Il sistema delle classi di età

L'esistenza degli uomini Tangba è segnata da una serie di gradi di età che coprono l'intero arco della vita di un uomo. Si tratta di un percorso caratterizzato da tappe importanti che prevedono una serie di insegnamenti e di comportamenti specifici. Sotto il profilo individuale il sistema delle classi d'età tangba dà vita a un'iniziazione graduale che conduce alla formazione di individui altamente sociali, perfettamente consci dei vari aspetti della loro cultura e della loro società. Dal punto di vista sociale le classi d'età costituiscono una parte fondamentale del sistema politico tangba. Anche per le donne sono previsti alcuni gradi di età, ma si tratta di una scansione legata allo sviluppo fisiologico e non alla vita sociale e politica della comunità.

La prima infanzia: biha

Seguiamo ora la vita di un uomo attraverso i suoi passaggi nei diversi gradi d'età. Nei primi anni di vita il bambino è un biha, senza distinzioni di sesso. Al piccolo viene assegnato un nome che manterrà fino al grado di kumpara per quanto riguarda i maschi. Questo nome d'infanzia è legato soprattutto alle circostanze nelle quali il bambino è venuto al mondo, ad esempio Nyosum (sorpresa) se viene dopo un bambino o più bambini nati morti. Altre volte il nome serve a trarre in inganno o ad allontanare presenze maligne: Swaca (in mezzo a niente); Doxca (tra due nulla); Kpedaca (lo teniamo per nulla, non serve). Se si tratta di gemelli maschi il primogenito si chiamerà Takora e l'altro Kura, se si tratta di ragazze Asana e Donga.

A 5 anni: kpekpelxu e bisexa

La capacità di manovrare la zappa per i maschi e quella di portare la legna per le femmine (attorno ai 5-6 anni) segnano il primo cambiamento nei piccoli tangba. I bambini verranno chiamati kpekpelxu e le bambine bisexa. Non si può definire kpekpelxu un vero e proprio grado di età in quanto non prevede nessuna particolare iniziazione nè l'inserimento in un gruppo di coetanei con funzioni istituzionalizzate e status definito. I kpekpelxu partecipano però, assieme ai più grandi al tradizionale rito del gragra.

Dai 15 ai 20 anni: kumpalfarha

Dopo 5 anni, all'età di circa 15 anni il kpekpelxu diventa tyafala, ma ancora non entra a far parte della vita sociale del villaggio. Il primo avvicinamento avviene verso i 20 anni, quando si entra nel gruppo dei kumpalfarha. Non si tratta ancora di un vero e proprio grado di età, però il giovane viene scelto da un appartenente al grado superiore come dembiha, letteralmente "il mio bambino". Questo rapporto che si stabilisce tra due individui separati da un grado di età durerà per tutta la vita e riveste una grande importanza per entrambi gli individui. La scelta, secondo i Tangba, avviene "come si sceglie una bella ragazza", basandosi perciò su simpatie personali. In tutte le occasioni cerimoniali il dembiha sarà tenuto a fornire il cibo necessario al suo maggiore (demni) mentre questo offrirà al suo minore una protezione e aiuto costante. In privato il dembiha potrà scherzare e deridere il suo compagno maggiore, mentre quest'ultimo dovrà sempre elogiare il suo "figlioccio" in pubblico.

A 25 anni: la prima vera classe di età

Trascorso un altro lustro i giovani kumpalfarha entrano nella prima vera classe di età, quella dei kumpara (25 anni circa). Costoro rappresentano la prima vera e propria classe d'età. Infatti da questo momento costituiscono un gruppo corporato che pone le proprie forze al servizio della collettività. Questi giovani seguono ora le direttive del kumpakpema (kpema = anziano) che viene nominato in base alle qualità personali da uno specialista rituale del villaggio. Questo legame con il capo rituale costituisce un elemento fondamentale della società tangba. Tramite il kumpakpema quest'ultimo esercita infatti un'autorità notevole sull'intera comunità, in quanto anche il capo politico (sawa) deve rivolgersi a lui per usufruire delle corvées dei kumpara. Chiunque abbia bisogno di dissodare un campo, di costruire un'abitazione, di compiere un qualche di lavoro pesante e gravoso, può recarsi dallo specialista rituale e chiedere l'aiuto dei kumpara i quali interverranno in cambio del cibo nel corso dei lavori. In passato i kumpara lavoravano gratuitamente alcuni campi del sawa, ma si tratta di un'usanza che è andata perdendosi in seguito alla dispersione della popolazione attorno agli anni Venti.

