La nascita dell'arcobaleno

Una volta, in un tempo molto lontano, il creatore Wuaka viveva tra gli uomini.
Gli uomini erano contenti e anche Dio era contento: erano tempi felici!
Wuaka, dopo aver mangiato la polenta, girava tra le capanne dei pastori e chiedeva:
"Allora, come va la famiglia?"
"Bene, grazie, Wuaka" rispondevano gli uomini.
"E le vacche come stanno? C'è abbastanza erba? L'acqua è abbondante e pulita?"
"Tutto bene, Signore! Fermati a bere un goccetto di birra con noi, perché l'ultima è fermentata davvero bene e ribolle come latte sul fuoco. Dopo tre tazze, la lingua si stacca dalla bocca e parla da sola!"
E Wuaka, che amava la birra e voleva bene alle sue creature, si sedeva davanti al fuoco sul tappeto degli ospiti. Poi tutti bevevano fino a quando la lingua si staccava dalla bocca e parlava da sola. Prima del tramonto, Wuaka si recava a visitare i contadini e chiedeva loro:
"Allora come vanno i raccolti?"
"Crescono bene e senza parassiti, grazie!
Ma fermati a bere un goccetto di birra con noi!
Poi cuoceremo il pane nella cenere e mangeremo carne arrosto".
Allora Wuaka entrava nelle case d'argilla e si sedeva al posto d'onore che le donne premurose avevano preparato per lui. E guardava con affetto i bambini, che gli correvano intorno con la gioia saltellante dei cuccioli.
Poi tutti bevevano birra fino a quando la lingua si staccava dalla bocca e parlava da sola.
E le giornate scorrevano così, come un fiume lento e pacifico, dalle acque profonde e piene di vita. Un brutto giorno, molto brutto per gli uomini, il Creatore si recò nella savana e si avvicinò ad un branco d'elefanti:
"Va tutto bene? Ci sono foglie e ramoscelli a sufficienza?"
"Certo, Signore, va tutto bene! Questa terra è davvero un bel posto per viverci!
Non ti poteva venire un'idea migliore di quella di creare gli elefanti!" barrirono soddisfatti i colossi della savana.
Poco dopo, vicino ad un pozza d'acqua, Wuaka trovò il mulo intento a dissetarsi.
Il mulo era una persona dal carattere difficile. Non aveva la dolcezza e la bontà del cugino asino, che invece aveva un animo buono e infinitamente paziente.
Il mulo era molto irascibile e assai geloso del cavallo: quando facevano a chi arrivava primo alle grandi montagne dall'altra parte delle pianure, il cavallo gli lasciava sempre un distacco umiliante. E il mulo non ci dormiva più dalla rabbia.
Il mulo era nato scontento e viveva male, intristito dalla gelosia e dalle continue figuracce. Perché anche le asinelle gli ragliavano dietro, prendendolo in giro. Per non parlare delle mule, che dopo ogni gara perduta non gli rivolgevano più la parola. Ma quello che lo faceva impazzire era che le sue fidanzate deluse gli negavano allora i loro favori e lo tradivano apertamente e alla luce del sole, facendo le civette e sculettando maliarde sotto il naso del cavallo vittorioso.
"Allora come va, caro mulo? Sei contento?"
"Per niente, Wuaka" rispose il mulo. "Potevi davvero metterci un po' più d'impegno e farmi più veloce, così non mi sarei fatto umiliare dal cavallo!".
Wuaka gli si avvicinò per carezzarlo e consolarlo, come faceva allora con tutte le sue creature. Ma il mulo era un testone e quel giorno aveva la luna più storta del solito ed era davvero arrabbiato. Così sollevò le zampe posteriori e sferrò una tremenda zoccolata nella pancia di Wuaka, che finì gambe all'aria.
La rabbia di Dio esplose con un rombo di tuono:
"Creatura indegna e infida!
Quadrupede testardo e cattivo!
Meriti una punizione memorabile per avere alzato gli zoccoli contro il tuo Dio.
Non sei più degno di avere figli e da questo momento non ne farai mai più!" disse il Creatore, tanto offeso che abbandonò la terra e si ritirò in alto sopra le nuvole.
Da allora, per molti, troppi soli, gli uomini hanno pregato ed invitato Wuaka a sedersi davanti al fuoco sul tappeto degli ospiti e a bere birra fino a quando la lingua si stacca dalla bocca e parla da sola.
Ma Wuaka offeso è sempre rimasto lassù, remoto e irraggiungibile.
Ogni tanto, dopo la pioggia, compare tra le nuvole l'arcobaleno: è la "sabata Wuaka", la "cintura di Wuaka" scintillante e multicolore.
E' Dio che la indossa mentre passeggia per il cielo, così distante e lontano dalle sue creature, che lo chiamano invano con tamburi e danze ed aspettano piene di speranza che ritorni finalmente sulla terra.

Mito dei pastori Galla dell'Etiopia