Nyamian e la sua corte

Voi anziani che siete qui, ascoltate. Questa sera ci siamo riuniti qui. Il padre è venuto e ci ha chiesto di narrargli qualche storia. Allora ascoltate bene ciò che vi racconterò, e non ridete.
Nei tempi antichi, quando noi eravamo là nel mondo, non sapevamo come fare per estrarre il vino di palma che noi beviamo. E' ancora Ragno, lui che ha introdotto il sapere nel mondo, che ci ha rivelato questo segreto (1).
Ragno va un giorno a trovare il Signore Dio e gli dice:
- Signore Dio, voglio essere il tuo cacciatore.
Dio chiese:
- Puoi essere mio cacciatore?
- Sì, rispose Ragno, posso essere tuo cacciatore.
Allora Dio disse:
- Bene, siamo intesi.
Poi Dio convocò i suoi notabili e disse loro:
- Ecco la ragione per cui vi ho convocati: Ragno è venuto e mi ha chiesto di diventare mio cacciatore. Vuole andare in foresta, uccidere della selvaggina e portarmela. Desidero conoscere la vostra opinione.
Gli anziani riflettono, riflettono, poi dicono:
- Sei tu il nostro capo, noi siamo tutti ai tuoi ordini. Nessuno di noi è mai stato tuo cacciatore fino ad oggi. Ragno è venuto e ti ha chiesto di diventare tuo cacciatore. Tu ci hai sottomesso la tua proposta. Ora tocca a te valutare e decidere. Se può veramente essere tuo cacciatore, in questo caso, noi diamo il nostro parere favorevole.
Gli anziani avevano espresso il loro parere e il Signore Dio aveva ascoltato.
Dio prese allora Ragno che diventò suo cacciatore. Ragno andava in foresta, cacciava la selvaggina e la portava a Dio.
Un giorno Ragno lascia il villaggio e parte per la caccia. Ecco che incontra un branco di elefanti. Appena scorgono Ragno tutti gli elefanti si mettono a fuggire. Ragno li insegue, li insegue a lungo, a lungo, a lungo, ma non riesce a raggiungerli.
Ora Ragno era stanco e cominciava a sentire gli stimoli della fame. Da tempo pure la sete lo tormentava. Era là in mezzo ad una grande foresta. Non trovava nulla da magiare, niente da bere.
Mentre camminava ecco che vide un albero. Era là davanti a lui, a terra. In una cavità dell'albero c'era dell'acqua: c'era proprio dentro dell'acqua.
- Ah! Io sono il cacciatore del Signore Dio, e lui è il nostro capo, il capo di noi tutti. Ebbene, voglio bere di quest'acqua, che ho trovato nell'albero, in suo onore. Se dopo averne bevuto, morirò, ebbene, sarà nel nome del Signore Dio che sarò morto. Se invece starò bene,sarà ancora grazie a lui.
Cosa prenderà Ragno per attingere l'acqua? Prende la sua bocca. Avvicina la bocca all'acqua, l'assaggia, l'inghiotte e la fa discendere nel suo stomaco.
Caro mio! Appena l'aveva gustata si accorse che l'acqua era talmente dolce, dolce...Si mise allora a berne, a berne...
La fame che lo divorava, la sete che lo tormentava, tutto era sparito. Restò là un momento e si riposò.
Quando fece per alzarsi e partire -non era neppure andato come di qui al mercato laggiù -ecco che vide il più vecchio di tutti gli elefanti. Aveva camminato a lungo ed era stanco. L'elefante si sdraiò e si mise a dormire. Ragno prese il fucile e pum! L'elefante era là: morto! Ragno gli tagliò la coda. Pensava fra sé:
- E' per causa sua che mi sono stancato, ed ora ecco che lo vedo qui davanti ai miei occhi. Bene, ora rientro a casa.
Tornando si accostò ancora allo stesso albero di prima e disse:
- Bevo ancora un po'!
Caro mio! Ragno camminò a lungo, a lungo. Quando arrivò a casa i suoi occhi non vedevano più chiaro. Non aveva che un solo pensiero: l'acqua che aveva bevuto stava per farlo morire. Ma era soltanto ubriaco.
Si recò dal Signore Dio e gli diede la buonasera. Tolse la coda dell'elefante e la depose a terra.
- Bene, disse Dio, che tutti gli anziani si riuniscano, ecco ciò che Ragno ha portato.
Si riunirono. Allora ragno disse.
- Voi notabili tutti, osservate: Ho deposto la coda dell'elefante davanti a voi. Ma c' un'altra faccenda di cui vi devo parlare. Ero dunque partito in foresta. Avevo fame, avevo sete. Ecco che ho trovato un albero che era caduto. Mi sono avvicinato ed ho trovato dentro il suo tronco dell'acqua. Ho bevuto l'acqua di quel tronco: era zuccherata, zuccherata, zuccherata...Ora il nostro capo è il signore Dio, è lui il più anziano di noi tutti, e io sono il suo cacciatore. Dunque anche lui deve conoscere quest'acqua e berne. Che tutti coloro che il Signore Dio invierà a prendere l'animale portino dei recipienti.
Ragno aveva parlato, ma i notabili non avevano ben capito. Ragno disse di nuovo:
- Vi dico di cercare delle anfore.
Ma nessuno riusciva a capire cosa volesse dire. Allora il signore Dio intervenne:
- Niente esitazioni! Ragno è il mio cacciatore. E' partito in foresta, vi è rimasto a lungo, ora è tornato. Ci ha detto che ha bevuto dell'acqua, e dell'acqua molto zuccherata. Bisogna dunque che anch'io ne beva di quest'acqua. Prendete dunque delle anfore e andate.
Presero delle anfore ed eccoli per strada: camminano, camminano. Arrivano là dove si trovava l'elefante: non lontano, ecco là l'albero. Guardano all'interno del tronco: c'era ancora dell'acqua. Ragno disse:
- Deponete le anfore sotto l'albero.
Fanno allora colare l'acqua nelle anfore. Una volta terminato di squartare l'animale, raccolgono la carne, prendono le anfore con l'acqua e ritornano a casa.
Giunti a casa dividono la carne.
- E a proposito della faccenda di cui Ragno aveva parlato,che ne è, chiese il Signore Dio?
- Maestà, rispondono, ecco la cosa che Ragno aveva annunciato.
Depongono allora l'acqua a terra.
- Ragno vieni, e bevi per primo.
Si serve dunque Ragno. D'un sol colpo beve tutto. Poi si serve il portavoce del Signore Dio. Anche lui beve. In seguito si serve il Signore Dio stesso. Beve.
Aveva bevuto. Ora rifletteva, rifletteva. Poi disse al suo portavoce:
- Devi darmi il tuo parere sulla bevanda che abbiamo bevuto. Dopo un momento rispose:
- Mio signore, tu hai preso Ragno come tuo cacciatore, ebbene ti ha portato una buona cosa. Ora deve portarti anche le radici e i rami dell'albero di cui abbiamo bevuto l'acqua. Dobbiamo vedere tutto questo con i nostri occhi e vagliare attentamente.
Ragno, quella notte, non ha potuto andare a dormire. La notte stessa è ritornato in foresta, ha tagliato i rami della palma, ha preso le radici, e le ha portate a casa.
Una volta arrivato le mostrò al Signore Dio, ai suoi notabili e a tutti gli uomini.
Ora, di questi alberi, ce n'erano vicino al villaggio, ma loro non lo sapevano.
Quando Ragno fu davanti al Signore dio tutti osservarono attentamente i rami e le radici. Allora si ricordarono che di quegli alberi ce n'erano anche poco lontano dal villaggio.
Chiesero a Ragno:
- Come bisogna fare per estrarre l'acqua di quest'albero?
Rispose.
- Quando sono arrivato l'albero era a terra e c'era una cavità al centro del tronco, dentro c'era l'acqua.
- Bene, poiché le cose stanno così, bisogna che anche noi facciamo cadere l'albero, scavare una cavità nel tronco, per raccogliere l'acqua e berne.
Ecco che sradicarono e fecero cadere alcuni alberi. Scavarono una fossetta all'interno. Il giorno dopo vi trovarono dell'acqua. Ne bevvero. Era la stessa acqua di Ragno. Ne bevvero. dissero allora a Ragno:
- Signor Ragno, ci hai fatto scoprire una buona bevanda e un buon cibo. Ti ringraziamo e ti felicitiamo molto.
Ecco l'origine del vino di palma che beviamo.


