Sono io, Ayui Kwaku François che vi racconto questa storia.
Vi voglio mostrare qual è la strada che Dio ha voluto che
noi seguiamo prima di raggiungere la serenità, la tranquillità
e ottenere una buona situazione nella vita.
Una volta viveva un uomo e una donna. Erano sposati e abitavano
in un casolare in foresta. Attorno al casolare avevano piantato
ogni sorta di alberi da frutta.
Essi avevano due figli, un bambino e una bambina. La bambina era
la maggiore e si chiamava Sara.
L'uomo e la donna erano ormai vecchi. Avevano trascorso in foresta
tanti, tanti anni. Un giorno la donna morì e il marito
rimase solo.
Qualche tempo dopo, il padre, sentendo prossima la sua fine, chiamò
la figlia e il figlio e disse a Sara:
- Sara, sono io che ti ho messa al mondo, tuo fratello si chiama
Dan. Ecco le mie ultime raccomandazioni. Vi lascio dieci sacchi
di riso, dieci sacchi di mais e dieci sacchi di ogni altro genere
di cibo. Mangiate ciò che vi lascio. Quando lo avrete terminato
dovrete affaticarvi e soffrire prima di ottenerne altro e trovare
tranquillità e felicità.
Dopo queste parole morì. I due bambini rimasero soli. Vissero
insieme mangiando le vivande lasciate dal padre, fino al giorno
n cui tutto terminò.
La bambina prese allora il fratellino e si mise per strada. Giunsero
in un villaggio grande come il nostro qui a Koun Fao. furono ospitati
dal re. La bambina andò in cucina a preparare da mangiare
per lei e per il fratello.
Il fratello era nel cortile a giocare con il figlio del re. Ad
un tratto prese un punteruolo e lo infisse nell'occhio del principino.
Il figlio del Re si mise ad urlare. Sua madre accorse e gridò
al Re:
- Ecco, guarda che ha fatto. Vieni a vedere cosa ha combinato
il tuo piccolo forestiero. Ha fatto saltare un occhio a tuo figlio.
In quel momento Sara si trovava in cucina e sentì che dicevano:
- Uccidiamolo, uccidiamolo.
Uscì in fretta, prese il fratellino, lo mise in spalla
e frè frè frè frè... sparì
nel bosco. Camminò a lungo, a lungo. Alla fine erano veramente
stanchi. Videro un grande albero. Sara salì e nascose il
fratellino.
Il Re aveva ordinato ai suoi schiavi, ai servi, ai consiglieri,
di inseguire i bambini. Arrivarono ai piedi dell'albero. Avevano
perso di vita i bambini.
I bambini erano là in alto. Improvvisamente Dan disse:
- Sorella voglio fare pipì sulla testa del Re.
- Hai piantato un punteruolo nell'occhio del figlio del Re, stanno
cercandoti per ucciderti, e tu vuoi fare pipì sulla testa
del Re?
Allora il bambino si mise a piangere.
- Non piangere, disse la sorella, fa pure pipì.
Allora il bambino urinò sulla testa del Re. Il Re si girò
di scatto, alzò la testa e gridò:
- Ah, sei tu! Prendete le asce e abbattete l'albero.
Caro mio: kpo kpo kpo... Nel momento in cui l'albero stava per
cadere, videro Tucano che volava sopra di loro. Sara disse a Tucano:
- Tucano, ti prego, aiutaci. Se non ci aiuti, quando l'albero
cadrà. ci uccideranno.
Tucano si fermò e disse:
- Venite, sedetevi qui.
Tucano li prese e volò via. L'albero cadde, ma i bambini
erano lontano, molto lontano.
Il bambino disse alla sorella:
- Sorella, voglio infilare il mio dito nell'ano di Tucano.
Ella rispose:
- A Tucano che ti ha salvato dalla morte?
Il bambino si mise a piangere. Allora la sorella disse:
- Bene, papà e mamma hanno detto che non devi piangere.
D'un sol colpo il bambino infilò il dito nell'ano di Tucano.
Costui disse:
- Io vi salvo la vita, ed è questo che tu fai?
Allora Tucano li buttò. Proprio dove stava cadendo si trovava
Palma. il vento soffiava. La sorella disse:
- Eh, Palma! Allarga le tue foglie per accoglierci. Se cadiamo
a terra ci ammazziamo.
Palma aprì allora le sue foglie. I bambini caddero sulle
foglie di Palma. Palma si abbassò e li depose a terra.
