Questa raccolta di testi riguarda un personaggio centrale dei racconti Anyi-bona:
Nyamian, il Dio del cielo e della terra.
Nyamian non è una divinità propria agli Anyi-bona, è comune a diversi gruppi akan.
Ma queste storie concernono unicamente gli Anyi-Bona, e qui si parlerà unicamente di
loro. I testi sono stati raccolti nei loro villaggi, dove l'autore ha vissuto una
decina d'anni.
La prima parte del volume si presenta sotto forma di note, di flashes, su uno dei
personaggi chiave della favolistica bona: Nyamian. Queste note non sono né teologia
(riflessione su Dio partendo dalla rivelazione cristiana), né teodicea (riflessione
su Dio e i suoi attributi partendo dalla ragione), ma unicamente un complemento
introduttivo per mettere a fuoco questo personaggio e offrire così un aiuto al lettore
perché possa apprezzare, gustare, assaporare meglio la bellezza delle storie.
Il metodo seguito comporta qualche pericolo e rischio. Infatti sono stati utilizzati
sia elementi raccolti dagli informatori, sia attinti direttamente nei racconti.
Qualcuno faceva osservare che il testo avrebbe avuto maggior rigore se si fosse
utilizzato l'una o l'altra fonte, piuttosto che le due insieme.
Una volta raccolte le informazioni, bisognava ordinarle. Qui appare un secondo
limite legato allo statuto e alla formazione dell'autore.
Anche se c'è stato un contatto immediato e prolungato con l'ambiente descritto,
rimane sempre il problema, molto delicato, di trovare la terminologia esatta per
esprimere realtà che non si colgono mai completamente. Come nota V.G.Grottanelli:
Quando si passa dal particolare al generale, si accentua il pericolo che il
quadro sia influenzato, sia pure in via indiretta e inconsapevole, dalle
categorie dello studioso e dalla sua tendenza a ordinare le conoscenze secondo
gli schemi ormai tradizionali in Occidente, i quali derivano, in ultima analisi,
dalla teologia giudaico-cristiana... E'... noto che lo studioso... ottenga le
sue informazioni sul terreno alla spicciolata, una dopo l'altra, in casuale
disordine, non già in blocco come sistema coerente... l'ordine sarà, in ultima
analisi introdotto da lui, sulla scorta dei nessi e collegamenti logici da lui
intravisti; e la stessa selezione e concatenazione dei dati, non potranno non
essere suggerite dalla sua propria formazione teoretica in tema di teologia (1).
P. E. Adjaffi, uno studioso della religione anyi e in particolare della figura di
Nyamian, nota come questa difficoltà sia comune ad ogni studioso, sia africano, sia
occidentale:
Dato che gli adepti della religione tradizionale non colgono con uno sguardo
comprensivo e personale tutto il sistema delle loro proprie credenze... bisogna
trovare un linguaggio convenzionale, comprensibile per tutti, e questo non rende
sempre conto della realtà, almeno non completamente. E' il caso del termine
"Dio", in senso generale, che qui ci interessa (2).
Per questa ragione non bisogna cercare in queste note ciò che esse non sono, o
non possono offrire.
Si è cercato di tradurre, in un linguaggio accessibile, il vissuto, conscio ed
inconscio, degli amici bona che hanno aperto il loro cuore durante lunghi anni
di vita comune, soprattutto al momento delle veglie narrative nei vari villaggi.
Si è tentato di spiegare ciò che i Bona evocano, suggeriscono, lasciano intravvedere.
Più che le spiegazioni, ciò che è veramente importante, sono le "parole dette" che
si è voluto rispettare scrupolosamente e trasmettere nella loro integralità: Ho preso
piccoli pani fra i Bona per offrirli ad altri.
La stessa osservazione vale per lo stile di ogni narratore, con le sue ripetizioni,
le omissioni, le frasi idiomatiche, le onomatopee, ecc...
"In mancanza della voce si avrà il suo modo di parlare", dice Marie Paule Férry a proposito
del narratore Tenda, e aggiunge:
I racconti parlano unicamente dei viventi, e non temendo la menzogna, si
situano dove tutto è possibile, quasi tutto; tocca al lettore scoprire questo
possibile, comprendere le regole del desiderio tenda elaborate dall'illusione.
L'inconscio è, per essenza, collettivo, perché è ciò che gli uomini hanno in
comune al di là delle loro differenze individuali e... culturali (3).
Che il lettore possa trovare in questi testi qualche briciola di questa universalità,
soddisfare il suo desiderio, assaporando qualche "piccolo pane" della cultura tradizionale anyi-bona. Questo è sufficiente per
permetterci di intravvedere quale sia la qualità...del cibo che gli anziani Bona
ci offrono, accogliendoci alla loro tavola, con un sorriso ammiccante e comunicativo(4).
1) V. G. GROTTANELLI, Il pensiero religioso e magico, in Ethnologica, Milano 1965, vol. III, 308-309.
2) P. E. ADJAFFI, Humanisme religieux agni et foi chrétienne, Roma 1978, 200-201. Per il termine agni si trovano due grafie: agni e anyi. Nelle citazioni si rispetterà l'uso degli autori. In questo testo viene usata la grafia anyi
3) M. P. FERRY, Les dits de la nuit, contes tenda du Sénégal oriental, Parigi 1983, 20-21.
4) S. GALLI, Il Neonato dalla barba bianca, Bologna 1993, 7. Questo testo verrà citato con l'abbreviazione: Neonato.