Il mio anello o la tua testa

Anticamente non si sapeva che Dio esistesse. Il re era considerato Dio. Nessuno conosceva Dio.
In quel tempo un uomo generò un figlio, un maschio. Suo padre e sua madre gli diedero un nome, ma egli lo rifiutò.
"Allora, come vorresti essere chiamato?" gli domandarono.
Il bimbo rispose:
"Io desidero questo nome: chi è colui che ha potere? Voi mi chiamerete con questo nome: chi è colui che ha potere?"
Allora lo chiamarono: chi è colui che ha potere?
Egli rispose:
"Dio!"
Dunque il nome che il fanciullo aveva scelto era questo: chi è colui che ha il potere? E rispondeva: E' Dio che ha il potere!
In quel tempo era il re detentore di tutti i poteri, anche di quello di uccidere gli uomini. Se ti prendeva ti uccideva, nessuno poteva chiedergli ragione del suo operato.
Ma per quel che riguarda il fanciullo, questi diceva sempre che chi aveva tutti i poteri era solo Dio.
Il re disse allora:
"Come! Questo fanciullo vuol far parlare di sé. Dio è tanto lontano, lassù, nell'alto dei cieli. Colui che regna sulla terra sono io, ma il fanciullo non lo sa. Per questo egli dice che Dio è più potente di me. Voglio fare amicizia con questo fanciullo.
La madre del fanciullo si domandava:
"Che significato ha quest'amicizia del re con mio figlio?"
Il re rispondeva che era stato proprio lui a scegliere suo figlio come amico. Quando il sovrano mangiava, lo chiamava, quando beveva, lo chiamava.
Un giorno si annunciò una grande festa. Il re invitò anche il fanciullo. Il fanciullo andò. Il re diede da bere a sazietà. Poi prese l'anello degli antenati, l'anello sul quale erano incisi i loro nomi, e lo mise al dito del fanciullo. Poi diede di nuovo da bere a tutti. Il ragazzo bevve tanto da ubriacarsi. Si addormentò. Dormì a lungo, molto a lungo.
Il re allora si avvicinò, gli tolse l'anello e lo gettò in mare. Aveva stabilito che, se l'anello si fosse perduto, egli avrebbe ucciso il ragazzo, perché continuava ad affermare che Dio aveva tutti i poteri. Pensava:
"Se Dio invece prenderà l'anello e lo darà al fanciullo in modo ch'io possa vederlo, allora saprò che Dio esiste veramente. Io sono il re, e tu dici che non ho alcun potere, perché Dio solo è colui che ha il potere. Ebbene voglio dimostrarti che sono io il re, colui che possiede tutti i poteri."
Il re aveva dunque sfilato l'anello dal dito del fanciullo e lo aveva gettato in mare, poi era ritornato a casa sua.
Il fanciullo dormiva, dormiva. Ad un tratto si svegliò, osservò il suo dito e non vide più l'anello:
"Come mai non vedo più l'anello al mio dito?"
Corse ad avvertire sua madre. Cercarono l'anello a lungo, molto a lungo, ma non lo trovarono. Sua madre si recò dal sovrano per dargliene la notizia:
"Maestà, l'anello che hai messo al dito del tua amico è perduto!"
Il re rispose:
"Come! Il mio anello non può essere perduto. Quest'anello l'ho ereditato dai miei antenati. Esso rappresenta uno dei miei beni! Su di esso sono incisi i nomi dei miei antenati. Ora tocca a me portare questo anello ereditato dai miei antenati, e dovrei essere proprio io ad averlo perduto? Se l'anello è perso ucciderò il fanciullo. Non dice egli forse che è Dio che ha tutti i poteri? Allora tocca a Dio ritrovare l'anello, perché se non lo trova ucciderò il ragazzo."
Presero il fanciullo, lo legarono e lo gettarono in prigione. Arrivato il momento lo avrebbero ucciso.
Un amico di questo ragazzo era andato a lavorare sul mare, era partito per la pesca e mancava da casa da tre mesi.
In quei giorni ritornò a casa. Egli era veramente l'amico intimo del fanciullo.
Quando giunse al villaggio gli dissero:
"Sai che uccideranno il tuo amico?"
"Che cosa ha fatto?"
Gli risposero:
"Ha perso l'anello del re."
Allora disse:
"Prima che sia ucciso voglio vederlo."
Gli accordarono il permesso di vederlo.
"Bene, andiamo a vedere! Stanno uccidendo il mio amico. Gli preparerò da mangiare, così prenderemo ancora una volta un pasto assieme. Poi anche se morirà, pazienza, almeno lo avrò visto ancora una volta, dopo tre mesi di assenza. Arrivo qui e mi dicono: il tuo amico sta per essere ucciso, lo uccideranno oggi stesso! Allora oggi stesso preparerò da mangiare.
