Uno degli eventi più rappresentativi nella società samburu è la solenne cerimonia della circoncisione che coinvolge, oltre
al clan dell'iniziato, l'intera comunità.
In un periodo ben preciso, stabilito dal consiglio degli anziani seguendo calcoli particolari
come i cicli lunari, i giorni più adatti e le ore propizie, i ragazzi della stessa leva si preparano a diventare tutti guerrieri Lmurran.
E' un atto impegnativo sia fisicamente sia mentalmente.
C'è infatti una preparazione graduale alla quale vengono sottoposti
i giovani da parte degli adulti della comunità, i depositari delle usanze e delle tradizioni.
Sono vere e proprie lezioni di vita
impartite direttamente sul campo.
I maestri, non lesinano consigli e raccomandazioni sull'uso delle armi come la lunga lancia (mpere), con due punte differenti,
una per la difesa e l'altra per l'attacco; o il coltello a doppia lama (kissu), simile a quello dei cugini Maasai.
Queste armi assieme al manganello di legno di olivo dalla testa rotonda (rungu), saranno indispensabili nel corredo di
ogni guerriero che dovrà sapersi difendere in qualsiasi occasione, in un territorio pieno di insidie, infestato da animali selvatici
pericolosi e da gruppi tribali nemici.
Oltre alle lezioni pratiche, vengono inculcati nella mente dei futuri morani alcune regole
di comportamento tipiche cui dovranno strettamente attenersi; ad esempio l'atteggiamento di superiorità da tenere in pubblico
accompagnato da un contegno fiero e al tempo stesso sfrontato.
Lo sguardo impassibile del guerriero non deve lasciar
trasparire nessuna emozione.
Quando il tempo della cerimonia si avvicina i ragazzi, ricchi degli insegnamenti ricevuti dagli anziani, fanno ritorno
nelle manyatte.
Ad attenderli ci sono le madri che nel frattempo hanno preparato la capanna dove soggiorneranno
i futuri morani.
Da questo momento e fino al giorno della circoncisione, la madre sarà la figura di riferimento principale.
Sarà lei ad offrire in dono al proprio figlio una tunica nera di pelle di capra, unta di grasso misto a cenere.
Con questo nuovo
abbigliamento il giovane inizia una fase di preparazione specifica alla cerimonia ufficiale.
La data esatta è stabilita, ma per
maggiore sicurezza viene chiesto il parere di un indovino (laidetidetani), figura di grande importanza in seno alla società.
In base alle sue conoscenze astrali e terrene, conferma la decisione presa in precedenza dal consiglio degli anziani,
ricevendo in segno di riconoscenza una capra.
Nelle manyatte fervono i preparativi per la cerimonia. Dagli accampamenti vicini arrivano i parenti e i guerrieri che
con la loro presenza e con i canti struggenti, aiuteranno psicologicamente gli iniziandi.
Le donne riunite in piccoli gruppi,
si dividono i compiti più gravosi che riguardano la cucina e la preparazione del cibo per tutti i commensali.
Nel frattempo
le più giovani sono già entrate nel clima di festa, accentuando la loro bellezza e sistemando i monili multicolori, i braccialetti
di perline e le innumerevoli pesanti collane che pendono sul petto.
Il giorno prima del rito il giovane viene condotto dal padrino e da alcuni morani all'interno della manyatta.
Stretti gli uni accanto agli altri, mentre varcano la soglia del recinto la madre dell'iniziato lo benedice spruzzandogli, con
una piuma di struzzo, del latte di capra.
E' il momento del taglio dei capelli. Una pelle di capra essiccata viene posata sul
terreno davanti alla capanna.
Con una lametta ben affilata, la madre toglie via quello che resta dal cuoio capelluto, che
viene poi lavato e purificato con una scodella di latte rovesciata sulla testa rasata.
Un adulto si occupa di ritagliare dalla
pelle di capra essiccata alcune strisce per fabbricare dei rudimentali sandali, che saranno usati nei giorni successivi.
Ormai tutto è pronto per il rito solenne della circoncisione che ha inizio di buon mattino, quando l'aria è ancora fresca.
C'è una grande eccitazione nell'aria e l'atmosfera è densa di un generale coinvolgimento emotivo.
E' questa la prima grande tappa di un cammino evolutivo che condurrà l'iniziato attraverso vari gradi di passaggio,
al raggiungimento della piena maturità fisica e mentale.
Tutti i Samburu hanno dovuto subire sulla loro pelle questa
dolorosa pratica, legata alle antiche tradizioni che da tempi immemorabili ne regolano la vita.
E' una prova dolorosa:
gli iniziati, nonostante la giovane età, sono pienamente consci della sofferenza che subiranno.
Non un lamento, né un gemito
uscirà dalle loro bocche: sarebbe una tremenda infamia per tutto il clan e una vergogna che macchierebbe per sempre la vita
dei ragazzi.
Nel giro di due - tre minuti l'operazione si compie, grazie all'abilità del circoncisore che pratica un taglio preciso
attorno al glande per liberarlo, ed infilandolo poi nella parte superiore del prepuzio, grazie ad un piccolo occhiello praticato
ad arte un attimo prima.
Si forma così una specie di sacca di pelle davanti al pene. Da un contenitore viene versato del latte
affumicato che pulisce e toglie via i grumi di sangue.
La circoncisione è avvenuta sotto gli occhi attenti di tutto il clan e degli altri invitati che hanno constatato il coraggio e la forza
interiore del neo circonciso, chiamato ora piccolo Lmurran. Queste ore saranno le più delicate proprio per l'insorgere di
possibili problemi, come le emorragie.
Si ricorre allora alle cure di un guaritore, o nei casi più gravi, a quelle di un dottore.
Al termine il padrino gli consegnerà l'arco e le frecce con la punta ricoperta da una pallina nera di resina, proveniente dalle
zone della montagna sacra di Ng.iro.
Gli saranno utili nella caccia ai piccoli uccelli della savana per i mesi successivi, assieme
agli altri fratelli di circoncisione. Questo periodo è detto del Laibartani.
Nel frattempo la vita all'interno della manyatta torna ad animarsi. Tutti mangiano a sazietà prima di dare inizio alle danze che
vedrà protagonisti, da una parte i guerrieri con le loro preziose acconciature, e dall'altra le giovani fanciulle con le donne più
anziane.
Per tradizione, la famiglia abbandona il luogo dell'accampamento per trasferirsi in una zona vicina.