I PENSIERI DEL FONDATORE
Parte prima

1. Amore alla Chiesa per tutta la vita

O Chiesa, madre mia! Santa Chiesa cattolica, apostolica, romana, sola vera Chiesa di Gesù Cristo!

Dai più teneri anni della mia vita tu fosti l'oggetto più caro dei miei pensieri. Le brucianti passioni della mia adolescenza cedettero all'unica passione di amarti e di consacrarmi al tuo onore, alla tua gloria. Che l'età matura non ceda alla primavera della mia vita! Sii sino alla fine l'unico movente della mia ambizione sulla terra che vorrei vedere tutta intera a te sottomessa. Per la maggior parte essa non conosce ancora come è dolce obbedirti!

2. Invito al Papa ad essere missionario

Se, come S. Bernardo, avessi la fortuna di vedere un mio discepolo seduto sul trono di S. Pietro e se mi fosse permesso dargli dei consigli, gli direi: "Santo Padre, tenete sempre un mappamondo collocato ben visibile nell'appartamento che frequentate di più e, facendolo ruotare almeno tre volte al giorno, a ogni regno che passa chiedetevi: ho fatto oggi tutto quanto dipendeva da me per il progresso della Religione in questo Paese, tra queste montagne, su queste isole, in questi deserti?"

3. Invito ai Cardinali a pensare alla diffusione del Vangelo

E se la voce di un fratello minore della Santa Famiglia Cattolica potesse benevolmente essere intesa dai suoi fratelli maggiori nell'episcopato, i venerati Cardinali della Sacra Congregazione di Propaganda, darei loro lo stesso consiglio. Gli altri Cardinali della Santa Chiesa Romana non hanno bisogno di un mappamondo intero, purtroppo!

4. Le missioni nel tempo

Le missioni sono sempre esistite; in un modo o in un altro, esse esisteranno sino alla fine del mondo.

5. I missionari sono necessari e accessori

Secondo quanto è stabilito nell'ordine della grazia, i missionari sono ovunque così utili da dover dire che sono ovunque necessari. Tuttavia, dappertutto, bisogna che essi non siano che un accessorio nell'opera della santificazione delle anime. Disgraziato il paese dove la voce del missionario non si fa mai sentire; più disgraziato ancora il paese dove non si vedono che missionari.

6. Che cos'è un missionario?

Che cos'è un missionario? E' un uomo inviato sia dal Vescovo, sia dal Sommo Pontefice per occuparsi straordinariamente della parte del ministero apostolico alla quale non bastano quasi mai gli sforzi, anche notevoli, del ministero ordinario.

7. Non basta essere in missione per essere missionari

Questa verità é, in genere, abbastanza capita nei paesi cattolici, ma lo è molto poco nei paesi prevalentemente infedeli dove quasi tutti i preti sono chiamati e si chiamano missionari anche se di fatto non lo sono.

8. Sono veramente missionario?

Teofilo, tu dici: io sono un missionario e un missionario apostolico perché appartengo a una comunità dedita esclusivamente alle missioni; oppure: i miei superiori me ne hanno conferito il titolo ordinandomi di lasciare il mio paese e di andare a predicare il Vangelo presso lidi stranieri.

- Intendiamoci, Teofilo, e credimi che non voglio diminuire né il tuo merito, né la gloria del tuo sacrificio e ciò anche nel caso che tu tenga ancora a questa gloria. Ad essa, come amico, ti consiglio di rinunciare come a tutte quelle che hai calpestato con tanto coraggio: per legittima che sia, potrebbe esserti di peso per salire al cielo. Tu sei missionario, cioè ne hai il titolo e forse i privilegi. D'accordo. Ma che cosa fai nella parte di vigna del nostro Signore e Maestro che ti è stata affidata?

