L'inseguimento infernale


Seconda scena

All'alba. Il campo di Samori. Canto di gallo, chiocciare di galline, nitriti di cavalli. Capanne. Davanti alla più grande è seduto Samori su una sedia a sdraio. Grande boubou bianco, fez di paglia a forma di turbante. Sta salmodiando alcune preghiere. Vicino a lui un gruppo di donne preparano il pranzo.

SAMORI - (con voce musicale, gli occhi persi nel vago mentre sgrana il suo rosario) Bismil-Lahi Rah'mani Rah'imi, Bismil- Lahi Rah'mani Rah'imi. (una donna si allontana dal gruppo con una zucca in testa e un'altra, più piccola, in mano. E' Maimouna. Veramente molto bella. Si siede su un tappeto di pelle di leone steso vicino a Samori .) Sei arrivata! (chiude il suo libro)

MAIMOUNA - Buon giorno, mio signore.

SAMORI - Buon giorno, ragazza mia. Hai trascorso una buona notte?

MAIMOUNA - Sì, mio signore.

SAMORI - Sia ringraziato Allah.

MAIMOUNA - E tu come hai passato la notte?

SAMORI - Male.

MAIMOUNA - Male? (ridendo) Perché?

SAMORI - (galante) La ragione è molto semplice. La tua assenza. Nessuna di tutte queste donne vale quanto te.

MAIMOUNA - Mi fai troppo onore mio signore. Non posso essere la più bella di tutte queste donne che hai. D'altronde, non posso prendere il posto delle altre.

SAMORI - Per me tu sei la più bella. Per questo ero geloso. Ti vedevo sempre con tuo marito soldato, bello, è vero, ma sempre soldato. Ecco la donna adatta per essere regina, ho pensato. Ma come fare per portarti via a quel bifolco? Come impedirti di dormire sempre su un pagliericcio quando altre, meno belle di te dormivano al mio fianco. Ma anche se si è imperatori ciò non toglie che si abbia un po’ paura dell'opinione degli uomini. Poi un giorno ho fatto violenza a me stesso e mi sono detto: "Sei o non sei Samori"? E ho deciso di cancellare questo mezzo uomo dalla faccia della terra.....

MAIMOUNA - Mi dici sempre la stessa cosa.....

SAMORI - Ma era astuto questo servo di cavalli. Mi è sfuggito dalle mani come un pesce ed è partito.

MAIMOUNA - Sai dove?

SAMORI - E come potrei saperlo? Le foreste di questo paese sono profonde. Ci si perde facilmente.

MAIMOUNA - Non temi che possa mettersi a fianco dei tuoi nemici?

SAMORI - Per far ciò bisognerebbe uscire dalla foresta. E le bestie feroci abbondano.

MAIMOUNA - Conosco quest'uomo. E' vendicativo.

SAMORI - In ciò non differisce molto dai suoi simili. Te lo ripeto, la foresta è micidiale. D'altronde che male può farmi? E' ridicolo. Anche se si mette con Iblis in persona non mi fa paura. (gettando un colpo d'occhio sulle zucche) Cosa porti?

MAIMOUNA - Farinata di mais e di miglio come il solito, ma questa volta con miele trovato nella foresta da alcuni soldati.

SAMORI - (assaggiando) Delizioso... (entra Bilali, luogotenente di Samori. Con un gesto, quest'ultimo congeda la sua favorita, che esce)

BILALI - Salaman'alaikoum!

SAMORI - M'alaikoum Salam!

BILALI - Come sta la tua famiglia?

SAMORI - Sta bene, grazie ad Allah.

BILALI - E i cavalli?

SAMORI – Allora qui, un disastro! L'ultimo è morto questa mattina. Bisogna dire che i geni della foresta non amano questi animali.

BILALI - Perché la foresta è vile. Ma ci sono dei soldati che hanno ancora i loro cavalli. Quelli di Souleyman, per esempio, sono magnifici. A me ne rimane uno solo.

SAMORI - Anche i miei figli ne hanno. Come sta la tua famiglia?

BILALI - Bene, signore.

SAMORI - Che Allah, il clemente, il misericordioso sia lodato.

BILALI - Grazie, signore.

SAMORI - La guerra! Ti dirò Bilali che comincio a stancarmi. I Francesi sono tenaci, veramente tenaci. Senza di loro tutto il mondo nero mi apparterrebbe. Fin dove, infatti, non abbiamo portato con successo la guerra e la devastazione? Ma sono venuti, questi uomini con la pelle di scimmia rossa e i capelli dei geni della foresta.

BILALI - Sono veramente forti.

