I missionari della seconda generazione

Quelli visti sono stati i giudizi ed i comportamenti dei primi missionari, cioè quelli di prima del 1900.
Passiamo ora in rassegna le opinioni ed i comportamenti della seconda generazione di missionari, quelli che hanno lavorato nel Dahomey nella prima metà del 20°secolo.
P.Steinmetz, divenuto secondo Vicario Apostolico del Dahomey, dopo Mgr Dartois, manterrà sempre la stessa simpatia e la stessa apertura nei confronti dei seguaci del Vodun, sforzandosi di appianare in via amichevole gli inevitabili conflitti che venivano a nascere, in particolare a causa dei rapimenti di catecumeni, forzati poi a rimanere nei vodunkpamé ( conventi)

Louis Parisot (1885/1960)

Louis Parisot, suo successore nel 1935, invece, all’inizio della sua vita missionaria a Athiémé, ebbe un atteggiamento meno comprensivo; anzi fu piuttosto ostile al vodun.

I pregiudizi del tempo

Parisot demonizza il Vodun e non gli riconosce nessun valore, né morale, né culturale.
E’ vero che sul piano delle relazioni umane e pubbliche, Parisot si comportò sempre in modo rispettoso, ed anche dopo essere stato nominato Vescovo, salutava i capi del culto Vodun e faceva loro visite di cortesia: Ma riguardo ai contenuti, egli fu sempre negativo, considerando il Vodun solo idolatria grossolana. Nei suoi rapporti col Vodun egli ha reagito con i pregiudizi del suo tempo e del suo ambiente. Ad Athiémé, ad esempio, da giovane Missionario fra il 1910 - 1912, come l’apostolo Paolo "... Si sentiva bruciare di indignazione alla vista di quella città piena di idoli" (Atti 17.16)
Prendiamo alcune riflessioni dal suo Diario del 1911: "Il sentiero conduceva alla baracca dei sortilegi, piena di ossa e di bottiglie... In fondo c’era una mezza dozzina di statue, allineate su di un’asse, scolpite da un unico pezzo di tronco. Era facile riconoscere in esse dei feticci, degli idoli: sapevo che ogni minima mancanza di rispetto a queste divinità grossolane poteva costarmi caro....Sapevo anche di essere spiato: mi è parso di scorgere dietro un albero gli occhi dello stregone, l’uomo dei demoni...Allora mi sono inginocchiato "Dio mio, non tollerare più che il demonio regni più a lungo in questo paese..."

Un'apertura laboriosa

Queste brevi notizie bastano a riassumere il pensiero di Parisot riguardo al Vodun?
Fortunatamente egli mostrerà in seguito più comprensione e più apertura - come si dice oggi - non appena passato il primo impatto, e dopo aver incontrato personalmente dei "féticheurs" ed aver iniziato un dialogo con loro.
"L’inondazione aumenta, l’acqua sale in ogni direzione, taglia la strada, fa crollare le capanne e sommerge i campi. Le sacerdotesse nere, a cui piace tanto l’acqua e spesso vi fanno il bagno con la stessa gioia di un’anitra, trovano però che ora l’acqua è troppa. Allora partono di corsa verso la capanna del loro capo-stregone, il quale, chissà per quale ispirazione, comanda che ognuna di loro prenda un tizzone acceso, ed insieme in una corsa indiavolata, vadano a gettarlo nelle onde dell’ "oppressore", dicendo di non varcare quel limite. E’ notte profonda, un vociare sguaiato risuona in fondo al villaggio e si avvicina. Dalla veranda abbiamo assistito a questa incredibile sfilata di furie urlanti, che portano fiaccole. Arrivate in riva al fiume gettano le fiaccole nell’acqua....richiano persino di incendiare alcune piroghe! Gli spintoni e la confusione durano poco; soddisfatte esse ritornano ai loro quartieri in silenzio."
Un’altra annotazione dello stesso tipo: "Ecco qui l’albero-feticcio, con intorno la temuta palizzata che alloggia lo spirito cattivo, i suoi cani morti e le interiora di pecora che gli sono offerte... Ecco qui il vergognoso "legba" ( il diavolo ) nella sua statua di terra rossa ornata di conchiglie. Gli sono sacrificati una pecora ed uno sfortunato pollo... In questo preciso istante suona l’Angelus in lontananza: io invoco l’aiuto della Santa Vergine, contro il diavolo...
Nonostante la sorda ostilità che la stregoneria suscita contro di noi, voglio cominciare l’assalto di ciò che considero la cittadella del demonio, il quartiere bedji...

