Spazi femminili di autonomia

E proprio in ambito urbano, e grazie al commercio, che la donna africana ritaglia un proprio, relativo ma crescente, spazio d'autonomia. In Kenia, in Malawi, in Sierra Leone, in Zimbabwe e in Zambia le donne hanno accesso in meno del 10% dei casi al credito concesso ai piccoli proprietari, percentuale che scende a meno dell'l% nel settore agricolo (Lequeret 2000).

Presenza significativa delle donne nel commercio

Nel commercio, invece, la loro presenza è più significativa: le donne, ad esempio, costituiscono il 90% dei commercianti del mercato Danktopa di Cotonou, considerato il polmone economico del Benin. Le eredi delle “nana benz” togolesi sono partite dal commercio dei pagnes per allargarsi alla vendita al dettaglio di un ventaglio più ampio di prodotti, finendo per diventare vere e proprie business women e differenziare le attività: hanno investito in immobili a Lomé ma anche a Parigi e a Ginevra, finendo per assumere un peso economico non indifferente. II loro fatturato annuale collettivo è stato valutato nel 1988 in 12 miliardi di franchi CFA, ma oggi questo è certamente aumentato, dopo la svalutazione di questa valuta, grazie ai profitti in valuta pesante che derivano dai loro investimenti all’estero (fonti agenzia Inter Press Service).

Un settore informale femminile

Si tratta di un mercato difficile da monitorare, formato da microattività e generalmente definito il “settore informale” delI'economia africana: a maggioranza femminile, sfugge alle statistiche ufficiali, alla legge, persino alle banche. Un commercio soprattutto al minuto e a bassa soglia: le donne che lo intraprendono, madri single che devono fare da capofamiglia o donne sposate impegnate a contribuire al bilancio familiare, non hanbisogno di investire capitali importanti o di una formazione particolare, e da qualche anno si sono riunite in gruppi come l'ONAFSI, l'ivoriana Organisation des femmes du secteur informel. II commercio non avviene più solo nei luoghi deputati: strade e quartieri diventano una spettacolare appendice dei mercati tradizionali.

Sedurre e provocare nella cultura popolare

L'idea che la cultura popolare oggi costituisca la nuova frontiera della ricerca negli studi africani si sta affermando sempre di più, ha scritto di recénte Didier Gondola nei Cahier d'Etudes Africaines, opinione confermata dal moltiplicarsi di pubblicazioni di africanisti sull'argomento. I diversi campi di questa, soprattutto in seguito all'aumento dei contatti culturali, offrono molti spunti di riflessione per la comprensione dei mutamenti contemporanei. Sono fra questi il "culto dell'apparire" e i nuovi riti dell'ostentazione nell'abbigliamento, fenomeni che si moltiplicano anche nell'Africa urbana. II più noto fra di essi è il movimento della sape (la Société des ambianceurs et des personnes élégantes), culto ossessivo dell'eleganza e delle firme della moda, nato negli anni Settanta fra i giovani di Brazzaville - i cosiddetti Parisiens - e oggi presente un po' ovunque nelle città dell'Africa centrale e occidentale. II termine sapeur deriva dall'argot congolese e designa la persona all'ultimo grido per tutto quanto concerne l'immagine come gli abiti, gli accessori, il taglio dei capelli e la pettinatura. "Le [griffes] più prestigiose - scrive ancora Gondola - son o diventate segnali totemici, feticci protettori che garantiscono il successo al sapeur."

Un sistema di comunicazione non verbale

In questo clima si è formato e diffuso, in particolare in Costa d'Avorio e in Burkina Faso, un vero e proprio sistema di comunicazione non verbale collegato alle stoffe di cotone stampato, commercializzate nei mercati e destinate in genere alla clientela femminile. Questo "linguaggio dei tessuti" trova terreno fertile nell’antagonismo tra i sessi e nell'accesa competizione fra donne, comuni a molte società africane d’oggi, presente soprattutto nei centri urbani. Nelle espressioni e nei proverbi associati a diversi motivi delle stoffe si riflettono e si rilanciano le aspirazioni e le preoccupazioni dell'immaginario femminile. L'esaltazione del gioco dell'apparenza dà corpo e risalto a questa esuberante e fantasiosa forma di linguaggio non parlato, un linguagio in cui cui dominano gli intenti di seduzione, di provocazione e d'affermazione sociale.