SAMORI - Ti confido un segreto, ma non svelarlo a nessuno: sono stanco.

BILALI - Lo credo. Dopo un inseguimento di quasi diciotto anni in giro per tutta l'Africa! Abbiamo avuto buone gambe e molto coraggio per resistere fino ad ora.

SAMORI - Ma non mi arrenderò. Continueremo la guerra fino a quando Azrael, l'angelo della morte, mi chiamerà a sé. O Allah stesso scrollerà l'Albero della Vita durante la notte del destino e farà cadere la mia vita come una foglia morta. A proposito c'è ancora una cosa che m’impedisce sonni tranquilli.

BILALI - Che cosa?

SAMORI - I sogni! Faccio certi sogni..... Non più tardi dell'altra notte ho sognato che, mentre ero accovacciato per fare le mie abluzioni, un enorme cane, grande come un asino, dal pelo bianco e i denti neri sbucato non so da dove, viene verso di me abbaiando minacciosamente e addenta il mio boubou. Mi alzo, colto dal panico, e mi metto a correre attraverso il campo per sfuggirgli. Per lungo tempo i miei sforzi sono stati vani. Sono terribilmente angosciato. Mi guardo in giro per chiedere aiuto ai miei soldati. Ma il campo è deserto! Sono solo, con il cane sempre agganciato ai lembi del mio boubou. Alla fine cado lungo e disteso nella polvere e la bestia immonda sale sopra di me. In quel momento mi sveglio. Il sogno mi ha talmente impressionato che il mio cuore batte così forte che sembra voglia scoppiare. Un po’ più tardi, quando mi rendo conto che è stato solo un incubo, tiro un sospiro di sollievo.

BILALI - Può avere un significato?

SAMORI - Che significato vuoi dare ad un incubo? Me lo sono chiesto anch'io. Ciò mi ha convinto a consultare un indovino.

BILLALI - E cosa ti ha detto?

SAMORI - Mi ha detto che non è nulla o quasi. Secondo lui, poiché l'animale era bianco, significa la purezza o un angelo di Dio. Questo angelo, dunque, inseguendomi così, scaccia da me le cattive inclinazioni, cioè le mie crudeltà, le mie iniquità rappresentate dal fez rosso che sono solito portare.

BILALI - Colore del sangue...

SAMORI - L'indovino mi ha consigliato di vestirmi di bianco, dalla testa ai piedi, per evitare di fare ancora questi sogni.

BILALI - Ma queste crudeltà...

SAMORI - Taci. So d’essere crudele. E' vero. Non ti ricordi che siamo arrivati al punto di dare più di una volta carne di neonati ai nostri cavalli preferiti? Queste bestie coraggiose, continuando a vedere carne e sangue sono diventate carnivore.

BILALI - Secondo me non è vera crudeltà. I soldati avevano già massacrato i genitori di questi bambini. Chi avrebbe potuto allevarli dal momento che gli stessi adulti morivano a migliaia per la fame?

SAMORI- La crudeltà consiste nel fatto che questi bambini erano precedentemente pestati nei mortai come il miglio.

BILALI - Avresti preferito che fossero stati sgozzati come dei montoni?

SAMORI - Nonostante i dinieghi del mio indovino, sarà forse prossima la mia fine?

Poco fa ho dimenticato di raccontarti uno dei miei sogni abituali. E' il più orribile. Per Allah. Quando, giovanissimo, imparavo a maneggiare le armi presso quel crudele Sori Birama, che teneva mia madre in stato di schiavitù, mi capitava di fare sogni meravigliosi. Sogni d'amore, di gloria.... Ero semplice allora. Ma ecco la gloria.....

BILALI - Maestro, gli dei non danno tutto...........

SAMORI - Che cos'è dunque la gloria? L'oro, l'argento, bei cavalli sontuosamente ingualdrappati, gli schiavi, un grande harem, il diritto di vita e di morte che accompagna inevitabilmente la crudeltà, l'ingiustizia! E' l'apparenza sfarzosa, il trono d'oro macchiato di sangue, e durante la notte la visione delle gole tagliate a colpi di sciabola, dei moncherini di braccia sanguinanti.

BILALI - I ladri non meritano alcuna pietà.

SAMORI - .... neonati che vagiscono, madri ebbre di dolore, come l'infedele è ebbro di vino!

BILALI - Sì, è questa la gloria. Ma il sogno?

SAMORI - Quando ero giovane ero lungi dal dubitare che la gloria delle armi fosse così. Come tutti i giovani del mio tempo sognavo grandi ricchezze, una vita fatta di piaceri e d’abbondanza....

BILALI - Il sogno di cui mi parlavi.......

