Dramma Storico


Prima scena

In piena foresta. Un piccolo distaccamento francese. In testa marciano il capitano Gouraud e il luogotenente Jacquin. Chiude la colonna il sergente Bratières. Gouraud, abito militare d'epoca, casco coloniale, pipa in bocca, barba, fucile a tracolla, machete in mano per aprire il cammino. Jacquin e Bratières vestiti allo stesso modo ma senza la pipa e il machete. Dopo di loro i fucilieri.

IL CAPITANO GOURAUD - Si dice che la storia è un continuo inizio. Quando si meditano queste famose parole dell'Ecclesiaste "Non c'è nulla di nuovo sotto il sole", si è colpiti dalla loro esattezza. Noi, per esempio: eccoci sotto ciò che comunemente si chiama "l'ardente sole d'Africa", esattamente come un Druso che colonizza la Germania o la Tracia. Così noi ripetiamo, a distanza di centinaia d’anni, un'opera civilizzatrice, esattamente nelle stesse condizioni e con quasi gli stessi metodi della civilizzazione romana.

JACQUIN - Una piccola differenza capitano. I Romani erano più bellicosi di noi e la gloria militare, presso di loro, aveva una tale importanza da non poter essere dissociata dalla gloria politica. Era impossibile immaginarsi un console che non fosse allo stesso tempo generale e non guidasse una spedizione, preferibilmente presso un popolo fiero e indomabile, per aumentare il suo prestigio personale soggiogandola a Roma.

GOURAUD - E' vero. (ridendo) Possiamo, infatti, immaginarci il presidente della repubblica francese in testa ad una spedizione contro quel crudele tiranno Samori, che noi combattiamo in questo momento?

JACQUIN - Sarebbe ridicolo. Si potrebbe, a rigore, vederlo generale in Europa, come il re al tempo della monarchia. Ma qui, in Africa!

GOURAUD - A proposito di questo Samori.... C'è, ogni tanto, un'idea che mi passa per la testa come un lampo. Ci permetterebbe di porre fine a questa guerra che dura da circa diciotto anni, se riuscissi a realizzarla.

JACQUIN – Qual è quest’idea?

GOURAUD - (ridendo) Oh, sarebbe troppo facile! Non ne parliamo, è l'ombra di un sogno. Ho quest'idea da molto tempo, dal giorno in cui sono stato designato dalla sorte a combattere questo Nerone

JACQUIN - (ironico) E dire che è per liberarsi dei propri fratelli!

GOURAUD - E' il nostro dovere. Il dovere della Francia. Il dovere della civilizzazione.

JACQUIN - (stesso tono) E' questo, sì.

GOURAUD - (enfatico). Qual è il salario di questi Brazza, di questi Binger che percorrono questo continente in lungo e in largo? Perché lo fanno? Certamente c'è un grande interesse. Interesse per la foresta, per la savana, per la natura primitiva, curiosità e cos'altro ancora! Desiderio di abbandonare le città, abitudini troppo civili. Ma gli interessi, i buoni interessi sono sovente il destino di uomini istruiti, intelligenti, ultra civilizzati. Infatti, cosa c'è di più nobile che errare attraverso quest’immensità di savane bruciate dal sole, di foreste umide e lugubri per aiutare, soccorrere, curare con il rischio di farsi scannare a ogni passo? Esiste gesto più nobile di questo semplice quanto grandioso gesto di umanità di Brazza che si accontenta di far toccare la bandiera francese agli schiavi neri dicendo loro: "Ora siete liberi"!

JACQUIN (distratto) Ciò è veramente grande.

GOURAUD - Noi non trasciniamo, attaccati alle nostre vetture, i nostri nemici vinti. Non chiediamo né trionfo né ovazione quando ritorniamo in Francia dopo i nostri successi militari oltremare. Non abbiamo nulla a che vedere con questi usi di altre epoche. La civilizzazione degli uomini si è umanizzata con il passare dei secoli. In questo senso ha fatto un grande progresso. Non è senza ragione se la civiltà romana si è estinta. Era troppo crudele, troppo inumana. (si asciuga la fronte) La civiltà che avrà più probabilità di durare a lungo sarà quella che saprà rendersi completamente umana.

JACQUIN - Tu parli bene, Gouraud. Sembri esaltato, le tue parole manifestano il tuo amore per la Francia e la fede...

GOURAUD - E' nostra madre, la "dolce Francia".

JACQUIN - Tu credi alla sua umanità. Ma perché ci preoccupiamo di "civilizzare" dei popoli che, per quanto ne so, non hanno chiesto il nostro aiuto?

GOURAUD - Ti ho appena detto che è il nostro compito.

JACQUIN - No Gouraud. Con che diritto è il nostro compito? Eh! Cosa siamo noi più di questi uomini? Essi vivono. C'è forse bisogno per vivere di una certa forma di civiltà?

GOURAUD - Abbiamo il dovere di illuminare coloro che camminano nelle tenebre.