9. La prima esperienza missionaria di de Brésillac

a) Desiderio del martirio

Ascolta, e non pensare che la vanità mi faccia tenere un tale linguaggio. Io desidererei versare il mio sangue per Gesù Cristo e qualche volta mi capita di invidiare i miei confratelli che hanno l'onore di combattere in prima fila e che sono abbastanza fortunati per andarsene in cielo con la palma del martirio. Ahimè! Il cielo non mi ha trovato degno di condividere la loro sorte beata!

b) La partenza dalla Francia

Eravamo in tre a dare insieme un addio definitivo alla terra di Francia. Da tre luoghi ben diversi della nostra patria comune e beneamata, come per caso, ma in realtà condotti dalla mano di Dio, ci eravamo trovati riuniti nel Seminario delle Missioni Estere, in un tempo in cui il sangue francese colava impunemente sotto il barbaro coltello di Minerva. Tu sai quanta generosa dedizione germinò e sbocciò, fecondata dal sangue generoso di questi nobili Francesi. La debolezza e l'empietà di un Governo, i cui capi almeno si dicono cattolici, e che lascia impunemente sgozzare i suoi figli più nobili, abbandonando la sua gloria e i suoi diritti a una pusillanimità indegna, che gli fa tradire i suoi doveri più sacri, non fecero che infiammare ancor più lo zelo dei generosi difensori della nostra fede antica. Posso dirlo con nobile orgoglio, mi sembra, perché il più puro sangue francese ribolle ancora nelle mie vene. Anche se la tua severità me lo conterà come un crimine, non posso impedirmi di aprire qui completamente il mio cuore; e quando mi capita (ed è sfortunatamente frequente) di coprire il mio volto e d'aver vergogna per la Francia, d'arrossire quasi di essere Francese, mi rialzo rapidamente con qualche fierezza. Mi ricordo questa truppa coraggiosa che ho avuto la possibilità di frequentare, anche se per poco tempo, ahimè! in questo santuario del coraggio e dell'onore che si chiama Seminario delle Missioni Estere.

Continuo ad andarci con la mente e quando considero quella comunità di un giorno per ogni individuo, che esiste sempre mediante il rinnovo successivo di nuovi atleti il cui numero glorioso sembra crescere contemporaneamente alla vergogna ufficiale della nostra bella patria, mi rialzo e dico nuovamente senza arrossire: sono Francese. La vergogna non deve cadere sulla Francia che tutta intera resta al di sopra di quell'eccezione che vuol trascinarla nel fango, - e possa non riuscirci - disprezzando le sue credenze, materializzando le sue leggi, corrompendo il popolo. Scusami questa lunga digressione. Che vuoi, sento fremere le mie viscere e non posso trattenermi dal versare lacrime quando il nome della Francia giunge sulle mie labbra che ne hanno quasi dimenticato il linguaggio, e quando la sua gloria appassita si rivela al mio cuore che ne ha conservato i patriottici sentimenti.

- Continua, Teofilo. I tuoi sentimenti sono generosi. Ma quanto sono distanti da quelli di un vero missionario, Teofilo!

- Come! Le nobili funzioni del missionario dovrebbero soffocare i generosi sentimenti di un vero patriottismo? Ma sarebbe un immenso difetto di cui il mondo stesso l'accuserebbe con ragione!

- Il mondo, sì, Teofilo; ma noi non dobbiamo essere del mondo! Continua, Teofilo. Non pretendo affatto affliggerti. Scoraggiarti? Ancora meno. Voglio solamente dimostrarti che non sei missionario.

- Ma tu mi opprimi! E' per essere missionario che ho abbandonato il mio vecchio padre, ho soffocato i singhiozzi per non mescolarli con quelli della mia povera madre, che ho fatto infine tutti i sacrifici per i quali non voglio essere ricompensato che col dolce pensiero d'essere missionario.

- Riprendi il tuo discorso dalla partenza dalla Francia, o Teofilo. Da quando l'hai lasciate, il vascello ha avuto il tempo di perdere di vista le coste della Francia, che non vedrai più.

- No, non le vedrò più! Il sacrificio è compiuto e, se si dovesse fare di nuovo, non esiterei a compierlo perché il Signore mi fa ancora la grazia, anche se ne sono indegno, di amare la mia vocazione al di sopra di tutto.

