Colonialismo e indipendenza

Per quanto abbia mantenuti intatti molti aspetti della sua vita tradizionale, la società tangba non è certamente vissuta al di fuori della storia. Non solo quella antica dei processi di formazione, ma anche e soprattutto le vicende più recenti del colonialismo, dell'indipendenza e del periodo della Rivoluzione marxista-leninista avviata dall'ex presidente Mathieu Kerekou. Pur apparentemente marginali ai grandi eventi politici, i Tangba hanno vissuto e subito in prima persona i mutamenti generali, che hanno provocato diverse trasformazioni sul piano sociale, politico ed economico.

L’arrivo dei coloni

Nel 1896 gli abitanti delle colline Taneka videro arrivare gli ennesimi invasori. Si trattava di gente diversa questa volta. Poco potevano questa volta il coraggio e le frecce tangba contro le truppe francesi che aprivano, anche nel nord dell'allora Dahomey, la lunga stagione del colonialismo. L'arrivo dei coloni provocò numerose trasformazioni nelle società locali e contribuì anche a rendere falsamente nette e precise alcune divisioni etniche in realtà assai più fluide. In primo luogo i Francesi suddivisero il territorio in cantons, un operazione che venne fatta rispettando abbastanza fedelmente le aree di ingerenza di ciascun villaggio, però venne stravolto il principio di gestione. L'ottica europea prevede che ogni territorio sia soggetto a un responsabile e pertanto si rivolsero ai villaggi affinché proponessero l'individuo che avrebbe ricoperto questa carica. Tradizionalemente, nella società tangba, sono i sawa a trattare con gli stranieri, ma come abbiamo visto, non per questo sono liberi di agire indipendentemente. Alcuni sawa, forse più astuti o attenti di altri si presentarono ai Francesi in veste di capi e vennero pertanto investiti di tale autorità dalla nuova amministrazione. Da quel momento divennero responsabili del pagamento delle tasse e della giustizia locale.

Squilibri e trasformazioni

Questa nuova concezione del potere comportò uno squilibrio e una trasformazione pesantissimi. Innanzitutto veniva imposto il concetto di proprietà di un territorio laddove la terra non è mai stata concepita come proprietà privata, ma come patrimonio collettivo appartenente alla comunità. Di conseguenza anche il potere del sawa, che consisteva in realtà in un esercizio di influenza, veniva legato a questi nuovi confini e per la prima volta, anche se indirettamente, il sawa disponeva di un mezzo di coercizione: la gendarmerie francese. L'autorità concessa al sawa diventava di gran lunga maggiore di quella che prima aveva, mentre al contrario, di fronte ai funzionari coloniali le altre cariche politiche tangba, come il chef de terre e gli specialisti rituali, perdevano di ogni significato. Venne così gravemente compromesso quell'equilibrio basato sul confronto e sulla dispersione dei centri di potere tipico della società tangba.

Una doppia esistenza

In realtà il telaio sociale dei villaggi non si spezzò del tutto e si continuò a vivere una doppia esistenza: una, volta a soddisfare le esigenze dei bianchi, l'altra rivolta all'interno che continuava a percorrere i canali tradizionali. Dopo l'indipendenza (1960), ci fu la cosiddetta "africanizzazione dei quadri" e il sistema francese delle sottoprefetture fu mantenuto vivo. Il periodo rivoluzionario voluto da Kerekou (1972-1992) aveva condotto all'abolizione delle chefferies e a ogni forma di autorità tradizionale. Abolizione vana, poiché a livello locale i capi coutumiers rivestono ancora oggi un potere di convincimento elevato, dovuto al grande rispetto che la gente nutre nei loro confronti. Oggi, dopo le elezioni democratiche e l'avvento del multipartitismo, si assiste a un curioso fenomeno di ritorno delle autorità tradizionali. Gli amministratori governativi (prefetti e sottoprefetti) devono sempre di più fare i conti con questi capi se non vogliono andare incontro a esperienze imprevedibili, come ha dimostrato il caso del mercato di Copargo.