Obblighi e comportamenti speciali

Lo status di kumpara prevede alcuni obblighi, ma concede comportamenti altrimenti vietati. «E’ la generazione dei teatranti» si dice di loro. Sono infatti i kumpara a giocare al ladro rituale e a tenere atteggiamenti concessi solamente in questa fase della vita. EGO potrà infatti insultare chiunque gli passi davanti, può defecare in pubblico, può tenere comportamenti irriverenti e soprattutto nel corso del primo mercato dopo il Dafarun, è libero di impadronirsi di tutti i vegetali che vuole senza incorrere i n sanzioni particolari. I giovani kumpara possono entrare nelle case e mangiare gratis e spesso si abbandonano a prove di forza e a guasconate. Per tutto questo periodo i kumpara devono girare vestiti con una sorta di camicia bianca, tutta stracciata mentre il ciuffo di capelli viene racchiuso in una piccola calotta di rafia intrecciata. Al termine del quinquennio depositano la loro calotta e si radono il ciuffo che verrà depositato in un compartimento speciale del granaio familiare per poi essere intrecciato con quello di un kumpara successivo della famiglia.

A 35 anni: dafara: sergenti e caporali

Trascorsi 5 anni i kumpara, che ora hanno circa 30-35 anni, si affrancano dagli obblighi sociali relativi alle corvées collettive del grado precedente e, senza compiere cerimonie, diventano dafara, "coloro che mostrano la bellezza". I Tangba usano spesso esempi tratti dalla gerarchia militare per indicare le prerogative dei gruppi d'età: "Sono come i sergenti e i caporali" si dice a proposito di questo grado, indicando una leggera superiorità nei confronti dei kumpara. Infatti se tra questi ultimi scoppia una lite, sarà un dafara a giudicare la questione. Quella dei dafara è una fase che potremmo definire laica. In questo quinquennio infatti non ci sono frequentazioni obbligatorie presso gli specialisti rituali e gli individui conducono un'esistenza libera sia da costrizioni di tipo alimentare sia da pratiche di tipo religioso. Esistono però due doveri che ogni dafara deve assolvere.

La cerimonia del Dafurun

Al termine del periodo si terrà infatti il Dafarun, la festa del sale e in questa occasione EGO e i suoi compagni dovranno sfoggiare i loro abiti migliori e offrire sale in grande quantità a tutto il villaggio. Il Dafarun è una tra le cerimonie più importanti del ciclo tangba e si presenta con manifestazioni diverse di quartiere in quartiere. Va sottolineato che questa è la prima cerimonia nella vita di un uomo; la prima nella quale viene coinvolto non solo a livello di status, ma anche e soprattutto a livello economico. Si dovrà accumulare ricchezza (sale) e distribuirla ai membri della sua comunità, entrando così nella fitta rete di scambi e redistribuzioni che caratterizza la società tangba.

