I Lebu del lago rosa

I Lebu, stanziati nella penisola di Capo Verde, rappresentano il 15,7% della popolazione di questa zona (50.000 circa). Benché considerati spesso come un sottogruppo wolof poiché parlano questa lingua anche se con sfumature proprie, i Lebu rivendicano una loro specificità culturale.

Le radici mauritane

Verso i secoli XI e XII, dopo aver lasciato l'Hodh mauritano, i proto-Lebu si ritrovarono a vivere sulle sponde del fiume Senegal insiemi a gruppi di altre etnie in via di differenziazione; una lunga convivenza che spiega oggi l'esistenza della parenté à plaisanterie tra Lebu, Sereer e Tukuleur.
La caduta dell'impero del Ghana (1076), la disorganizzazione di quello del Tekrur e la persistenza della siccità nel Sahel, che spingeva le tribù berbere verso sud, determinarono una serie di ondate migratorie delle popolazioni del Futa Toro verso sud-ovest.

Un popolo in cammino

Nella loro marcia verso il sawub janta, laddove tramonta il sole, i Lebu attraversarono il Djolof, il Cayor, il Sagnakhor, evitarono le paludi del lago Tamna e le colline boscose di Thiès, e raggiunsero infine il Diander (Kayar, Put, Taïba). Altri gruppi preferirono seguire il litorale da Saint-Louis alle niayes. Il lago Retba e il lago Mbaouane rappresentavano una riserva di acqua, pesce, selvaggina, frutta, olio e vino di palma. La regione prese il nome dal verbo diend , « comprare », poiché era il luogo dove i Lebu praticavano il baratto con i commercianti del Cayor. Fondarono i villaggi di Tiroume, Kounoune, Mbao, Tengéej, Yeumbeul, Thiaroye; poi si divisero in due branche (clan massimali) e si diressero verso la penisola di Capo Verde (XVIII sec.). I Sumbejun si stabilirono nella parte occidentale di Dakar (Yoff, Ngor, Ouakam), i Been in quella orientale (zona di Hann).

La gente del mare

Meticciati con i Wolof durante la loro permanenza nel Djolof e nel Cayor, con i Sereer Ndut e Noon del massiccio di Thiès e con i Soose, che occuparono la regione prima del loro arrivo e che si ritirarono in seguito sulla Petite Côte, i Lebu sono detti yeeni géej, « la gente del mare ».
Familiarizzatisi con la pesca durante la loro permanenza nell'Hodh e poi sul fiume Senegal, essi ne fecero la loro attività principale, integrata dall'allevamento e dall'attività agricola, oggi da quella ortofrutticola di commercializzazione delle niayes.

I signori delle acque

Tuttora, i Lebu restano i signori incontestati delle acque insieme ai Sereer Noominka delle isole del Saloum, ai Wolof di Guet Ndar (Saint-Louis) ed ai Subalbe (Tukulër) del fiume Senegal.
Cerimonie annuali (Dakar, Yoff) o biennali (Rufisque), durante le quali vengono uccisi uno o più tori, hanno lo scopo di propiziare gli spiriti (rab, tuur) che abitano la costa e il mare.