Verso l'età adulta

Il lungo periodo iniziatico prelude alle nozze legittime. Trattandosi del matrimonio, come di altre ricorrenze, si guarda la luna nuova: i giorni propizi sono quelli pari, finché non sorga alle 11 di notte. Il futuro sposo deve procurare alla ragazza:

due pelli di capra
due orecchini di filo di rame intrecciato
un recipiente per il latte
una pecora

La vigilia del matrimonio lo sposo, accompagnato dal compare (lcapukerra) reca alla manyatta della sposa:

una mucca da latte con vitellino
tre vitelle

una per il suocero
una da lasciare insieme alla mucca nella casa e destinata al cognato
una per il parente più anziano della sposa

un vitellino per il primo componente del clan che lo incontra
due buoi da uccidere per la festa

Il 1capukerra acquista il diritto di dormire in seguito con la sposa dell'amico, in assenza di quest'ultimo.
Questo diritto si elimina regalando una vitella.

Ornamenti nuziali

Nell'occasione delle nozze sposo e compare portano a tracolla il grembiale delle donne (prestato per l'occasione) e recano vari ornamenti: piccoli orecchini di rame, un pezzo di pelliccia di leone da avvolgere ad una gamba, un lista di palma da tenere in mano, una striscia dì pelle a cingere la fronte insieme a fili di perline nere e verdi, sandali nuovi di pelle, un bastone della pianta nkoita.
Anche il padre della ragazza indossa grembiale, orecchini, pelle di leone, fascia di pelle alla testa.
Se la ragazza non ha mai abortito, il padre si mette sulla testa un pezzo di burro, che sciogliendosi gli ungerà i capelli.

La cliterodoctomia

Il giorno stesso delle nozze, la ragazza che è ancora nkaibartani viene circoncisa subito dopo la levata del sole e nella capanna della madre, che per l'occasione subisce un ampliamento. La porta della adiacenza improvvisata ha da guardare il monte Ng'iro, il più alto dei paraggi. Una donna, generalmente Ndorobo, compie il rito, il quale consiste nell'ablazione del clitoride. Conclusa l'operazione, le donne intonano il Saya Lekeya, i morans (dal pomeriggio a notte inoltrata) il Mbaringoi, gli anziani il Loodo. I tre gruppi restano divisi nel canto e i morans se ne stanno appartati. E' anche prevista una preghiera per lo sposo novello:

Che Dio ti liberi,
che Dio ti custodisca notte giorno.
Che Dio ti metta nel posto giusto,
e possa diffonderti come l'erba della prateria.
Allargato, come le orecchie della palma,
continua nel tuo cammino.
Sia con te la vita.
Che Dio ti metta ove egli pone le sue stelle all'alba e nella notte.
Diffonditi, come l'acqua del lago,
sii numeroso come i piedi del miriapode

La cerimonia delle nozze

Dopo circa un'ora dalla circoncisione della ragazza, lo sposo ed il compare nell'abbigliamento d'occasione si presentano all'entrata della manyatta. Il compare conduce la pecora, e altri dietro spingono il resto degli animali offerti. La madre della sposa viene a togliere i pali che impediscono di entrare nel recinto. Due donne prendono i sandali e i bastoni dello sposo e del compare e di altri del seguito, e li conducono insieme alla pecora rituale entro la capanna, dove si trova la neo-circoncisa. Il bue viene trascinato entro il recinto, fatto giacere sul fianco destro davanti all'entrata della capanna e ucciso. Con questo atto il matrimonio è compiuto, anche se siamo appena all'inizio della cerimonia.

La benedizione del padre della sposa

Lo sposo e la sua compagnia si mettono a scuoiare il bue ed a tagliare le parti di carne da dare a determinate persone, secondo una precisa sequenza: gli anziani, le mogli, la madre della sposa, la circoncisora, le donne che assistettero la circoncisa durante l'operazione, la donna che preparò l'abito della sposa, le donne che raccolsero i sandali degli ospiti, i ragazzi e un fabbro. Quando ormai tutto è stato diviso, il padre della sposa viene benedetto dagli anziani, presso la porta della capanna. Lo benedicono ungendogli il capo di burro. Terminata la benedizione, gli anziani si ritirano per conto loro, a consumare la carne ricevuta.

L'offerta della giovenca

La giornata viene trascorsa tra canti e danze. La sera, quando la luna è alzata, lo sposo offre al padre della sposa la giovenca: la toccano ambedue e pronunciano per quattro volte, alternativamente, la parola pakiteng. Da questo momento si chiameranno a vicenda con questo appellativo. La stessa cosa era avvenuta di mattino con la madre della sposa. Lo sposo aveva consegnato la pecora e tutt'e due avevano pronunciato alternativamente e per quattro volte la parola paker: appellativo che si scambieranno in seguito tra loro.