- E' bene così, Teofilo. Domanda a Dio la perseveranza in questa grazia sino alla fine.

c) L'arrivo a Pondichéry e la prima missione

- Dopo essere rimasto un po' di tempo a Pondichéry per imparare la lingua tamul, fui inviato dal mio Vescovo in una missione dell'interno.

Il giorno della partenza fu per me un vero giorno di festa. Lo consideravo come il primo nella carriera delle missioni.

- E cosa facevi nel tuo Distretto?

- Battezzavo, confessavo, predicavo, cercavo di compiere, meglio che potevo, le funzioni del santo ministero nei confronti di una folla di cristiani disseminati in un raggio di 8-10 miglia di lunghezza.

- Ebbene, Teofilo, che cos'eri allora? Tu eri il parroco di queste povere anime verso le quali esercitavi il ministero ordinario, troppo imperfettamente per poter sperare di averne condotte un gran numero in cielo. E dopo?

d) L'impegno nel collegio-seminario

- Poco tempo dopo fui chiamato a insegnare in seminario.

- Molto bene. Dunque tu eri professore.

- Poi, infine, il Vescovo mi chiamò alla testa del collegio laico. Confesso che ho avuto molta difficoltà nel determinarmi ad accettare questa funzione che consideravo come fatta per allontanarmi dalla mia vocazione missionaria. Il Vescovo mi assicurò che sarei restato essenzialmente missionario, pur guidando quell'istituto utile al bene generale del suo Vicariato apostolico.

e) Un problema spirituale risolto

Il Signore mi fece la grazia di capirlo e la gioia che dopo si è degnato di conservare nel mio animo è garanzia che sono nella mia vocazione. Se tu mi provassi il contrario, getteresti il turbamento e lo scoraggiamento nel mio animo!

- Faccio bene attenzione, Teofilo.

Al contrario, credo molto sinceramente che tu sei in pieno nella tua vocazione, che farai molto bene e che salverai la tua anima svolgendo la funzione di superiore del collegio, come hai fatto quando eri parroco o professore.

Quello che ti raccomando soltanto è di domandare a Dio le grazie del tuo stato e di pensare che renderai conto a Dio delle funzioni alle quali sei stato chiamato e non di quelle di cui non hai che il titolo.

10. Il numero dei missionari

Ci vogliono molti missionari in missione? No!

11. Preti indigeni e numero dei missionari

Se in una missione c'è un numero sufficiente di preti indigeni per assolvere le funzioni del ministero ordinario presso i cristiani già esistenti, due o tre veri missionari sono sufficienti per una missione molto estesa. Se non c'è un numero sufficiente di preti indigeni, non ci vorranno per questo più missionari, ma ci vorranno parroci, professori, cappellani pieni dello spirito delle opere essenziali all'esistenza di ogni Chiesa, anche nascente.

12. Attenzione alle parole parlando del missionario

Perché queste distinzioni astratte? Non è giocare solo sulle parole? Non sia mai! Perché le parole nascondono un pensiero. E quando il pensiero dominante della nostra vita, quello che diventa il primo movente di tutte le nostre opere, è espresso da una parola poco esatta, è una grande disgrazia.

13. Missionario solo di nome

Il prete che è chiamato missionario, senza esserlo di fatto, è ordinariamente un pessimo parroco, benché lo sia realmente.

14. Non rimpiangere le scelte fatte

Tu dici, Teofilo: se mi fosse stato detto che non sarei stato che un parroco in India o nel Tibet, non avrei mai lasciato la mia casa. - E' vero, ma perché? Perché non ti sei fatto un'idea esatta delle cose.

- Per essere parroco non avevo che da restare nella mia diocesi.

- Sì, ma per essere parroco là dove non ce n'è, per salvare delle anime che sarebbero perdute senza il tuo ministero, per essere parroco dove e come il Signore ti chiama a esserlo, ci voleva il generoso sacrificio della tua patria. Rallegrati e non invidiare la sorte di chi è in realtà più missionario: egli non avrà più merito di te.

