"Finzione seduttiva" del Pagne

E proprio su queste dicotomie vero/autentico ed europeo/africano del dutch wax che si fonda il lavoro più recente dell'artista Yinka Shonibare, nato a Londra nel 1962 ma cresciuto a Lagos, in Nigeria. La sue opera “Double Dutch” consiste in una serie di piccoli dipinti: alcuni di questi sono acrilico su tela, altri invece sono realizzati direttamente con il dutch wax. Questo cotone stampato, diventato simbolo d'indipendenza e d'impegno politico, d'autenticità e d'identità nera, ha spinto l'artista a chiedersi quanto africano sia questo "tessuto africano".

"L'autenticità" del wax-print

L' “autenticità” del wax-print, parte integrante del suo fascino per i politici africani come per gli afroamericani, scrive Shonibare nel catalogo della mostra, è solo una finzione seduttiva (Shonibare 1994). Appropriandosi di questo tessuto, prosegue l'artista, gli africani hanno inteso stabilire un sofisticato marchio d'identità che deriva dalle storie e dalle vie di commercio multiple e globali che hanno contribuito a formare la modernità dell 'Africa: la questione dell'autenticità non li interessava, apparteneva soltanto alla “Otherizing imagination” e al desiderio dell'Occidente in cerca di una differenza, come sottolinea Olu Oguibe in un saggio dedicato al ruolo degli artisti nigeriani nel mondo dell'arte contemporanea(1999). Shonibare è affascinato, prosegue Oguibe, dai processi della seduzione, dal potere della finzione e dalla vulnerabilità del desiderio, ed è riuscito a sedurre chi è stato attratto dal wax d'origine “africana” usato nelle sue opere. "Se un tessuto prodotto in Indonesia, stampato in Olanda e commerciato attraverso Manchester – afferma - può assumere un'identità africana nella mente degli esperti ricercatori di autenticità, allora le nozioni e le ideologie dell'origine autentica non sono altro che chiachiere senza senso, dopo tutto" (Oguibe 1999).

La cultura del villaggio e il miraggio della cultura urbana

Nonostante la grande varietà culturale delle società africane e malgrado i nuovi dislivelli, anche in termini di gusto e di modelli di riferimento, aperti al loro interno dal processo di modernizzazione, questa maniera di vestirsi si ritrova ovunque, sia in ambito urbano che rurale, al punto da far afferamre a Kathleen E. Bikford che alla diffusa fortuna del pagne – indumento che nella sua configurazione riflette, come scrive nel catalogo della mostra Everyday Patterns: Factory-printed Cloth of Africa, - le caratteristiche sia della città che del villaggio - non sia estranea l'intricata connessione fra questi due poli di riferimento nell'immaginario e nel vissuto degli Africani di oggi. Dalla brousse alle metropoli dell’Africa Occidentale e Centrale persiste un’idea di ricchezza che non s'identifica tanto con il potere di consumo di beni e che comporta, come riferisce J-D. Gandoulou nella sua opera dedicata alla sape, una centralità delle pra­tiche ostentatorie e una tensione permanente nei confronti dell'apparire. La rispettabilità femminile è legata anche a un consumo d'abiti regolarmente rinovato: la riuscita sociale è resa immediatamente visibile proprio dal numero e dalla qualità dei pagnes esibiti.

Antagonismo e identità

Nell’affermarsi della stretta relazione fra donne, tessuti e pressione sociale confluiscono più processi contrapposti. Fra questi emerpono il diffuso e marcato regime di antagonismo fra i sessi che caratterizza oggi in particolare la piccola borghesia urbana, toccata dalle risonanze del fenomeno dell'emancipazione femminile e dell'introduzione di nuovi modelli comportamentali di tipo modernizzante che assecondano una gestione a fini utilitaristici della sessualità da parte della donna ed esaminata da Claudine Vidal nel suo “Sociologie des passions”. All'opposto di questi, per il venire meno degli appoggi e dei riferimenti del passato, si rileva allo stesso tempo un'esigenza di rassicurazione della propria identità all'interno della sfera femminile, con la conseguente riattivazione di tradizioni culturali “di villaggio" appannate dai ritmi urbani. Sono le donne a pagare più duramente il prezzo di un cambiamento squilibrato, e queste dinamiche sono state oggetto di diversi studi, fra i quali spicca la raccolta di saggi African Feminism The Politics of Survival in Sub-Saharan Africa curata da Gwendolyn Mikell. Paradossalmente, le condizioni di minore dipendenza dalle figure maschili in cui le donne africane sono venute a trovarsi negli ultimi decenni hanno spesso intensificato i vincoli e i limiti rispetto agli uomini che già gravavano sulle loro esistenze.

Le sfide femminili

La sfida femminile che ruota intorno ai pagnes possiede una propria coerenza interna e si sviluppa in una competizione prevalentemente giocosa ma dai contenuti tutt’altro che superficiali. E’ alimentata da un certo numero di schemi ricorrenti: la parentela, le sfere intrecciate in maniera inestricabile del sesso, del denaro e della visibilità sociale, la stregoneria, ed essa alimenta a sua volta un serrato scambio di significati, di motivi e di tessuti. E’ proprio sul terreno scottante delle aspettative e delle frustrazioni, dei relativi umori e malumori femminili in contesti di spinte e di resistenze al cambiamento che la competizione nel campo dell'abbigliamento trova la sua collocazione e gioca un ruolo essenziale. La principale testimonianza dell'ascendente di una donna e della sue capacità di seduzione è misurata dagli wax posseduti: questi sono la prove che è stata in grado di conquistare un partner “capace” il “mari capable” che dà il nome a uno dei tessuti di maggior successo.