SAMORI - Fino al giorno in cui mia madre fu rapita e fatta schiava. Perché? Semplicemente Perché era bella!

BILALI - (interessato) Era dunque così.

SAMORI - Era così. Mia madre era di una bellezza che faceva girare la testa agli uomini. Quel reuccio di Ouassouolu credeva che tutto ciò che era bello gli dovesse appartenere. E lui era brutto. Oh, come lo odiavo! Come odiavo il suo fasto che mi abbagliava, il suo fasto di reuccio! (ride nervosamente). Volevo una rivincita clamorosa sul destino, volevo essere più potente di Sori Birama.

BILALI - Questo....

SAMORI - ..... Ero molto umano, buono, generoso. Amavo, idolatravo mia madre. Era per liberarla da una schiavitù disonorevole che servii come soldato Oussoulou per sette anni. No! Non volevo essere schiavo, ero pronto a tutto per evitare questo stato, anche a suicidarmi. Desideravo piuttosto possedere degli schiavi. Ma chi ero io? Mio padre era un venditore ambulante. Andavo con lui di mercato in mercato. Come vedi è stato l'amore per mia madre che mi ha condotto dove sono oggi. Mi viene voglia di ridere quando mi accusano di essere inumano. E ciò mi offende.

BILALI - Questo sogno......

SAMORI - Orribile! E' lo spettro di mio figlio. Per tre notti di seguito l'ho visto, in piedi davanti ai miei occhi, porgermi la sua gola insanguinata.

BILALI - E' una visione capace di spaventare lo stesso Iblis.

SAMORI - Mi chiama forse alla morte?

BILALI - Forse ti rimprovera quello che gli hai fatto.

SAMORI - Non meritava forse quella morte? Vantare la forza del nemico con il rischio di seminare lo scoraggiamento tra i miei soldati. Non potevo tollerarlo. Non rimpiango quello che ho fatto. No.

BILALI - Hai notizie della piccola retroguardia?

SAMORI - No. Spero che tutto sia tranquillo. Sono tra i miei migliori soldati.

BILALI - Dovrebbero inviarmi delle informazioni, di tanto in tanto. Credo, infatti, che non possono non incrociare le piste e non sentire l'odore forte di quei cani di Bianchi.

SAMORI - E' esatto.

BILALI - Ho il presentimento che si aggirino attorno a noi come la pantera attorno ad un recinto di mucche.

SAMORI - (Improvvisamente in collera). Il paragone non mi piace. Per Allah! Si direbbe che tutti voi abbiate paura dei bianchi. Ecco ciò che non ho amato in mio figlio Karamoko. Non siamo forse anche noi degli uomini? I nostri fabbri fabbricano fucili che sanno uccidere bene come quelli dei bianchi. (rivolto a Bilali) Esci. Va a vedere il capo dei soldati. Preparino le armi e si prendano cura dei cavalli. (Bilali esce) Che cosa rende forte, influente, potente un uomo, una razza, una nazione? Ecco delle domande che mi sono posto senza trovare una risposta. Domande che mi sono girate e rigirate inutilmente per la testa durante le notti di veglia fino alla noia. Quando Karamoko è ritornato dalla Francia e mi ha descritto gli splendori di quel paese, la potenza inaudita della sua armata, la bellezza delle sue abitazioni, dei vestiti, devo riconoscere che ho provato una gran gelosia verso questi uomini dalla pelle bianca. Mi sentivo umiliato, troppo piccolo nei confronti della civiltà di questi uomini. Per evitare a Karamoko, mio caro figlio, di vedermi con occhi nuovi, occhi che mi avrebbero compianto e magari anche disprezzato, ho preferito ucciderlo. Avevo sognato di creare un impero mandingo in seno all'Africa, un impero vasto che avrebbe avuto la civiltà dei bianchi. Ho detto ai miei fabbri: questi fucili e queste sciabole sono fabbricate da uomini. Fatene anche voi di uguali!. E hanno fabbricato fucili e sciabole. (Con gli occhi e le braccia rivolti al cielo) Allah! Grande Allah! Il clemente, il misericordioso! Ecco il mio segreto, ecco l'enigma della mia vita! Puoi dirmi cosa rende potente e invincibile un'armata, come si fabbricano i cannoni, come può il genio e una gran civiltà scaturire dalla testa di un uomo? Questo paese è il paese dei neri. Puoi dirmi perché questi uomini, questi bianchi sono venuti ad invadere questo paese? Perché io, Samori, non posso andare in Francia a conquistare quel paese? Perché sono più forti di me? Qual è il loro segreto? Perché? Perché? (Si lascia ricadere sulla sua sedia a sdraio, spossato).