JACQUIN - La nostra civiltà e la civiltà dell'egoismo.

GOURAUD - Tu rinneghi....

JACQUIN - Ho riflettuto, Gouraud, ho molto riflettuto a questo proposito.

GOURAUD - Quale, Jacquin?

JACQUIN - Colonizzatori? Propagatori di una nuova civiltà? Perché? Gouraud, sai chi siamo realmente?

GOURAUD – Dillo, che ascolto.

JACQUIN - Servitori di mammona. Adoratori del vitello d'oro. Sono i grandi preti del culto di mammona che ci hanno inviato nel profondo di questa foresta malsana.

SAMORI non ti ha mai insultato? No. Non lo conosci nemmeno. Perché gli facciamo guerra? Ha preso a schiaffi il presidente delle repubblica? Perché abbiamo bisogno di colonie? Di terre vergini?

GOURAUD - Perché?

JACQUIN - La passione per l'oro... (un sofa si avvicina a due soldati. Jacquin lo scorge e si rivolge a Gouraud) Capitano ecco un nero che viene verso di noi.

GOURAUD - Lo vedo (ai fucilieri) Alt! (il distaccamento si ferma. Al sofa che si avvicina e li saluta). Che cosa vuoi?

IL SOFA – Vengo a chiederti aiuto, capitano.

GOURAUD - Quale aiuto?

IL SOFA - Vogliono uccidermi.

GOURAUD - Perché?

IL SOFA - Perché ho una bella moglie.

GOURAUD - (sorpreso) Come? Si uccidono questi poveri neri perché hanno una bella moglie!

IL SOFA - Vogliono uccidermi.

GOURAUD - Niente commedie! Chi vuole ucciderti?

IL SOFA - Samori Touré.

GOURAUD - Ah! Perché hai una bella moglie!

IL SOFA - Si! La vuole per lui.

GOURAUD - (ridendo) Questi neri.

IL SOFA - Io non sono contento. Allora vuole uccidermi per non vedermi più.

JACQUIN - Ah! L'eterno crimine passionale! Dopo Davide e Betsabea, non ha finito di traviare gli uomini. E di Uria ce ne saranno sempre sotto tutte le latitudini.

GOURAUD - (al sofa) E tu sei fuggito. Non hai avuto paura a venire verso di noi, tu che ci hai combattuto numerose volte? E chi lo sa! Può anche darsi che tu abbia partecipato al massacro del distaccamento che si recava a Bouna.

IL SOFA - Io no. So che il Bianco è buono quando quello che incontra non porta il fucile.

GOURAUD - Va bene, hai ragione.

JACQUIN - (ridendo) Abbiamo trovato un discepolo, come Gesù: Gouraud, vedi il risultato delle armi a la Brazza.

GOURAUD - Taci (al sofà) Come si chiama questa bellezza?

IL SOFA - (stupito) Capitano!

GOURAUD - (ridendo) Qual è il nome di questa bella donna che ti hanno soffiato?

IL SOFA - Mia moglie? Maimouna.

GOURAUD - Bel nome. Poetico. A proposito, che cosa farai per noi?

IL SOFA - Sono un soldato quindi mi unirò ai soldati del capitano per fare la guerra a Samori.

GOURAUD - Grazie.

IL SOFA - Farò molto per te perché conosco la tana della belva.

GOURAUD - Intendi dire che sai dove si trova il campo di Samori?

IL SOFA – Proprio così. Vengo da laggiù.

GOURAUD - Non pensi che possa cambiare campo da un momento all'altro? Soprattutto ora che saprà della tua diserzione? Potrebbe pensare che vieni a rivelarci i suoi segreti.

IL SOFA - (ridendo) Pensa che io non possa venire qui perché è convinto che abbia paura.

GOURAUD - (Come illuminato da un improvviso pensiero) Jacquin, è così che si compiono le grandi imprese d'armi! Oh! Questa idea che mi viene, se ne va perché la ritengo un'idea folle, temeraria; ritorna e se ne va e ritorna ancora ogni volta un po’ più insistente! Ho ad un tratto la tentazione di rischiare un colpo di sorpresa e di audacia e provare ad entrare nel campo di Samori per impossessarmi di lui. Voglio catturare viva questa belva! Ecco l'idea che mi tormenta!

JACQUIN - (evasivo) Dobbiamo concretizzare la tua idea.

GOURAUD - E' quello che faremo. Perché, come vedi, sono allo stremo. C'è qualcosa d’irresistibile come la calamita, di terribile che mi trascina a compiere un atto insensato. Può essere questo il destino. Forse sta scritto che un giorno il capitano Gouraud morirà per mano di un tiranno nero. Ma, sia quel che sia, la mia decisione è presa.

JACQUIN - (falsamente ammirativo) La decisione di un eroe, capitano. (rivolto al sofa) A proposito, come ti chiami?

IL SOFA - Moussa.

JACQUIN - Ebbene Moussa, benvenuto tra noi.