I Samburu del Kenia

In questo quaderno presentiamo i Samburu, un popolo del Kenia, conosciuto soprattutto per i suoi guerrieri.
I Samburu, popolo di pastori nomadi guerrieri, vivono nella parte centro settentrionale del Kenya.
D'origine nilo-camitica, sono per le similitudini somatiche, per le usanze e le tradizioni antiche, parenti dei Maasai con cui dividono anche la lingua (maa). Il loro territorio è molto vasto: a nord si estende fino alla sponda meridionale del lago Turkana, e a sud arriva fino al fiume Ewaso-Ny'iro (il fiume marrone).
Un ambiente semi-arido, con la vegetazione molto scarsa, fatta eccezione in alcune zone ricche d'acqua dove la savana si colora di verde con acacie spinose ed ombrellifere.
Ed è proprio la natura a costringere i Samburu allo sfruttamento del terreno con il bestiame, soprattutto bovini e ovini, asini e i dromedari. Questi animali sono il loro cibo, la loro ricchezza ed il perno essenziale su cui è basata la loro società.
La società samburu è molto simile a quella Maasai, dove l'anziano è rispettato ed obbedito in tutte le decisioni.
Egli è portatore del sapere della comunità, ed è circondato di grande considerazione. Il consiglio degli anziani prende tutte le iniziative importanti riguardanti i singoli e l'intero villaggio. Importantissime per la società samburu sono la discendenza patrilineare e le classi di età.
Ogni famiglia è costituita dal padre con le diverse mogli ed i figli. Il bestiame è di proprietà esclusiva dell'uomo, che eredita anche i capi di bestiame che le mogli portano in dote, e che solo alla nascita dei figli maschi saranno poi dati in dono.
Le donne non possiedono nulla, e sono introdotte nella famiglia al solo scopo di procreare maschi e femmine. I primi serviranno per pascolare il bestiame e proteggere il villaggio, le seconde all'atto del matrimonio porteranno altro bestiame al padre, rendendolo più ricco.
Le classi di età sono composte da tutti gli individui circoncisi nello stesso periodo.
Una società forte in cui è importante il fattore umano, dove tutti sono considerati allo stesso modo, dove si vive in simbiosi con la natura, e dove il fulcro di questa vita è il manyatta: il recinto di rami spinosi al cui interno vi sono le capanne della famiglia, ed al centro un ulteriore recinto per proteggere il bestiame dagli agguati dei predatori.
Il testo è opera di Monica Pellegrino e Donato Cianchini, con alcune aggiunte di Cleto Corrain e Giuseppe Ramponi.