Proprio in quel posto c'era un sentiero che conduceva in un campo.
Erano là a terra e guardavano: ecco un uomo che ritornava
dalla campagna. La fanciulla gli disse:
- Signore, siamo in difficoltà, non conosciamo il luogo
dove ci troviamo, puoi condurci a casa?
L'uomo rispose:
- Venite con me.
Li condusse al villaggio. Dove alloggiarli? Vicino al grande mercato
c'era una vecchia. I bambini si recarono da lei. La sorella disse:
- Nonna, siamo forestieri, non conosciamo nessuno, ti chiediamo
ospitalità.
La vecchia disse:
- Bene, venite a dormire qui.
Diede loro qualcosa da mangiare e tutto ciò di cui avevano
bisogno. Poi disse alla ragazza:
- Ecco laggiù la cucina. va a preparare da mangiare.
La fanciulla accese il fuoco. La vecchia le disse:
- Ecco un secchio, il pozzo si trova dietro la casa. Prendi il
secchio e vai ad attingere acqua per preparare il tuo cibo.
Mentre la sorella era al pozzo il fratellino mise fuoco alla cucina.
In un batter d'occhio fu tutta in fiamme. gburu gburu gburu...
La vecchia urlò:
- Ah! E' così! E' questo che fate? Via di qui!
Caro mio! Tutta la cucina bruciò. I bambini si recarono
da un'altra vecchia e le chiesero ospitalità.
- Nonna, accoglici, disse la sorella, siamo veramente messi male.
- Bene, sedetevi qui, disse la vecchia.
I bambini si sedettero. La donna preparò del cibo e diede
loro da mangiare. Cadde la notte. La donna disse.
- Uh! Qui nel nostro villaggio c'è un mostro con quattro
teste: una di serpente, una di pantera, una d'uomo e una d'elefante.
Quando apre le fauci ne sprizzano fiamme. Ogni sera alle dieci
il mostro esce sulla piazza. Appena avete terminato di mangiare
andate subito a letto. Se uscirete il mostro vi divorerà.
- Bene, abbiamo capito, risposero i bambini.
Caro mio! terminarono di mangiare e andarono a letto. Tutto il
villaggio era tranquillo. Proprio in quel momento il bambino disse:
- Sorella, io esco.
- Eh, non uscire! Non hai sentito che c'è un mostro che
divora la gente?
Ahi! Il bambino si mise a piangere. La sorella gli disse allora.
- Papà e mamma hanno detto che non devi piangere. Vai!
Sai dove va il bambino? Va dai fabbri e ruba le tenaglie che si
infilano nel fuoco per estrarre il ferro rovente. Poi entra a
casa e le depone nella camera dove dormiva.
Esce di nuovo. Cammina dentro il mercato, là dove le donne
friggono le frittelle e le banane. Raccoglie tutta la legna che
rimaneva i carboni, e porta tutto nella sua camera.
Esce ancora una volta e prende la strada principale. Si dirige
laggiù al fiume e raccoglie grosse pietre bianche. Ne riempie
un grosso cesto e lo porta a casa. Poi aspetta l'ora in cui il
mostro doveva uscire.
Raccoglie in un mucchio tutti i pezzi di legno rubati, va nella
cucina della vecchia a cercare il fuoco per accendere la legna
ammucchiata.
Accende il fuoco, vi versa dentro le pietre raccolte. Il fuoco
divampa a lungo, a lungo. Le pietre sono tutte incandescenti:
pa pa pa pa!
Caro mio! Erano le dieci. Si udivano delle grida: era il mostro
che usciva per le strade del villaggio. La sua ora era arrivata.
Avanzava spalancando le fauci ed eruttando fiamme. Tutti erano
rinchiusi in casa e dormivano.
Il bambino era seduto là vicino al fuoco. Quando il mosto
arrivò sulla piazza del villaggio si mise a gridare. Diceva:
- C'è qualcuno in questo villaggio che sia più forte
di me? Io che ho una testa di serpente, una testa di elefante,
una testa d'uomo, una testa di pantera?
In quel preciso istante, Dan, il fratello di Sara, rispose:
- Sono io, un piccolo bambino che si chiama Dan, sono qui, sono
io che ti parlo. Questo bambino è più forte di te,
mostro che stai devastando il villaggio!