Il gruppo dei Sakpana

Terminata la cerimonia del sale, si entra a far parte del gruppo d'età dei sakpana. In ogni quartiere uno specialista rituale designato sceglie nel gruppo dei sakpane, 7 giovani che verranno avviati a un'iniziazione particolare. Se EGO viene scelto dovrà abbandonare i suoi abiti e ritornare alla nudità, indossando solamente un piccolo perizoma, rasarsi i capelli, tranne un ciuffo racchiuso in una calotta, e iniziare a fumare tabacco in una pipa tradizionale, dalla quale non si separerà quasi mai. Questa elìte viene scelta sulla base di criteri particolari, tutti fondati sul fattore purezza. Una purezza che questi giovani devono aver conservato attraverso il loro comportamento, come per esempio non avere sposato una donna "straniera", dove per straniera si intende appartenente ad alcuni dei gruppi che i tangba non considerano appartenenti alla loro sfera (Peul, Betammari-be, Kabre). Non influisce invece sulla scelta la famiglia di appartenenza, anzi gli anziani specialisti rituali prevedono una rotazione fra le famiglie. Infatti si tratta di un incarico gravoso, poiché il giovane prescelto deve rifornire gli specialisti di polli o altri piccoli animali necessari ai sacrifici. Inoltre l'appartenere al gruppo dei "nudi" comporta un grande acquisto di prestigio, che deve essere controbilanciato con offerte consistenti alla comunità e in particolare agli anziani, in occasione delle cerimonie. I giovani prescelti devono sottostare a obblighi alimentari strettissimi, anch'essi improntati sulla purezza. Non possono assolutamente mangiare cibi che non siano stati prodotti nei loro villaggi, nè bere bevande alcoliche. Non possono nemmeno allontanarsi troppo dal villaggio in cui abitano, nè per molto tempo. La loro presenza è strettamente legata alla terra, così come quella degli specialisti rituali, che sono sottoposti agli stessi divieti alimentari, di abbigliamento e di spostamento.

Le cerimonia dello Kpama

Al termine dei cinque anni da sakpana, sia quelli nudi sia gli altri, diventano i protagonisti della più spettacolare cerimonia del ciclo tangba, il Kpama, la "festa del grasso". Il Kpama è soprattutto un rito di fertilità ed è l'unico che viene celebrato nello stesso momento da tutti i gruppi tangba. Ogni sakpana, non solo quelli dell'elìte, deve uccidere un bue e offrirlo alla gente del suo quartiere. La mancata uccisione del bue in occasione di questa cerimonia porta a una caduta di rispetto e all'esclusione dalle attività politiche collettive. L'importanza dell'abbattimento del bue va letta nell'ottica della redistribuzione: "Se non hai il denaro per il bue significa che non hai lavorato abbastanza". Così viene spiegata la funzione del sacrificio. Inoltre chi non ha ucciso il bue viene additato come uno scansafatiche, che non ha voglia di lavorare e pertanto non è riuscito ad acquistare un animale da sacrificare. Sotto questo profilo il sacrificio del Kpama opera da regolatore e da incentivo per la produzione.

I sette wara

Ora si è diventati kpam-te (padre del Kpama) e si riacquista la libertà di vestire e mangiare come si vuole, di lasciarsi ricrescere i capelli per i cinque anni a seguire. Un'altro periodo laico quindi, in attesa del passaggio successivo che lo condurrà al grado di wara (45-50 anni). In questo grado si ripete la costituzione di un'elìte come tra i sakpane, ma i 7 prescelti non saranno gli stessi del grado precedente: "Perché hanno già sofferto abbastanza", dove per sofferenza si intende sia lo sforzo economico sia l'impegno dei wara nel seguire gli specialisti rituali nelle loro attività notturne. I 7 wara scelti, che sono considerati i responsabili religiosi e morali della loro generazione e vengono iniziati dagli specialisti ai segreti dei culti, adottano nuovamente la seminudità, interrotta solamente dal perizoma. Ancora una volta il capo verrà rasato, e talvolta viene indossata una piccola calebasse semisferica a guisa di cappello. Una lunga pipa accompagnerà sempre il wara ovunque vada e sarà suo dovere mantenerla sempre accesa. Il wara è indissolubilmente legato al territorio del suo abitato, non può neppure dormire o defecare al di fuori di esso altrimenti, dicono i Tangba, la fecondità dei raccolti e delle donne ne soffrirebbe.

Kusaho e Kpema

Al termine del lustro da wara, tutti i componenti di questa classe d'età si accingono a celebrare il Kusaho, altra cerimonia che prevede l'abbattimento di un bue. Al termine della cerimonia e delle danze si è diventati kpema (anziani), si entra a far parte della gerontocrazia tangba e decadono tutte le regole costrittive. Si ritorna a indossare il lungo boubou, si partecipa alla vita politica del villaggio e del proprio clan e, come affermano tutti indistintamente: "Quando c'è una cerimonia, ti siedi e mangi".