Le sacerdotesse del tuono

"Una parola sulle sacerdotesse del tuono. Ogni giorno di temporale mi danno i brividi con i loro gridi di gufo. Se cominciano i tuoni, esse sfilano vestite di una semplice tunica bianca, lanciando il loro grido lugubre: Poi sotto gli scroscioni di pioggia vanno in giro, in fila indiana, dietro una delle loro guide. Il loro grido continua sempre più angosciante e lugubre, sotto i lampi. E’ tragicomico e diabolico; sì, è diabolico e a me, che non ho paura di niente, dà i brividi...
Continuo l’assedio di bedji, la roccaforte del diavolo; Dio mi benedica poiché mi sono accorto che l’ostilità è meno forte di quanto credessi. I bambini hanno paura di me, ma molti ormai mi conoscono e vengono facilmente verso di me. Un uomo è venuto ad inginocchiarsi davanti a me; ha preso la mia mano e l’ha posata sulla sua testa, gridando "Mahu ! Mahu ! Dio, Dio" poi mi ha ringraziato. Non lontano dalla Missione ci sono capanne di feticci. Passavo vicino ad una di esse e mi sono fermato ad osservare qualcosa di strano: una donna prostrata a terra stava offrendo un pollo, e dalla capanna una voce di anziana vaticinava. Era la stregonessa che parlava allo Spirito, e ne trasmetteva le risposte. Quante volte nella boscaglia ho trovato delle offerte per questi ignobili diavoli: polli, cani, frutti spruzzati con olio di palma. Qui la base della religione non è l’amore: è la paura. Ogni culto si limita a calmare gli Spiriti, perché non facciano del male. L’indigeno crede in un dio buono ed unico, che sta in cielo, ma non si occupa degli uomini, per cui non c’è bisogno di onorarlo.

Comprensione e dialogo

Quest’ultima scoperta è già un passo avanti sulla via della comprensione e del dialogo. Cancella un vecchio pregiudizio del romanticismo missionario che faceva scrivere a Chateaubriand (Il genio del Cristianesimo - libri 4, cap.8) quale fosse il vero dovere del missionario. "Che cosa si deve rivelare ad un barbaro che si incontra per la prima volta ? Nulla delle cose di questo mondo, o quasi nulla. Ma solo che Dio esiste e che l’anima è immortale."
In realtà Parisot ha già capito che anche i neri che abitano le foreste più profonde, queste due verità le conoscono da tempi remoti.
Visita anche i conventi dei feticci e s’informa e parla con i vodunnon, che egli, almeno all’inizio del suo apostolato missionario, aveva confuso con Elimas, il mago degli Atti degli Apostoli (13.10) "...esser pieno di astuzia e di ogni scelleratezza, figlio di satana, nemico della giustizia..."
Racconta di una visita fatta ad una donna morente, la cui famiglia era ancora pagana.
" Terminate le unzioni e le preghiere del Rituale, il catechista Louis invita tutti a pregare "Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte... Nelle tue mani, Signore, affido il mio spirito...Tu mi hai riscattato, Signore....". I fervore della sua preghiera si comunica agli altri; tutti quei pagani ripetono nella loro lingua le parole della fede e della fiducia in Dio. Poche volte ho sentito la presenza di Dio così viva, come in quel momento ed in quel posto, in mezzo a dei pagani, tra i quali stava morendo una cristiana.

Il senso di Dio

P.Parisot dunque scopre sempre più il senso di Dio nei pagani, seguaci del Vodun. Tuttavia, fino al termine della sua vita conserverà, riguardo al Vodun stesso, l’idea semplicistica di una idolatria grossolana e di opera del demonio. Ecco ciò che egli afferma riguardo al feticcio "dangbé", il pitone sacro di Ouidah, nell’omelia dell’Immacolata 1951, a Porto Novo: "I vostri primi missionari sapevano che, ovunque su questo territorio ed in particolare a Ouidah, il serpente era ritenuto una divinità, col suo tempio, il suo culto e tutto un popolo di adoratori. Ma i missionari sapevano soprattutto che questo territorio era sotto il dominio assoluto e incontrastato dello spirito infernale che trascinò Adamo ed Eva nella notte del male, della maledizione e della morte: lo spirito che la santa Scrittura chiama 2l’antico serpente", il cui vero nome è Satana. Non ha forse preso la forma di serpente per sedurre Adamo ed Eva, mentre erano ancora in uno stato di innocenza?
Pieni di compassione per questi pagani, 90 anni fa i primi Missionari sono venuti per liberarli dalle catene della schiavitù, cioè dall’idolatria, dalla superstizione, da tradizioni criminali.... tutte forme dell’azione del diavolo in questo Paese.
Ora l’Alleanza divina- realizzata nella Vergine Maria Immacolata- ha prodotto risultati meravigliosi. Non vorrei portare altre prove, se non questa bella cattedrale di Ouidah, costruita all’inizio del secolo da una popolazione a maggioranza pagana, davanti al tempio dei serpenti molto frequentato a quel tempo, ma oggi sempre più vuoto di idolo e di adoratori."

Una lettura della storia

Questo modo di leggere la storia degli inizi del cristianesimo in Dahomey non è falso in sé; ma si capisce subito che l’accento è messo sul satanismo del serpente Vodun.
Nel 1955 scrissi un articolo piuttosto comprensivo nei riguardi del Vodun; precisavo tra l’altro la mia opinione che non vi siano dei Vodun cattivi e malefici, ma solo dei Vodun più o meno severi.
Allora, Mgr Parisot mi rifiutò l’imprimatur, dicendo " Lei va contro tutto ciò che si è pensato ed insegnato fino ad ora." Dieci anni dopo sottoposi lo stesso testo al giudizio del suo successore, un dahomeano di razza, Mgr Gantin; subito mi diede il Nihil Obstat e... la sua benedizione.
Se Mgr Parisot ebbe per il Vodun un giudizio duro, assimilandolo agli idoli ed al satanismo, dobbiamo ricordare che quella era la posizione certa della maggioranza dei missionari. L’idea stessa di dialogo fra religioni non aveva ancora fatto molta strada, nella prima metà del XX° secolo.