Il canto

Il narratore è in dialogo continuo con tutta l'assemblea, sia attraverso l'interlocutore, sia con richiami diretti, sia soprattutto attraverso i canti. Le storie senza canzoni, cantate dal narratore e riprese dal pubblico, sono molto rare. Per esempio in "Anima Granchio e la Strega", il narratore chiederà al pubblico: "Sapete cantare la canzone che canterò?"

Canti interni ed esterni

Oltre ai canti interni, che sono parti integranti del testo, esistono canzoni esterne, cioè estranee al racconto che si sta narrando. Il narratore può essere interrotto in qualsiasi momento da uno spettatore che annuncia il suo intervento, per esempio, in questo modo: "In quel momento (cioè mentre si svolgevano gli avvenimenti che narri) non ero forse presente anch'io?"
L'interlocutore o il narratore , gli domanderà: "In che modo eri presente?, cioè, cosa hai visto se eri là anche tu?". Eccolo allora cantare una canzone ripresa dalla folla, una o più volte.
Queste canzoni possono essere cantate anche durante gli intervalli, fra una narrazione e l'altra, mentre i narratori si danno il cambio.
I canti esterni sono lasciati alla libera iniziativa dei partecipanti. Ognuno può cantare la canzone che desidera e nella lingua che vuole. Ma con una eccezione importante. Non si può prendere il posto di colui che sta narrando. Nessuno ha il diritto di interrompere il narratore per cantare una canzone relativa al suo racconto, cioè che lui stesso canterà durante la narrazione.

Non prendere il posto del narratore

Il 9 maggio 1982 Thomas Appesika di Koun Fao ha interrotto Koabena Kra André che stava raccontando le disavventure di Ragno che si faceva battere da Kakabangoa ogni volta che si recava nelle sue piantagioni. Ad un certo momento la moglie di Ragno, ingannata dal marito, lo inganna a sua volta fornendogli la prova di aver ucciso il suo persecutore. Proprio in quel momento Thomas chiede la parola e si mette a cantare. La folla interviene immediatamente e, inveendo unanime, lo zittisce: stava cantando la canzone che il narratore avrebbe lui stesso cantato fra qualche istante: ringraziava la moglie e esprimeva la sua gioia di essere stato finalmente liberato da colui che lo batteva ogni giorno (si veda il testo della canzone nella prima storia: "Come le favole sono entrate nel mondo").

Danza e orchestra

Le sedute popolari, le veglie tradizionali, non comportano cori a parte come in certe sedute teatrali. Qui è l'uditorio che ne assume le funzioni. Le canzoni sono riprese da tutta la folla.
Anche la danza e l'orchestra sono generalmente assenti. Ogni tanto si possono vedere due piccoli tamburi che accompagnano i canti, ma non è la norma. In qualche caso il narratore si alza e passeggia in mezzo all'uditorio mimando la sua canzone, abbozzando alcuni passi di danza. Il tamburo viene usato unicamente per accompagnare i canti e non ritmare la parola emessa dal narratore.
Non si dimentichi infine che questi canti sono molto più ricchi di elementi informanti per un orecchio anyi o avoriano che non per un occidentale, perché "l'orecchio è modellato in modo speciale dalla lingua che si è abituati a parlare dall'infanzia e che, secondo l'educazione ricevuta, si percepiscono i suoni della natura con sfumature diverse".

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