Villaggi tempio

La prima impressione che si prova a visitare un villaggio tangba è quella di abbandono. Sembra di passeggiare in mezzo a un mucchio di conchiglie vuote. Numerose abitazioni sono semidiroccate, tetti caduti e muri che si sgretolano. I villaggi tangba della collina sono in realtà dei templi, luoghi sacri, abitati solamente dagli anziani e dagli specialisti rituali e religiosi. La maggior parte degli individui risiede in abitazioni sparse nei campi per un raggio di oltre 30 km e solo in occasione delle grandi cerimonie si raduna nei villaggi per celebrare l'evento.

Abitati e luoghi sacri

Sono quattro i villaggi tangba, tre dei quali sorgono sulle colline, mentre Pabegou, il quarto, è posto in pianura, sulla strada principale che collega Djougou con Natitingou. Sul versante orientale delle colline sorge Seseirhà, oggi riportato sulle carte con un toponimo in lingua dendi, Taneka Beri, che significa "le grandi pietre". Sul versante opposto, a circa 30 minuti di cammino, si trovano i villaggi di Dur, detto anche Taneka Koko, "sotto le pietre" e di Karhun.

Il termine villaggio non rispecchia fedelmente la realtà degli abitati tangba. Infatti ogni insediamento è suddiviso in più quartieri (perhò) i quali costituiscono delle entità con una notevole autonomia politica. Si potrebbe dire che ogni quartiere sia un villaggio e che ogni insediamento sia invece una confederazione di villaggi che agiscono congiuntamente.

Percorrendo i sentieri che attraversano l'abitato è difficile comprendere i limiti di ogni quartiere. Sono pietre sacre, altari, piccoli campi di miglio considerati sacri, a segnare i confini. Una rete di fili sottili, che passano attraverso la concezione religiosa, delimitano lo spazio abitato. In ogni quartiere si trovano le principali autorità tradizionali: il sawa, capo politico la cui origine è spesso straniera; il tung-te, capo della terra discendente dei fondatori del villaggio, i namari, specialisti rituali che guidano le classi d'età e i boro-te, i guaritori tradizionali.

Gli antenati “sotto i piedi”

L'unità abitativa è il sarha, un recinto di muretti in terra che racchiude l'abitazione del capofamiglia, quelle delle sue mogli, il granaio e le due cucine, una coperta, l'altra all'aperto. I figli maschi rimangono nell'abitazione dei genitori fino alla nascita del loro primo figlio, poi si trasferiscono in una nuova casa. Alla morte del padre, che verrà seppellito nella propria capanna, il primogenito ritorna alla casa paterna con tutta la sua famiglia. La continuità viene così mantenuta e la tradizione perpetuata. La casa sarà sempre abitata dal più anziano della famiglia che avrà sotto i suoi piedi gli spiriti dei suoi antenati.

Abitazioni tradizionali e moderne

L'abitazione tradizionale è rotonda con il tetto in paglia, ma oggi nei villaggi tangba si vedono sempre più frequentemente abitazioni rettangolari e fanno la loro comparsa i primi tetti in lamiera. Questi ultimi sono considerati una sorta di status symbol, anche a causa del loro costo piuttosto elevato rispetto ai redditi medi locali. «Sono le case dei giovani» dicono gli anziani, ma in realtà proprio gli uomini più influenti e pertanto anziani, si sono costruiti un'abitazione squadrata con tanto di tetto in lamiera. Nel caso dei giovani si tratta non solo di un'imitazione delle case di città, ma anche una sorta di rottura con la tradizione. In queste case vive spesso una famiglia nucleare, con meno figli della media e senza spazio per il resto della parentela.

Un popolo di agricoltori

Le terre che circondano le colline sembrano gonfiarsi nella stagione delle piogge. Il miglio cresce alto, quasi a nascondere i sentieri e le abitazioni. A interrompere l'alta barriera del miglio restano i campi coltivati a igname, con i loro caratteristici mucchietti di terra dai quali spuntano le foglie. I Tangba sono agricoltori, "amano la zappa" come sono soliti affermare. Possiedono però dei buoi, che vengono usati solamente per i sacrifici nelle occasioni cerimoniali più importanti. Sono i Peul ad allevare questi buoi, ottenendone in cambio latte e una parte di carne quando l'animale viene sacrificato. I buoi, al di là del loro valore economico, sono infatti considerati importantissimi su piano rituale. Questo legame particolare con i Peul viene considerato come una relazione tra fratelli, al punto che non è consentito sposarsi con loro. Come spesso accade, la regola viene talvolta trasgredita, trasgressione favorita dalla bellezza delle ragazze peul, un elemento particolarmente apprezzato dai Tangba.

Rituali nuziali

Non esistono altre proibizioni matrimoniali tra gli appartenenti alle diverse etnie che compongono la società tangba. Ci si può sposare con chiunque, anche se di preferenza si sceglie una moglie all'interno del proprio quartiere. Sono i genitori del giovane a recarsi dalla famiglia della sposa per dire:"Abbiamo rubato vostra figlia". Se la famiglia della sposa e la ragazza accettano, lo sposo inizia a lavorare per un certo periodo nei campi del futuro suocero. Oggi il prezzo della sposa viene pagato anche con denaro, ma la collaborazione con il suocero nel lavoro agricolo rimane. Prima del matrimonio lo sposo porta 2 polli, 2 galli, ignami e sorgo ai suoceri per i sacrifici. Il mattino dopo essersi trasferita nella casa dello sposo, la donna fugge e rientra da sola a casa dei suoi. Il marito finge di non essersene accorto e solo dopo 3 giorni inizia a cercarla. Il quarto giorno la ragazza ritorna con il marito nella sua abitazione. Il mattino seguente la mamma dello sposo si alza molto presto e mette davanti alla porta della sposa una scopa. La ragazza, quando al suo risveglio vede la scopa, inizia a spazzare il cortile, va a prendere acqua al torrente con le co-spose ed esce a cercare legna. Da quel momento rimarrà nella casa. Il primo parto avviene nell'abitazione dei genitori della sposa. Quando la donna è incinta, verso il 6 mese, si trasferisce presso i suoi genitori, poiché sarebbe una vergogna il farsi vedere inesperta dalla suocera. Sarà sua madre a insegnarle come accudire il piccolo. Al secondo figlio partorirà in casa del marito.