1) La linfa di palma, detta correntemente bangui (in diula: ban: palma; ghin: acqua) in tutta la Costa d'Avorio, è la bevanda tradizionale degli Anyi-Bona, e in genere dei gruppi forestali della Costa d'Avorio.
Si raccoglie due volte al giorno: al mattino presto e al calar del sole. Ogni palma può dare succo per circa un mese. Se ne può estrarre dai 20 ai 30/40 litri, secondo la grossezza del tronco. Il racconto narra come gli uomini abbiano scoperto questo bevanda.
L'eroe della narrazione è Ragno, il personaggio principale nei racconti dell'area forestale. Ragno può essere indistintamente animale o uomo. Il più delle volte ha carattere umano, come nel testo. Ragno nel racconto occupa un posto prestigioso. è il cacciatore ufficiale del regno. Ed è in questa veste che scopre e introduce nella società la bevanda che diventerà così una nuova ed importante acquisizione per tutto il gruppo sociale.

Fasi di estrazione della linfa di palma:

* Si sceglie un albero di palma, di solito in foresta, perché quelle nelle vicinanze dei villaggi sono già state utilizzati. Si pulisce il sottobosco e la boscaglia circostante, poi si abbatte l'albero, scalzandone le radici.
* Si sfronda il tronco dalle foglie, poi si scava una fossetta al centro del tronco, nella parte superiore.
* Si eseguono due forellini in fondo alla fossetta dove si innestano due cannucce che vanno a terminare in una giara posta sotto l'albero.
* Si accende un fascetto di nervature di palme secche, lo si avvicina alla fossetta soffiandovi sopra. L'albero sentendo il calore del fuoco invia "l'acqua" per...spegnerlo. La linfa così convogliata nella cavità, scende tramite le cannucce, nella giara sottosante.
* La fossetta e la giara vengono ricoperti con foglie per impedire che entri sporcizia ed evitare che gli animali vengano a berne il contenuto.
* Ogni contadino abbatte, di solito, più alberi. Al mattino presto e alla sera si passa a raccogliere il contenuto delle giara, riempiendo dei grossi bidoni di 20 litri.
* Spesso la bevanda è venduta ai bordi delle strade. Si beve con capaci zucche svuotate. Ci sono dei luoghi chiamati "cabarets" dove la gente si raduna per consumare insieme la bevanda. L'espressione corrente è: me ko nzan so, lett.: vado dalla linfa di palma, vado a bere il bangui, cioè vado al cabaret.