Egli prese un grosso pesce. Lo prese tutto intero, lo cucinò ben bene, preparò una buona salsa e se ne andò dall'amico:
"Il mio amico ed io mangeremo questo cibo prima che sia ucciso."
Andò dunque nella prigione dove era rinchiuso il fanciullo e disse:
"Signori, voi dite che il mio amico sarà ucciso. Aspettate un po'! Ho preparato del cibo, voglio mangiarlo con lui."
Depose allora il cibo davanti all'amico e gli chiese:
"Amico mio, ho sentito che ti uccideranno."
I suoi vicini si burlavano di lui, e per farlo soffrire, gli dicevano:
"Chi è colui che ha potere?"
Egli rispondeva invariabilmente:
"E' Dio che ha il potere!"
Disse poi al suo amico:
"Se mi uccideranno in nome di Dio, allora io sarò felice, perché è Dio che ha tutti i poteri."
"Bene, se dici che Dio ha tutti i poteri, adesso vedrai."
Il suo amico gli chiese:
"Chi è colui che ha il potere", perché ti uccidono?
Egli rispose:
"Amico mio, è Dio che ha il potere. Si dice che mi uccideranno a causa del nome che porto.
Il suo amico rispose:
"Ho capito. Prima che ti uccidano, mangeremo ancora una volta insieme.
"Come posso, amico mio, mangiare questo cibo?"
Egli rispose:
"Prendine almeno un po'. Anche se non ne vuoi mangiare, prendi almeno un boccone di pesce e mangialo, perché è per te che ho pescato questo pesce speciale: per cucinarlo e mangiarlo con te. E' per questo che te l'ho portato.
L'amico infine accettò.
Ora proprio nella parte di cui l'amico gli aveva detto di servirsi, era inglobato l'anello perduto. Il pesce aveva una specie di gobba. Stupito l'osserva:
"Come! Ma cos'è questo?
Osserva da vicino: ecco l'anello. L'anello del re è lì davanti a loro. Si leggevano ancora i nomi di tutti i sovrani.
Il giovane prigioniero disse:
"Amico mio, osserva!
L'altro rispose:
"Non è forse il nome del re che è inciso qui sopra l'anello? Non è dunque l'anello che il re aveva messo al tuo dito a causa del quale ti si vuole uccidere?"
"Chiama mia madre, che venga qui"
Il padre e la madre del ragazzo arrivarono. Disse loro:
"Andate a domandare al re se è a causa dell'anello perduto che mi uccide o se è a causa del mio nome. Andateglielo a chiedere affinché sappiate la risposta."
Si presentarono al sovrano.
"Maestà, desideriamo chiederti una cosa. Abbiamo cercato l'anello di nostro figlio, per molto tempo, ma non lo abbiamo trovato. Se dovessimo trovarlo lasceresti libero il ragazzo o lo uccideresti ugualmente?"
Il re rispose:
"Io non avevo intenzione di uccidere il fanciullo, ma il mio anello non sa che Dio ha il potere. Se il ragazzo trovasse il luogo in cui è nascosto e me lo portasse, allora io stesso direi: ora so veramente che Dio ha il potere, e quindi lascerei libero il ragazzo."
"Va bene, abbiamo inteso."
Tutti gli abitanti del villaggio si radunarono. Arrivarono da tutte le parti. Sono talmente numerosi che la folla riunita riempie la piazza.
Si udì una voce improvvisa:
"Chi è colui che ha il potere" dice che l'anello del nostro re è stato ritrovato.
Si domandò:
"Dove si trova l'anello perché possiamo vederlo? Ci sono sopra i nomi degli antenati?"
"Maestà, i nomi dei sovrani che l'hanno portato prima di te, sono incisi sopra."
I notabili del sovrano presero l'anello e l'osservarono a lungo, poi conclusero:
"Maestà, è vero, eccoti il tuo anello.
Il re rispose:
"Non è possibile! E' veramente il mio anello che avete tra le mani?"
"E' proprio il tuo anello," dissero i notabili.
Il sovrano lo prese in mano, l'osservò, lo contemplò a lungo, lo rimirò a lungo, a lungo... Alla fine esclamò:
Il ragazzo fu liberato.
Il re decretò da quel giorno e per sempre:
"Tu, chiunque tu sia, tu che dici che sono io colui che ha potere, e non Dio, avrai da fare i conti con me. Perché da oggi in poi, tutti devono sapere che è Dio che ha il potere".
Quando sentì dire che è Dio che ha il potere, eccone l'origine.

LA SCOPERTA DEL VINO DI PALMA