Secondo l'ordine stabilito dal Creatore l'uomo vive nel villaggio
con gli animali domestici, mentre gli animali selvatici vivono
in foresta. Ogni perturbazione di quest'ordine naturale, ogni
rottura di quest'armonia, sarà fattore di disordini.
L'uomo del villaggio riceve da Pitone un farmaco che gli permette
di comprendere il linguaggio degli animali. Ma l'uomo non potrà
godere a lungo impunemente il dono, perché la sua è
una situazione anormale: egli interferisce in un mondo che non
è il suo attraverso l'appropriazione di un linguaggio che
appartiene all sfera animale. Nel racconto "L'uomo che comprendeva
il linguaggio degli animali" il protagonista perderà
solo la moglie, in altre varianti perde la vita. Quest'ultima
conseguenza sembra la più tradizionale.
Così anche nel racconto "Quando piange il Leone"
il messaggio è identico. Quando l'uomo cessa di vivere
nel suo ambiente naturale e, per diverse ragioni, si trova a convivere
con un animale feroce, le conseguenze sgradevoli non tarderanno
a manifestarsi.
Questi racconti con gli animali trattano però anche un
altro tema che viene chiamato degli "animali alleati".
"Piuttosto che far del bene ad un uomo del villaggio, fallo
ad un animale della foresta", ricorda un proverbio bona,
perché l'animale ti sarà riconoscente. Si veda il
testo "La riconoscenza del serpente".
Ad un livello simbolico la foresta con le streghe, la buca profonda,
la buca con gli animali, evocano il nostro inconscio con tutte
le forze istintuali. La vita in foresta, con la sua esplorazione,
rappresenta uno stadio importante dello sviluppo della personalità
umana. Il bambino per diventare completamente se stesso, deve
esplorare la sua vita interiore, deve mettere ordine nel suo caos
interno per capirsi meglio. Procedendo in questa esplorazione
egli scopre le forze animali, le sue pressioni istintuali. Allora
può prendere paura e non saper cosa fare. Le fiabe invitano
invece ad avere fiducia, a non aver paura della foresta, degli
animali feroci che vi si incontrano.
Alcuni di questi animali simboleggiano gli impulsi violenti, belluini,
aggressivi e distruttivi della personalità. Ma se non si
ha paura, se si riesce a dominarli, se si trattano bene, diventeranno
preziosi alleati e renderanno importanti servigi: Topo libera
il cacciatore dalla povertà, Pitone risana l'ammalata e
la fa rinascere ad un piano superiore di esistenza rendendola
così atta al matrimonio, Serpente e Antilope salvano il
cacciatore da morte sicura.
La storia più esemplare di questa sezione è quella
di "Dan e Sara". Essa appartiene al ciclo di fiabe chiamato
"fratello e sorella". I protagonisti rappresentano le
disperate tendenze della nostra personalità. Esse devono
essere integrate perché l'individuo possa raggiungere la
felicità. I due personaggi incarnano concretamente il dialogo
interiore che noi facciamo quando cerchiamo di prendere una decisione.
La fiaba non è un discorso morale. Essa non fa che registrare
i comportamenti umani. Il bambino ha spesso sentimenti violenti,
e non di rado si comporta in modo asociale, dominato da forze
interiori, ostili e incontrollabili. Le avventure di Dan in foresta
rispecchiano esattamente il mondo interiore del bambino. Dan infatti
impara a canalizzare le sue energie verso scopi positivi. Utilizzerà
le forze aggressive della sua personalità e il suo desiderio
di indipendenza per uccidere il mostro. L'integrazione degli aspetti
disparati della personalità può essere raggiunto
soltanto dopo l'eliminazione di quelli asociali, distruttivi,
aggressivi, simboleggiati dal mostro. Una volta eliminate le tendenze
animalesche, una volta dominati gli elementi più discordanti
del suo io, Dan raggiunge la serenità, la pace, la felicità,
come gli aveva predetto il padre.
Così le fiabe ci dicono che nella nostra personalità
non ci sono aspetti negativi: ogni aspetto è importante
e valido. Tocca a ciascuno di noi integrare e dominare gli aspetti
più discordanti del nostro io. Le risorse interiori, così
dominate, diventeranno alleate e saranno a nostro servizio.