All'origine della morte

I racconti sulla morte possono essere classificati in tre serie. La prima si ricollega direttamente all'iniziativa dell'Essere Supremo Nyamian. Alcune storie narrano come un tempo Nyamian inviava una catena sulla quale gli uomini salivano da lui viventi, prima di morire. Un uomo, ad un certo punto, per scuse banali, o perché privo della ragione (era ubriaco) rifiuta l'invito divino. Dio è costretto a lasciarlo morire sulla terra e da allora non invia più la catena.
Sempre in questo filone altri racconti si rifanno a ciò che alcuni autori hanno chiamato "il messaggio mancato". Dopo aver creato gli uomini Dio chiede loro se, dopo morte, desiderano ritornare in vita oppure no. Gli uomini mandano da Dio due delegati, uno con un messaggio di immortalità, l'altro di mortalità. Dio deciderà del destino degli uomini in funzione del primo messaggio arrivato. Ricorda un proverbio bona: "e' il primo canto dell'uccello quello che ho sentito", cioè è la prima parola che conta.
Il secondo filone è centrato sull'azione delle forze trascendenti, le entità che esistono fra l'Essere Supremo e l'uomo, chiamate spiriti o geni. I geni possono offrire all'uomo un supplemento di forza, di potenza. Questi doni sono però sempre ambigui, pericolosi. Se l'uomo non sa usarli, si vedrà schiacciato da essi, come nel racconto "La coda magica".
Questo racconto potrebbe entrare anche nella sezione "Gli Esseri della foresta". Esso non spiega propriamente l'origine della morte, perché essa esisteva già nel mondo. Kissi riceve dal genio una coda magica che gli permette di debellare la morte dal villaggio risvegliando quelli che morranno da quel giorno in poi. Alla coda magica è legato un interdetto, Se non sarà osservato, il dono si ritorcerà contro il possessore e la situazione iniziale verrà di nuovo ristabilita. Ciò che difatti avviene.
La terza serie racconta come Morte un tempo, pur esistendo nel mondo, non uccidesse gli uomini. Egli non abitava con gli uomini, era uno spirito della foresta, viveva solo, e non aveva nessun contatto col mondo umano.
L'habitat naturale di Morte è la foresta. Morte è il male, il disordine per eccellenza e non può abitare il villaggio, luogo umanizzato, luogo della vita, dell'ordine. La foresta piena di insidie, di serpenti, di animali feroci, di geni, di streghe, è il simbolo del disordine, del male, di tutte le paure, della morte. Riti occasionali e annuali sottolineano questa ideologia: il male accumulato nel villaggio (cioè i germi di morte) viene espulso e riportato nel suo luogo d'origine, in foresta.
Morte era dunque uno dei tanti geni che abitava la foresta con una famiglia come quella degli uomini. Gli uomini, non conoscendolo, non morivano.
L'uomo per sua colpa, lo introduce nel villaggio: In alcuni racconti è l'uomo stesso che va a cercarlo, in altri Morte segue l'uomo perché disturbato o sollecitato. Una volta introdotto nel mondo degli uomini Morte non esce più, e la morte fa la sua apparizione.

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