Pagnes e identità sociale

II pagne viene portato avvolto intorno alla vita o all’altezza delle ascelle dalle donne ed è in genere fissato sulla parte sinistra, fasciato intorno alle reni dagli uomini, che usano ripiegarne un lembo sull'omero sinistro.

La vita sociale del pagne

II pagne è oggetto di valutazione estetica, segno di prestigio e strumento di seduzione presso le donne, e in numerosi contesti africani rimane l'indumento base del vestiario femminile. Mentre il pagne locale, fabbricato artigianalmente è composto in genere da strisce di cotone cucite insieme, ha ancora una limitata circolazione soprattutto come abito da cerimonia sia per gli uomini sia per le donne, l'african print regna sovrano nell'uso quotidiano. E' I'aggressiva vitalità dei suoi motivi variopinti a dominare nei mercati, così come è la sua persistente incidenza sociale a farne un referente culturale solido, nonostante l'attrazione esercitata dai modelli occidentali.

L'arte di indossare il pagne

Indossare il pagne è un’arte. Richiede una padronanza dei gesti - acquisiti per imitazione e per apprendimento, ma a tal punto assimilati da apparire del tutto spontanei e naturali - necessari per avvolgerselo intorno al corpo, per sistemarselo e continuamente risistemarselo addosso, o per annodare intorno alla testa i grandi rettangoli di tessuto stampato wax e fancy. Si tratta di una gestualità essenzIalmente ostentativa, graduata in relazione al significato e al valore del tessuto portato. Non tutti i pagnes, infatti, sono della stessa qualità.

Africanità e "autenticità" del dutch wax

La mise neo-tradizionale, affermatasi nel secolo in tutta l'area del golfo di Guinea, si tuò trovare oggi nella maggior parte dei paesi del continente a sud del Sahara, al punto di configurarsi quale segno distintivo di africanità, come dimostra il fatto che l'uso del pagne viene in genere caldeggiato dai dirigenti politici che perseguono il disegno di un recupero delle cosiddette "radici africane". L'Afrocentric attire, lo stile d'abbigliamento più lontano dall'eurocentrico completo di giacca e cravatta, è uno degli aspetti che hanno caratterizzato visivamente il movimento del Black Power che si è sviluppato negli anni Sessanta negli Stati Uniti.

"Black is beautiful"

II recupero dell'identità africana della parte più attiva della comunità nera, riassunto nello slogan Black is beautiful, è stato veicolato dai mass media soprattutto nelle sue forme piu’ appariscenti ed esteriori, come gli abiti dei musicisti e la pettinatura “afro” della studiosa e militante Angela Davis, rivelatesi le più durature. La stessa Davis, a trent’anni di distanza, rivela d'essere stata classificata dal New York Times fra le cinquanta persone che hanno avuto un'importante influenza per le tendenze della moda di tutto il secolo appena concluso, e d'essere nota soprattutto per questo aspetto: “è umiliante e avvilente scoprire, a una sola generazione di distanza dagli awenimenti che mi hanno portato a diventare una persona pubblica, di essere ricordata come una pettinatura. E umiliante perché riduce una politica di liberazione a una politica della moda; è avvilente perché [... dimostra la fragilità e la mutevolezza delle immagini del la storia, particolarmente quelle associate alla storia africano-americana" (Davis 1994).

Africanità e "autenticità" del dutch wax

Ma se l'acconciatura “naturale” e vicina alle “radici” è quella che ha lasciato la traccia più marcata nell'immaginario collettivo occidentale, lo stile african-american si presenta in realtà come una forma d'ibridazione nel contesto americano di forme africane: "di recupero" e d'influenze eurocentriche, proprio come è costruita "per appropriazione" la storia dell'african print. White e White nel loro Stylin' :AfricanAmerican Expressive Culture from its Beginnings to the Zoot Suit ( 1998) esaminano il black style come un bricolage di forme, colori, textures e ritmi lungo duecento anni. “Quando gli afro-americani hanno preso in prestito le forme dei bianchi, nell'abbigliamento, nell'acconciatura, nella mu­sica, le hanno sempre alterate per soddisfare gusti personal) o di gruppo (Walker 1999).

Afrocentric Attire

La popolarità nella comunità nera degli Stati Uniti dell'Afrocentric attire è cresciuta esponenzialmente nel decennio successivo con le serie televisive (Roots, 1977 e Roots: The New Generation, 1979) realizzate dal romanzo Roots: The Saga of en American Family(l976) di Alex Haley (1921-1992), seguite da trenta milioni di spettatori, in cui l’autore ricostruisce in forma narrativa la storia della propria famiglia risalendo al villaggio gambiano di Juffure. Questa popolarità, veicolata soprattutto dal mondo della musica, visibile e autorevole trendsetter negli Stati Uniti e all'estero, non sembra scemare e ne è prova il successo newyorkese dello stilista nigeriano Dboyega Adewumi anche nelle fasce più affluenti della comunità degli affari . La ricerca dell’autenticità di segni tangibili della "madre Africa" trattiene però molti dall'acquistare negli Stati Uniti abiti e tessuti “africani” quando su di essi viene scoperto il marchio Made in Holland.