15. I preti nelle missioni estere: la questione dei titoli

Il titolo di missionario, e soprattutto di missionario apostolico, dovrebbe essere tanto raro quanto è comune. I preti che sacrificano la loro posizione naturale per l'opera dei paesi più o meno infedeli, dovrebbero essere chiamati preti delle missioni estere. La loro vocazione particolare in questi paesi dovrebbe assumere titoli più reali e altrettanto preziosi almeno quanto è comune il titolo di missionario. Potrebbero essere, ad esempio, titoli di parroco, di direttore, di cappellano, ecc. Essi non ci perderebbero niente sia dal lato del sacrificio come del merito e neanche dal lato del loro impiego, e vi trarrebbero vantaggio sia essi che il popolo, perché lavorerebbero meglio a rendersi degni della loro vera vocazione.

16. In missione: essere in comunità e fare la volontà di Dio

Teofilo, vuoi essere perfetto in missione? Entra nella comunità che il buon Dio ti farà conoscere come la più rispondente all'azione della grazia sulla tua anima. Non fare progetti particolari fino a quando non sei giunto sulla terra dove il Signore ti chiama. E quando ci sarai, dopo esserti fatto conoscere, affidati senza riserva al Vescovo che risponderà davanti a Dio di tutte le anime della sua missione. Credi che Dio ti chiama al posto che ti sarà allora affidato. E qualunque sia il ministero che ti affida, cerca di sondarne bene la natura al fine di assolverne bene i compiti.

17. Chi obbedisce a Dio è felice

Sento dire: "Felice il missionario! Felice il glorioso confessore! Felice il martire generoso!". E io dico: Felice colui che cammina e che resta dove il Signore lo chiama!

18. Essere dove Dio vuole

Io vorrei essere nel Tonchino o in Giappone; ed io vorrei essere nelle missioni, ma tranquillo; ed io vorrei predicare ai pagani; ed io... Imperfezione! Imperfezione!

Pensa: non c'è che un posto per te sulla terra; il Signore lo ha fissato da tutta l'eternità. Non volerne un altro.

19. Come discernere gli impulsi del proprio spirito

I desideri di sacrifici più grandi, di maggiore sofferenza, di più grandi pericoli, sono buoni e lodevoli. Anche se non si dovessero mai realizzare, sono il segno di un'anima piena d'amor di Dio e che brucia dal desiderio di consumarsi per la sua gloria. A volte sono l'impulso dello Spirito di Dio che ci spinge così verso il fine che si propone. Spesso indicano ai Superiori quale posto conviene a chi è divorato dal santo amore della croce. Sta attento, tuttavia, o Teofilo. Se a causa di tali desideri tu perdi la pace dell'anima, se ti senti prendere dallo scoraggiamento, se trascuri l'opera perfetta di cui sei attualmente incaricato per quest'altra più perfetta alla quale sei spinto dai tuoi desideri, per buoni che essi siano, riposano più sulla natura che sulla grazia. Possono divenire un'arma contro di te nelle mani del Demonio.

20. Il missionario deve essere più perfetto

Le virtù del prete in missione non sono diverse da quelle del prete in un paese generalmente cristiano. Esse devono solamente avere un grado di perfezione in più.

21. L'importanza dello studio

Molti missionari pensano di avere poco bisogno di studiare la teologia; ancor meno il diritto canonico. E' un grave errore.

22. Saper cogliere lo spirito delle leggi della Chiesa

Non fidarti, Teofilo, delle sfumature teologiche che hanno forse già troppo influenzato le tue opinioni morali e pratiche secondo gli usi più o meno lodevoli del paese dove sei nato. Impegnati a cogliere lo spirito e il senso generale delle leggi della Chiesa.

23. Come reagire di fronte a nuove usanze

Così come si sono introdotte pratiche particolari in quasi tutti i paesi cristiani, allo stesso modo, inevitabilmente, se ne introdurranno nelle nuove Chiese di missione, o Teofilo. Sappi prevederle e non stupirtene, per dirigerle verso il meglio se esse ancora non esistono, e per non scandalizzartene se sono poco conformi alle tue abitudini.

