Voi anziani che siete qui, ascoltate. Questa sera ci siamo riuniti
qui. Il padre è venuto e ci ha chiesto di narrargli qualche
storia. Allora ascoltate bene ciò che vi racconterò,
e non ridete.
Nei tempi antichi, quando noi eravamo là nel mondo, non
sapevamo come fare per estrarre il vino di palma che noi beviamo.
E' ancora Ragno, lui che ha introdotto il sapere nel mondo, che
ci ha rivelato questo segreto.
Ragno va un giorno a trovare il Signore Dio e gli dice:
- Signore Dio, voglio essere il tuo cacciatore.
Dio chiese:
- Puoi essere mio cacciatore?
- Sì, rispose Ragno, posso essere tuo cacciatore.
Allora Dio disse:
- Bene, siamo intesi.
Poi Dio convocò i suoi notabili e disse loro:
- Ecco la ragione per cui vi ho convocati: Ragno è venuto
e mi ha chiesto di diventare mio cacciatore. Vuole andare in foresta,
uccidere della selvaggina e portarmela. Desidero conoscere la
vostra opinione.
Gli anziani riflettono, riflettono, poi dicono:
- Sei tu il nostro capo, noi siamo tutti ai tuoi ordini. Nessuno
di noi è mai stato tuo cacciatore fino ad oggi. Ragno è
venuto e ti ha chiesto di diventare tuo cacciatore. Tu ci hai
sottomesso la tua proposta. Ora tocca a te valutare e decidere.
Se può veramente essere tuo cacciatore, in questo caso,
noi diamo il nostro parere favorevole.
Gli anziani avevano espresso il loro parere e il Signore Dio aveva
ascoltato.
Dio prese allora Ragno che diventò suo cacciatore. Ragno
andava in foresta, cacciava la selvaggina e la portava a Dio.
Un giorno Ragno lascia il villaggio e parte per la caccia. Ecco
che incontra un branco di elefanti. Appena scorgono Ragno tutti
gli elefanti si mettono a fuggire. Ragno li insegue, li insegue
a lungo, a lungo, a lungo, ma non riesce a raggiungerli.
Ora Ragno era stanco e cominciava a sentire gli stimoli della
fame. Da tempo pure la sete lo tormentava. Era là in mezzo
ad una grande foresta. Non trovava nulla da magiare, niente da
bere.
Mentre camminava ecco che vide un albero. Era là davanti
a lui, a terra. In una cavità dell'albero c'era dell'acqua:
c'era proprio dentro dell'acqua.
- Ah! Io sono il cacciatore del Signore Dio, e lui è il
nostro capo, il capo di noi tutti. Ebbene, voglio bere di quest'acqua,
che ho trovato nell'albero, in suo onore. Se dopo averne bevuto,
morirò, ebbene, sarà nel nome del Signore Dio che
sarò morto. Se invece starò bene, sarà ancora
grazie a lui.
Cosa prenderà Ragno per attingere l'acqua? Prende la sua
bocca. Avvicina la bocca all'acqua, l'assaggia, l'inghiotte e
la fa discendere nel suo stomaco.
Caro mio! Appena l'aveva gustata si accorse che l'acqua era talmente
dolce, dolce...Si mise allora a berne, a berne...
La fame che lo divorava, la sete che lo tormentava, tutto era
sparito. Restò là un momento e si riposò.
Quando fece per alzarsi e partire - non era neppure andato come
di qui al mercato laggiù - ecco che vide il più
vecchio di tutti gli elefanti. Aveva camminato a lungo ed era
stanco. L'elefante si sdraiò e si mise a dormire. Ragno
prese il fucile e pum! L'elefante era là: morto! Ragno
gli tagliò la coda. Pensava fra sé:
- E' per causa sua che mi sono stancato, ed ora ecco che lo vedo
qui davanti ai miei occhi. Bene, ora rientro a casa.
Tornando si accostò ancora allo stesso albero di prima
e disse:
- Bevo ancora un po'!
Caro mio! Ragno camminò a lungo, a lungo. Quando arrivò
a casa i suoi occhi non vedevano più chiaro. Non aveva
che un solo pensiero: l'acqua che aveva bevuto stava per farlo
morire. Ma era soltanto ubriaco.
Si recò dal Signore Dio e gli diede la buonasera. Tolse
la coda dell'elefante e la depose a terra.
- Bene, disse Dio, che tutti gli anziani si riuniscano, ecco ciò
che Ragno ha portato.
Si riunirono. Allora ragno disse.
- Voi notabili tutti, osservate: Ho deposto la coda dell'elefante
davanti a voi. Ma c'è un'altra faccenda di cui vi devo
parlare. Ero dunque partito in foresta. Avevo fame, avevo sete.
Ecco che ho trovato un albero che era caduto. Mi sono avvicinato
ed ho trovato dentro il suo tronco dell'acqua. Ho bevuto l'acqua
di quel tronco:
era zuccherata, zuccherata, zuccherata...Ora il nostro capo è
il signore Dio, è lui il più anziano di noi tutti,
e io sono il suo cacciatore. Dunque anche lui deve conoscere quest'acqua
e berne. Che tutti coloro che il Signore Dio invierà a
prendere l'animale portino dei recipienti.
Ragno aveva parlato, ma i notabili non avevano ben capito. Ragno
disse di nuovo:
- Vi dico di cercare delle anfore.
Ma nessuno riusciva a capire cosa volesse dire. Allora il signore
Dio intervenne:
- Niente esitazioni! Ragno è il mio cacciatore. E' partito
in foresta, vi è rimasto a lungo, ora è tornato.
Ci ha detto che ha bevuto dell'acqua, e dell'acqua molto zuccherata.