Trasferimento nella famiglia dello sposo

Lo sposo e il compare passano il resto della notte nella capanna dove si trova la neo-circoncisa. Sono presenti anche il padre della sposa insieme ad altri anziani, i quali cercano di convincere la sposa sui vantaggi del matrimonio e sulla bontà della scelta. Poi tutti lasciano la capanna, fatta eccezione per lo sposo, il compare, la sposa e la madre di questa. Mentre gli altri dormono, il compare accende il fuoco e si mette a cucinare la carne estratta dal petto del bue ucciso. Quando si fa giorno lo sposo e il compare escono per andare a bere del latte in un'altra capanna. Al loro ritorno, una donna taglia ciocche di capelli dalla tempia dello sposo, del compare e della sposa e li mescola insieme sopra uno sgabello. Ciò significa che da questo momento la sposa è trasferita nella famiglia dello sposo e si raderà i capelli, non più per la morte del padre, ma per quella del marito.

In viaggio verso la nuova dimora

Adesso sono pronti a mettersi in viaggio. Lo sposo ed il compare ricevono di ritorno i sandali ed il bastone e, insieme alla sposa, escono dalla manyatta e passano tra due file di anziani, che benedicono col bastone levato. Prima di uscire dalla manyatta il compare recita una preghiera onde augurare prosperità e prole alla sposa:

Mettiti in cammino
verso il luogo voluto da Dio.
Che Dio allarghi il tuo giaciglio,
che Dio allarghi l'entrata della tua dimora,
che Dio allarghi la tua schiena,
ti conduca Dio trascinandoti
e ti sospinga,
sia con te ai due lati.
Dio ti conceda molti bambini,
Dio ti conceda molto bestiame.
Diffonditi come l'acqua del lago;
che Dio sia il tuo liberatore.
Mi sono messo davanti a te per condurti,
mettiti in cammino per il luogo voluto da Dio.
Ti allarghi Dio ogni cosa,
sii come l'albero possente,
sii come il ltepes pendente dall'ombra ristoratrice.
Dacci la vita.
Vai senza fermarti.

La preghiera degli anziani

Poi anche gli anziani pronunciano la loro preghiera tenendo alzati i loro bastoni a formare un tetto. In questa preghiera è il ricordo del tempo in cui esistevano tra i Samburu nove generazioni: lkitekwo, ltarikerik, lmarikon, Iterito, lmerisho, lkileaku, lmekuri, lkimaniki, kishilli. Vi è anche l'accenno alle conchiglie che le donne portano su una striscia di pelle, sul ventre, finché non cessi l'allattamento e inizi una nuova gravidanza e alla scure, simbolo di prosperità. Ecco la preghiera:

Incontrati con la vita,
incontrala,
incontrala insieme ai figli,
incontrala benedetta,
incontrala mentre sei vicina,
incontrala mentre sei lontana
quanto dista la bocca dal naso.
Sciogli le conchiglie benedette,
sii l'albero maestoso,
sii come il ltepes pendente,
refrigerio dei viandanti,
allargati come le orecchie della palma.
Ti conceda Dio dei figli,
te ne conceda molti
e non basti il cibo.
Diffonditi come l'acqua del lago,
spargiti come il lokorosio.
Ti ami la generazione, ancora vivente
e quella che non è più.
Che i bambini possano chiamarti nonna.
Sii come il formicaio
sul quale convengono i bambini per giocare.
Sii il cardine della tua porta che non vien meno.
Si nutrano di te
tutte e nove le generazioni,
insieme alla scure.
Prolifica numerosa
come le gambe dei millepiedi.
Vai ora, perché Dio è d'accordo.

Poi i tre proseguono nel loro cammino. Il compare toglie tutti gli ostacoli dalla strada e, quando la sposa si ferma, la fa sedere sull'erba.
Ella non deve voltarsi a guardare la capanna della madre e non deve inciampare. Tiene un bastone, che l'aiuta a sedersi, senza toccare la terra con le mani.
Il viaggio termina alla capanna dello sposo. Gli anziani intanto sono già entrati nella capanna della circoncisa a consumare la carne preparata dal compare.
Nella manyatta dello sposo la sposa non entrerà finché i parenti del marito non le avranno offerto dei regali.

L'inizio della vita coniugale

La nuova dimora è costruita dalla madre dello sposo e da altre parenti, nel mezzo del recinto, con pelli nuove; essa può bastare appena per due persone. Il nuovo fuoco va acceso con il metodo tradizionale della confricazione dei bastoncini; esso non dovrà mai spegnersi fino all'adozione di una nuova dimora.
Lo sposo potrà dormire con la consorte solo dopo quattro giorni. Nel frattempo alcune giovanette le fanno compagnia.
Per la durata di un mese la novella sposa si ciberà di carne e grasso di pecora o capra.
Per l'occasione lo sposo regala alla moglie buoi e capre, che saranno proprietà soltanto nominale della donna.
Questa ne potrà disporre quando i suoi figli verranno circoncisi.
Nell'eventuale spostamento della manyatta in altra sede, la capanna della sposa verrà costruita a destra dell'entrata se è la prima moglie, a sinistra se è la seconda, o la terza, o l'ennesima.