24. Avere la Chiesa di Roma davanti agli occhi

Sei nato in Francia? Diffida grandemente delle pratiche particolari alla Francia. Sei nato in Spagna? Diffida di quelle che sono particolari alla Spagna. Facendo astrazione di tutte queste particolarità, abbi sotto gli occhi, ad ogni istante del giorno, la Chiesa di Roma, per misurare tutto secondo le sue usanze, ma dolcemente, senza mai forzare nulla.

25. Come comportarsi nella vigna che è la Chiesa

La stessa pianta, sotto climi diversi, assume forme e andamenti diversi; la coltura deve essere adattata alla temperatura dell'aria, alla natura del suolo e non bisogna aspettarsi dai frutti lo stesso sapore che essa produce nelle diverse posizioni del globo.

Chiesa del mio Dio, tu sei questa vigna meravigliosa i cui ceppi misteriosi devono mettere radici in tutti i luoghi del mondo. Queste viti innestate sul ceppo che il sangue d'un Dio fecondò sul Calvario, avranno ovunque la stessa natura e le stesse proprietà essenziali.

Ma sta attento, missionario imprudente, a prendere con un ardore poco misurato il falcetto del vignaiolo francese o portoghese. Guardati dal disprezzare i frutti di tale vigna perché non ti sembrano così soavi come quelli che si raccolgono nella dolce Italia. Tu la renderesti ben presto sterile e rischieresti di calpestare l'opera stessa dello Spirito Santo.

26. Vari tipi di usanze e attitudini verso di esse

Tra le usanze particolari delle Chiese, ce ne sono di così conformi ai caratteri locali che sono in qualche modo necessarie; altre sono indifferenti; molte sono degli abusi riformabili. Le prime devono essere conservate con cura e intelligenza, le seconde devono essere rispettate, le ultime corrette poco alla volta, ma con prudenza. In missione, Teofilo, questa prudenza, questo rispetto e questa intelligenza sono più necessari e più difficili. Credimi: non azzardarti a modificarle senza averci pensato molto e senza aver consultato il Signore, pregandolo prima di tutto di spogliarti dei pregiudizi della tua patria.

27. Usanze difettose

Le usanze difettose si introducono da sole e tanto più facilmente quanto la Chiesa è meno curata. Non sorprenderti, dunque, Teofilo, di trovarne un così gran numero nelle missioni alle quali si può appena dare il nome di Chiesa, dove la disciplina e la gerarchia ecclesiastiche sono nulle o senza nerbo. Anche nelle Chiese migliori esse non spariscono mai interamente e, più spesso, non spariscono che per fare posto ad altre.

28. Usanze indifferenti

Le usanze indifferenti sono quelle che, ordinariamente, vanno meglio d'accordo col genio particolare dei popoli. E' dunque molto pericoloso combatterle. Bisogna guardarsi dal farlo soprattutto quando si è maggiormente inclini a sostituirle con altre più conformi ai nostri gusti e che, pur essendo indifferenti nei paesi da cui proveniamo, sarebbero spesso pericolose in un paese dove fossero straniere come lo siamo noi.

29. Saper aspettare prima di giudicare le usanze

All'inizio le usanze indifferenti sembrano biasimevoli allo straniero che le vede. Dopo che ti sei acclimatato al paese, ti sembreranno meno urtanti; forse, alla fine, le troverai lodevoli. Certamente ti pentirai di averle imprudentemente condannate.

30. Usanze particolari

Le usanze particolari, che io chiamo in qualche modo necessarie alle Chiese, devono essere religiosamente rispettate, se esistono. Se non esistono ancora e che si tratta di introdurle, bisogna avere, nel farlo, tanta prudenza quanta pietà, unite a una conoscenza approfondita del carattere del popolo. Inoltre, Teofilo, non prendere mai l'iniziativa su questo punto senza aver consultato Roma.

31. Scelta di tempo nell'introdurre usanze

Non esiste mai un vero pericolo nell'introdurre le usanze della Chiesa di Roma. Ma ce ne può essere uno sull'opportunità del tempo. Ancora qualche anno e tu realizzerai, con frutto forse, ciò che sarebbe pericoloso operare subito.

