Ritratto dell'Almany


L’almani è un gran bell’uomo d’una cinquantina d’anni dai tratti un po' duri e, contrariamente agli uomini della sua razza, con un naso lungo e sottile che dona un’espressione di signorilità all’insieme della sua fisionomia.
Lo sguardo è molto mobile ma non guarda spesso negli occhi l’interlocutore. Il suo atteggiamento è più affabile che sostenuto.
Molto attento quando gli si fa un complimento, sa essere distratto quando non vuole rispondere direttamente a una domanda. Parla con molto volubilità e credo che possa essere persuasivo e appassionato quando se ne presenti l’occasione.
Seduto in un’amaca a strisce blu e bianche, un regalo parigino portatogli da suo figlio, si pulisce i denti con un bastoncino di legno chiamato ngossé o anche niendossila in bambara.
Veste un gran doroké in taffetà color malva di scarsa qualità con una coulotte indigena a striscie rosse e nere di fabbricazione europea; le sue gambe di un bruno cioccolato più chiaro del corpo sono spalmate di burro di ; calza delle babbucce di cuoio rosso.
Sul capo porta un fez rosso da tirailleur drappeggiato da una stoffa bianca che fa da turbante e gli copre la bocca.
Infine sulle spalle è buttato negligentemente un haik di basso costo.
Ai suoi piedi sono seduti: il vecchio kokisi che non lo lascia mai, due marabutti, qualche griots e i quattro prigionieri che si occupano dell’amaca, della sedia, del bacile per lavarsi le mani e del recipiente dell’acqua con cui si risciacqua la bocca.
Questo apparato lo segue ovunque vada.
Poco distante da lui e sotto lo stesso riparo due sarti sono intenti a cucire una cotonina gialla per le sue donne.
Uno dei griots porta un ombrello rosso mentre l’altro ha un fucile a canna fuori uso.
Tutti gli oggetti, tranne l’amaca, sono di fabbricazione inglese.

da: Commandant Binger, Du Niger au Golfe de Guinée. pag 255