Gli esseri della foresta

L'uomo può interferire, deliberatamente o inconsapevolmente, col mondo degli spiriti, dei geni, delle streghe, delle forze e potenze misteriose che abitano la foresta.
Questi esseri, chiamati boroninghe (esseri della foresta), sono organizzati come gli uomini: vivono in villaggi, hanno una famiglia, possiedono e lavorano campi, scavano pozzi, ecc., ma hanno anche usanze diverse da quelle degli uomini.
Essi possono entrare nello spazio umano anche all'insaputa dell'uomo. Quando lo fanno assumono sembianze simili a quelle degli uomini. Man mano si avvicinano al villaggio perdono le loro fattezze per assumere quelle umane, abiti compresi. Alla loro uscita del villaggio, perdono progressivamente gli elementi culturali assunti, fino a ridiventare se stessi dopo aver abbandonato lo spazio umano e fatto ritorno nel loro habitat naturale, la foresta. Parecchi testi, anche al di fuori di questa sezione, evocano questo tratto culturale. Si veda per esempio: "Luna di miele in foresta", "La donna-uomo e il cavallo", "Cacciatore, Pantera e Antilope regale".
Quando un umano si incontra casualmente con loro, per essere accolto, deve pure lui adeguarsi a questo rituale, spogliandosi, per esempio, dei suoi abiti. Si veda, il testo "Nel paese dei geni"
La presenza al villaggio di queste forze può essere benefica o malefica. E' di solito negativa quando é sollecitata da un umano con fine palesemente perversi, come nel racconto "Mangiamo mia moglie insieme". Nella storia un uomo va in foresta ad invitare un genio a venire al villaggio per sposare poi uccidere una donna.
Ma anche quando si entra per caso in contatto con queste forze, gli incontri sono sempre ambigui, gravidi di incognite. Questi incontri avvengono di solito, nelle piantagioni o nei cascinali, punto di convergenza fra il villaggio e la foresta, oppure in piena foresta, loro habitat naturale. Una donna, pensando di incontrare un bambino normale, taglia i capelli ad un figlio di un genio, ritenendo di fare una buona azione. Ma i geni non tagliano mai i capelli. La donna sarà obbligata a rimettere i capelli sulla testa del bambino, pena la morte. Ragno incontra casualmente dei geni che stanno scavando un pozzo, offre il suo aiuto, ma avrà seri problemi perché non saprà ubbidire ai loro ordini.
Nella storia "Un figlio di carbone e di acqua" un genio-crocicchio offre un figlio ad una donna sterile, ma su questo figli pesa un grave interdetto. Sarà in grado sua madre di allevare un tale figlio? Potrà egli avere una vita normale?
Questi spiriti sono pronti ad accogliere un umano, ma l'uomo deve saper osservare certe regole, ubbidire alle loro ingiunzioni, altrimenti saranno guai seri, come succede a Ragno che, disobbedendo agli ordini ricevuti, si trova la sua testa in mano.
Quando l'uomo rende a questi geni un servizio disinteressato, allora essi sono riconoscenti e offrono spontaneamente aiuto e ricompense. Sarà a causa del favore fatto al genio della fattoria nella foresta che Ragno potrà mantenere la promessa di tagliare la coda al capo degli elefanti, senza ucciderlo, e portarla come dono per i funerali del padre di Dio.
Può succedere che qualcuno sia obbligato ad interferire nel mondo dei geni contro la sua volontà. Nel testo "Nel paese dei geni" una ragazza riceve l'ordine dalla madre di recarsi nei campi in un giorno proibito, in un giorno riservato ai geni. In questo caso il vero responsabile é il mandante, non l'esecutore materiale dell'ordine. La ragazza non vorrebbe andare, ma vi é costretta, pena la morte.
Così pure nella fiaba "Polentina alla schiena di Strega", una fanciulla, abbandonata in foresta, si ritrova nella casa di una strega. Grazie alla loro bontà, disponibilità, delicatezza, maturità, alle fanciulle non solo non viene fatto alcun male, ma sono accolte con simpatia e ricompensate munificamente. La madre, nel primo caso, la sorella nel secondo, vogliono tentare anche loro l'avventura, recandosi di proposito in foresta e violandone i divieti. A causa della loro sufficienza, cattiveria, ottusità e immaturità, otterranno risultati totalmente opposti.
Così la fiaba ricorda che il risultato finale, di solito, non é legato agli incontri che si fanno, né al comportamento dei personaggi incontrati, ma unicamente al modo di trattarli.
Altre volte invece questi incontri sono problematici e pericolosi. Non sono cioè legati al modo di comportarsi dei personaggi, l'eroe o l'anti-eroe. Le potenze mortifere sono lì risolute a distruggere. Le storie sono però rassicuranti. Si troverà sempre qualcuno, un ausiliario, pronto ad aiutare e ad indicare il modo di sfuggire al loro potere malefico ("Anima, Granchio e la Strega").
Il racconto, "Il Figlio di Dio e la Strega", evoca un problema sempre attuale. Spesso certe persone sole, soprattutto donne anziane senza figli, sono guardate con sospetto e tacciate di stregoneria. Alcune volte erano, e sono, messe al bando della società, senza veri motivi. La società tenta di reagire davanti a questa pratica.

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