna femmina. Perché gli venne in mente che maschio e femmina insieme erano una cosa buona.
Ma l'argilla era finita.
Allora il Creatore si guardò intorno e prese un pizzico di qua e di là, una manciata a destra e a manca, una presina sopra e sotto, raccogliendo il profumo dei fiori, lo stormire delle foglie, il calore del raggio di sole, la freschezza dell'erba verde, l'ostinazione della pietra, la risata della iena, il canto dell'usignolo, la morbidezza delle piume dello struzzo, lo sguardo della gazzella in amore, la danza della giraffa, la sinuosità del cobra, la dolcezza del miele, la vanità del pavone, la freddezza del diamante, l'abbraccio della liana, la chiacchiera del vento, l'instabilità delle nuvole, la leggerezza della ghiandaia, la ferocia del leopardo, la grazia dell'impala, la timidezza del cucciolo, il tubare del piccione, la cattiveria della tempesta, la gioia verde della primavera, l'ardore del fuoco e il gelo del ghiaccio, le curve delle colline e gli spigoli delle montagne, la rabbia del vulcano e la calma della marea.
Poi mise insieme tutto quello che aveva raccolto e lo mescolò, facendone una farina soffice e morbida da impastare.
E venne fuori la Donna, cui il Creatore infuse la vita e ne fu soddisfatto. La diede quindi all'Uomo, dicendo:
"Andate e popolate la terra".
Poi si ritirò sopra le nuvole convinto di aver fatto una cosa buona.
Passò un giro di luna (un mese) e l'Uomo chiamò Dio, rivolgendosi al cielo e dicendogli tutto arrabbiato:
"Signore, riprenditi la Donna, perché ne ho davvero abbastanza! La mia pazienza non è grande come la tua!
La Donna che mi hai dato, continua a parlare, mi sorride e poi mi fa il muso. E' una lamentela continua, ride e poi piange, è triste poi è contenta, dice una cosa e poi il suo contrario, insomma mi tira scemo. Ho bisogno di tranquillità e di silenzio: preferisco stare da solo. Fammi il favore, riprenditela, perché con lei non posso vivere!".
Dio, che era previdente, non disse nulla, e riprese la Donna con sé, sorridendo sotto i divini nuvolosi baffi.
Dopo un altro giro di luna, l'Uomo invocò il Creatore con un tono di voce mesto ed afflitto:
"Mio Signore, che stupido sono stato! Quanto mi pesa la solitudine! Quanto sono lunghe le notti solitarie! Quanto è freddo il mio giaciglio!
Quando lei girava per casa, cantando, il sole brillava nella nostra capanna. Adesso tutto è diventato freddo e triste. Mi mancano le sue calde carezze, il suo dolce sorriso, il suo corpo morbido e vellutato!
Che pazzo sono stato. Signore, ti prego, ridammi la Donna, perché senza di lei non posso vivere!".
Dio, che era previdente, non disse nulla, e gli ridiede la Donna, sorridendo sotto i divini nuvolosi baffi.
Passò ancora un altro giro di luna e l'Uomo s'inginocchiò sulla savana, dove il cielo è più basso e piangendo invocò il Creatore:
"Signore, abbi molta pazienza con me perché sono un povero mentecatto.
Ogni volta che penso di aver fatto la cosa giusta, mi accorgo che è sbagliata. Riprenditi la Donna, perché mi ha fatto ancora impazzire: prima è contenta, tutta moine e carezze, poi diventa una belva e mi tira addosso i carboni accesi. Cambia umore ogni volta che gira il vento e la mia vita è diventata un inferno. Meglio la solitudine che questa creatura dalle molte anime sotto il mio tetto!".
Il Creatore gli disse:
"Uomo, se stavolta la riprendo, non la vedrai mai più! Sei davvero convinto della tua scelta? Sappi che questa è la tua ultima opportunità: che cosa hai deciso? Vuoi vivere con la Donna o senza la Donna?".
L'Uomo alzò le braccia al cielo e, mentre lacrime di smarrimento colavano sul suo volto, implorò scuotendo la testa:
"Signore, aiutami, perché non so più cosa fare. Con la Donna la mia vita è impossibile, ma senza la Donna la mia vita è ugualmente impossibile".
E' questa la condizione dell'Uomo.

Mito dei pescatori swahili di Bagamoyo (Tanzania)