Il simbolismo

E’ una nozione fondamentale, per capire che cosa sia il Vodun. Nella mentalità di questi popoli, ogni cosa visibile è segno o simbolo di una realtà invisibile. Anzi, certi oggetti manifestano più di altri una particolare potenza ed una forza "viva": ad esempio, la folgore ed il fuoco (shango, héviesso), la terra (sakpata), l’acqua (avlékété), l’albero della palma con le sue noci ed il suo olio, segno di ricchezza e di forza (dan, dangbé), l’arcobaleno (potenza del cielo), l’albero di iroko...
Ogni oggetto in ferro è simbolo di guerra e di lavoro (lotta contro la materia); non è raro vedere in un cortile interno delle abitazioni un piccolo mucchio di ferraglia (ogun).
Ci sono dei Vodun nazionali o regali: la pantera (agassu) madre mitica della dinastia dei re di Abomey; i "tohossu" bambini anormali, le "nessuhué" ( vestali che evocano le antiche amazzoni) simbolizzano la corte dei re defunti. Vi sono i Vodun famigliari (hennu vodun), in particolare i gemelli; se uno di essi muore, verrà rappresentato da una bambolina di legno, posta in un angolo dell’abitazione... o nelle pieghe del vestito di sua madre.
L’oggetto simbolo dei diversi Vodun non è un banale contenitore inanimato; questo simbolo (albero, ferro o statua di legno o di ferro...) scelto come immagine e rappresentazione di una forza vitale, "rappresenta" (rende presente) questa forza; è di fatto questa stessa forza (atchè) presente e viva.

Dono di Dio e amici degli uomini

Il Vodun non è né un dio né un idolo: è una creatura di Dio. I vodunnon sono unanimi nell’affermare "Dio ha creato il Vodun". Non si può dire allora che i seguaci del Vodun siano politeisti. Su questo la testimonianza dei missionari è unanime, anche di quelli che sono contrari al Vodun: il pagano del Dahomey di ieri o del Benin di oggi, è monoteista.
Ma qual è il posto di Dio nell’universo Vodun ? qual è il rapporto di Dio con la sua creazione e le sue creature : indifferenza, distanza, negligenza.....? Ho sempre notato nel Nero e soprattutto nel seguace del Vodun un forte senso della grandezza di Dio, e della sua piccolezza davanti a Lui, tanto che non osa parlargli; non considera Dio indifferente, ma piuttosto inaccessibile, tanto da essergli impossibile ed impensabile credere di poter avere con lui il minimo contatto o poter "influenzarlo"... Un vodunnon un giorno mi spiegava "L’uomo davanti a Dio è come la formica davanti all’uomo".
E’ fondamentale capire questo aspetto del pensiero del Dahomeano, perché >solo a questo livello superiore diventa possibile introdurre il termine di "religione". Infatti, poiché l’uomo è incapace di venire in contatto con Dio, né può avere l’audacia o i mezzi per accedere a Lui, Dio stesso ha creato delle cose e dei ministri, dei rappresentanti suoi che aiutino gli esseri umani a vivere. Monney insiste su questa idea dei Vodun come dono di Dio ed amici degli uomini.
Dio li ha messi al servizio della comunità famigliare o del villaggio, per aiutare tutti a "mangiare la vita"; essi hanno una grande autonomia, quasi pieni poteri, per agire in favore di ogni comunità.
Dio li ha fatti saggi e prudenti. E’ da notare il posto primordiale della coppia "legba-ifa", il vodun della divinazione.
Sono inseparabili: l’uno conosce i segreti della vita (ifa); l’altro, un po’...pasticcione, non è un demonio - come tanti credono - ma il suo compito è di stimolare l’uomo nella sua lotta quotidiana per la vita, mettendolo in guardia contro le possibili trappole, gli ostacoli e le forze ostili.
Diremmo, un diavoletto buono che mette in guardia contro i nemici della vita. Si è pensato troppo in fretta che legba provochi i conflitti, le disgrazie, le "azé"( forze cattive), mentre invece il suo ruolo è di svelare i trucchi, di intervenire in modo positivo, grazie alla complicità del suo gemello ifa.

Un pantheon gerarchico

Difficile parlare di una gererarchia chiara. Un vodunnon diceva: "Ogni vodunnon afferma che il suo Vodun è il più grande !"
Tuttavia la coppia legba-ifa ha un posto speciale, poiché entrambi intervengono ad ogni istante e sono coloro che decidono; nessuna cerimonia, né culto né azione di un Vodun può aver luogo, senza previa consultazione di ifa.
Un’altra coppia, Mahu-Lissa, sembra non aver concorrenti. E’ supremo, androgino; in ogni gruppo di futuri iniziati gli si mette da parte uno (lissassi) che nel convento (vodunkpamè) avrà un trattamento speciale. "Segbo-lissa" elemento maschile della coppia è simbolizzato dal camaleonte, di cui si ammira la saggezza lenta e prudente..
I cristiani hanno tradotto Dio con Mahu, elemento femminile. Letteralmente Ma hu significa "non c’è più grande di lui". Mahu però non ha simboli, né un posto nei conventi, e non si cera una o più "asi" (moglie) per l’iniziazione. Queste particolarità spiegano il motivo per cui i cristiani abbiano scelto il suo nome per indicare Dio.
La stessa dualità e la stessa distinzione la ritroviamo presso gli Yoruba, per i quali Mahu-Lissa prende il nome di Olodumaré-Obatala (l’onnipotente, il più grande). Per gli Yoruba Obatala è "orisha n’la", il grande feticcio. Il nome più corrente per designare Dio è Olorun, il padrone del cielo.
In breve, più che di gerarchia, il pantheon dei Vodun si presenta come una costellazione.

La potenza del verbo

Per esistere e per manifestarsi il Vodun deve essere nominato. Ci sono parole anonime, ordinarie, neutre, che pronunciate senza "atchè" non hanno altro scopo che quello di comunicare. Ci sono invece delle parole "pesanti", efficaci, cariche di atchè, che pronunciate secondo un certo rituale, con certo gesti, certo incantesimi, diventano efficaci ex opere operato ( per la loro stessa azione).
Un proverbio yoruba dice "Il primo orisha (vodun) è il ventre dell’uomo". Il vodun esiste ed agisce solo tramite l’uomo ed in favore dell’uomo. Gli iniziati, consacrati hanno in sé il Vodun, sia perché posseduti, sia come possessori del Vodun (vodunnon), capaci cioè di nominarlo, di chiamarlo.
Non c’è Vodun senza chiamata, senza un ordine verbale potente ed efficace. Il potere dunque risiede nel nome pronunciato, nella parola.
Per ogni nuovo seguace diventato "vodunsi", avviene lo stesso: è l’imposizione di un nuovo nome che corona e sancisce la sua iniziazione, la sua rinascita.