Bisogna dunque che anch'io ne beva di quest'acqua. Prendete dunque
delle anfore e andate.
Presero delle anfore ed eccoli per strada: camminano, camminano.
Arrivano là dove si trovava l'elefante: non lontano, ecco
là l'albero. Guardano all'interno del tronco: c'era ancora
dell'acqua. Ragno disse:
- Deponete le anfore sotto l'albero.
Fanno allora colare l'acqua nelle anfore. Una volta terminato
di squartare l'animale, raccolgono la carne, prendono le anfore
con l'acqua e ritornano a casa.
Giunti a casa dividono la carne.
- E a proposito della faccenda di cui Ragno aveva parlato, che
ne è, chiese il Signore Dio?
- Maestà, rispondono, ecco la cosa che Ragno aveva annunciato.
Depongono allora l'acqua a terra.
- Ragno vieni, e bevi per primo.
Si serve dunque Ragno. D'un sol colpo beve tutto. Poi si serve
il portavoce del Signore Dio. Anche lui beve. In seguito si serve
il Signore Dio stesso. Beve.
Aveva bevuto. Ora rifletteva, rifletteva. Poi disse al suo portavoce:
- Devi darmi il tuo parere sulla bevanda che abbiamo bevuto. Dopo
un momento rispose:
- Mio signore, tu hai preso Ragno come tuo cacciatore, ebbene
ti ha portato una buona cosa. Ora deve portarti anche le radici
e i rami dell'albero di cui abbiamo bevuto l'acqua. Dobbiamo vedere
tutto questo con i nostri occhi e vagliare attentamente.
Ragno, quella notte, non ha potuto andare a dormire. La notte
stessa è ritornato in foresta, ha tagliato i rami della
palma, ha preso le radici, e le ha portate a casa.
Una volta arrivato le mostrò al Signore Dio, ai suoi notabili
e a tutti gli uomini.
Ora, di questi alberi, ce n'erano vicino al villaggio, ma loro
non lo sapevano.
Quando Ragno fu davanti al Signore dio tutti osservarono attentamente
i rami e le radici. Allora si ricordarono che di quegli alberi
ce n'erano anche poco lontano dal villaggio.
Chiesero a Ragno:
- Come bisogna fare per estrarre l'acqua di quest'albero?
Rispose.
- Quando sono arrivato l'albero era a terra e c'era una cavità
al centro del tronco, dentro c'era l'acqua.
- Bene, poiché le cose stanno così, bisogna che
anche noi facciamo cadere l'albero, scavare una cavità
nel tronco, per raccogliere l'acqua e berne.
Ecco che sradicarono e fecero cadere alcuni alberi. Scavarono
una fossetta all'interno. Il giorno dopo vi trovarono dell'acqua.
Ne bevvero. Era la stessa acqua di Ragno. Ne bevvero. dissero
allora a Ragno:
- Signor Ragno, ci hai fatto scoprire una buona bevanda e un buon
cibo. Ti ringraziamo e ti felicitiamo molto.
Ecco l'origine del vino di palma che beviamo.
Note al testo.
La linfa di palma, detta correntemente bangui (in diula: ban:
palma; ghin: acqua) in tutta la Costa d'Avorio, è la bevanda
tradizionale degli Anyi-Bona, e in genere dei gruppi forestali
della Costa d'Avorio.
Si raccoglie due volte al giorno: al mattino presto e al calar
del sole. Ogmi palma può dare succo per circa un mese.
Se ne può estrarre dai 20 ai 30/40 litri, secondo la grossezza
del tronco. Il racconto narra come gli uomini abbiano scoperto
questo bevanda.
L'eroe della narrazione è Ragno, il personaggio principale
nei racconti dell'area forestale. Ragno può essere indistintamente
animale o uomo. Il più delle volte ha carattere umano,
come nel testo. Ragno nel racconto occupa un posto presigioso.
è il cacciatore ufficiale del regno. Ed è in questa
veste che scopre e introduce nella società la bevanda che
diventerà così una nuova ed importante acquisizione
per tutto il gruppo sociale.
Fasi di estrazione della linfa di palma:
1) Si sceglie un albero di palma, di solito in foresta, perché
quelle nelle vicinanze dei villaggi sono già state utilizzati.
Si pulisce il sottobosco e la boscaglia circostante, poi si abbatte
l'albero, scalzandone le radici.
2) Si sfronda il tronco dalle foglie, poi si scava una fossetta
al centro del tronco, nella parte superiore.
3) Si eseguono due forellini in fondo alla fossetta dove si innestano
due cannucce che vanno a terminare in una giara posta sotto l'albero.
4) Si accende un fascetto di nervature di palme secche, lo si
avvicina alla fossetta soffiandovi sopra. L'albero sentendo il
calore del fuoco invia "l'acqua" per...spegnerlo. La
linfa così convogliata nella cavità, scende tramite
le cannucce, nella giara sottostante.
5) La fossetta e la giara vengono ricoperti con foglie per impedire
che entri sporcizia ed evitare che gli animali vengano a berne
il contenuto.
6) Ogni contadino abbatte, di solito, più alberi. Al mattino
presto e alla sera si passa a raccogliere il contenuto delle giara,
riempiendo dei grossi bidoni di 20 litri.
7)) Spesso la bevanda è venduta ai bordi delle strade.
Si beve con capaci zucche svuotate. Ci sono dei luoghi chiamati
"cabarets" dove la gente si raduna per consumare insieme
la bevanda. L'espressione corrente è: me ko nzan so, lett.:
vado dalla linfa di palma, vado a bere il bangui, cioè
vado al cabaret.