Caro mio! il mostro avanzava urlando. Il bambino gli toglieva
la parola. Il mostro urlava, il bambino gli rispondeva. Quando
il mostro fu vicino al bambino gridò:
- Chi è l'abitante di questo villaggio che ha il coraggio
di rispondermi quando parlo?
Il fanciullo si presentò e disse:
- Sono io, io che sono qui. Io che mi chiamo Dan. Sono io che
sono più forte di te, mostro che vieni ad attaccare il
villaggio.
Caro mio! D'un colpo il mostro aprì le fauci per afferrare
il bambino. Il fanciullo prese allora le tenaglie, le infilò
nel fuco e ne estrasse una pietra. Appena il mostro aprì
le sue fauci gli lanciò una pietra. Il mostro la inghiottì.
Spalancò di nuovo le fauci e si avvicinò al bambino.
Il bambino tolse un'altra pietra e gliela lanciò. Il mostro
l'inghiottì. A forza di inghiottire pietre incandescenti
l cuore del mostro era completamente bruciato.
Caro mio! Il mostro che divorava gli uomini e di cui tutti avevano
terrore... eh! Gburu! Cadde a terra: era morto!
Il fanciullo si avvicinò. Prese il suo coltello e kpo!,
tagliò la coda del mostro. Poi, tenendola in mano, si mise
a correre: frè frè... entrò nella camera
dove dormiva la sorella. Si mise a letto e si addormentò
immediatamente.
La sorella gli chiese:
- Fratello, cosa è successo?
Nessuna risposta. La sorella si rimise a dormire
Ascolta bene eh!
In quel villaggio c'era un Re, c'erano dei cacciatori. Ebbene,
tutti avevano paura. Tutti, alla sera, si nascondevano e si rinchiudevano
in casa.
Il mattino seguente le donne si alzarono per andare al mercato.
Giunte sulla piazza videro il mostro disteso a terra. Tutte, piene
di paura, si misero a fuggire. Andarono dal Re e dissero:
- Maestà ecco quello che abbiamo visto. il mostro è
là sulla piazza vicino al mercato. Caro mio! Il re si alzo.
Scelse un cacciatore e gli ordinò:
- Prendi il tuo cavallo e vai a vedere il mostro.
Il cacciatore prese l'arco e le frecce. Arrivò sulla piazza.
Il mostro era veramente morto. Gli era stata tagliata la coda.
Ritornò ad informare il Re. Il Re disse:
- Voglio andare io stesso di persona a controllare.
Il Re giunse sul posto. Il mostro giaceva là morto. Gli
avevano mozzato la coda. Disse allora:
- Bene, restiamo calmi, cerchiamo chi ha ucciso il mostro.
Cercarono a lungo, a lungo, ma non trovarono la persona che cercavano.
Alla fine n uomo disse.
- Veramente, ieri, quando ritornavo dai campi, ho visto due bambini,
un maschio e una femmina. Li ho condotti al villaggio. Alloggiavano
da una vecchia laggiù vicino al mercato. Ma il bambino
aveva messo fuoco alla cucina. La vecchia li ha scacciati. Ora
sono ospiti di quella donna laggiù. Andate a chiedere informazioni
ai due bambini forestieri.
Si recarono dai bambini e dissero alla sorella che il Re voleva
vederli. Prima di partire il bambino prese il sacco nel quale
si trovava la coda del mostro. Arrivarono davanti al Re. Il Re
disse loro:
- Cerco colui che ha ucciso il mostro del villaggio.
La sorella aveva paura credendo che stessero per ucciderli. Allora
Dan sollevò il sacco e l'aprì: pim! La coda del
mostro cadde a terra. Il Re, ritto in piedi disse.
- Eh! Hai veramente compiuto una grande impresa. Grazie a te ora
noi abbiamo la pace e la tranquillità. Per ricompensarti
delle tue fatiche ti do mia figlia in sposa: vivete felici insieme
fino alla fine dei vostri giorni. Vi do inoltre metà del
mio villaggio e metà di tutti i miei beni. Anche il mio
tesoro lo divido in due parti e te ne do metà.
Così fu fatto. I due si installarono nel villaggio e vissero
in pace e felici. Non ebbero più a soffrire nella loro
vita. Dio non inviò loro più nessuna sofferenza.
Ecco il senso del mio racconto. Dio ha stabilito che bisogna soffrire
e affaticarsi prima di raggiungere la tranquillità, la
pace, la felicità.
Sono io, Kwaku François, che ho narrato questo racconto.