32. Aiutare il popolo a desiderare certe usanze

Fa' in modo di non introdurre nulla contro il volere del popolo, ma porta il popolo a desiderare ciò che vuoi introdurre. Che esso sia persuaso che gli fai una grazia e del bene quando introduci una novità.

33. Essere un buon missionario è difficile

Come è difficile essere un buon prete! Come è più difficile essere un buon parroco! Come è ancora più difficile essere un buon missionario!

34. Saper giudicare bene gli avvenimenti

Fatti un'idea esatta delle cose. Le amplificazioni, le esagerazioni, l'entusiasmo, perfino le nobili passioni del cuore sono veri scogli nell'opera delle missioni.

35. Una perfezione equilibrata

Stiamo ben attenti a non esigere troppa perfezione. Su questo punto la carità può essere molto imprudente e produrre più male di un'eccessiva condiscendenza.

36. Avere un giusto concetto di neofita

Sento sovente citare san Paolo dagli avversari più o meno manifesti del clero indigeno. "Non neophytos" - dicono. Ma infine, che cos'è un neofito? Guarda la definizione esatta presso i teologi. Allora anch'io esclamerò: "Non neophytos". E poi, san Paolo parlava dell'ordinazione dei preti o dei Vescovi?

37. Equilibrio tra carità e prudenza nel missionario

Io non so quale missionario temerei di più: quello che ha una grande carità non accompagnata dalla prudenza o quello che ha una grande prudenza non accompagnata dalla carità.

38. Missionari che sbagliano

Quanti sbagli! Quanti sbagli! Per mancanza di studio e di dottrina.

39. Il missionario deve anche saper 'amministrare'

Vedo molti missionari, uomini di talento, diversi sono anche eruditi in qualche settore; molti sono forti in dialettica, riescono facilmente nelle controversie, sanno sostenere la fede cattolica con eloquenza qualche volta, con argomenti solidi quasi sempre. Io però non ne vedo che conoscano l'amministrazione di una parrocchia e ancor meno di una diocesi. Fa pietà notare quante cose importanti sono trascurate, falsate, rese invalide da questa ignoranza!

40. Necessità di un codice

La Chiesa manca di un codice di leggi corto, chiaro, esatto, del quale ci si possa fidare.

41. La sollecitudine del Papa per ogni Chiesa

Mi capita qualche volta di fare una specie di sogno. In quel momento mi sembra di vedere un grande Papa che abbraccia con lo sguardo il globo terrestre, simile a una mela, nelle sue mani. Egli interroga ogni luogo, sorridendo ad ogni Chiesa come un buon papà e tutte gli rispondono con acclamazioni. E regola la Chiesa generale e tutte le Chiese particolari fin nei particolari.

42. Poche leggi universali e molte particolari

In un altro sogno, questo stesso Pontefice si fermò su di me. Era scoraggiato perché vedeva che gli ordini che stava per impartire avrebbero sortito lo stesso effetto di quelli dei suoi predecessori pur avendo come clausola che sono perpetui. Qualche anno dopo vengono modificati, alterati, sostituiti, dimenticati. Quale di queste disposizioni resiste due secoli in pratica e ovunque? E mi disse: Fratello, cosa devo fare perché la mia opera rimanga? Risposi, senza dubbio come un bambino, ma in fin dei conti ecco cosa risposi: Santo Padre, non vogliate ciò che è impossibile. Le leggi debbono necessariamente cambiare perché gli uomini e i tempi cambiano. Il male non sta in questo. Esso risiede nel fatto che esse cambiano un pezzo alla volta, sovente senza sanzione dell'autorità competente, ecc.. Per di più ci sono poche leggi che possano essere universali, perché il mondo è troppo variegato. Fate, dunque, poche leggi generali, fatene molte particolari, ma che siano poco numerose in ogni campo, e non date il titolo di perpetue che a quelle che, provenendo dagli apostoli, non saranno mai mutate.

- Questo inizio non gli dispiacque. -

C'è del vero in quello che dici, mi disse. Ma come fare in pratica, mi disse, e soprattutto come ordinare con saggezza tanti punti ancora poco conosciuti? Sto progettando un Concilio generale, ma temo che non corrisponda ai miei intendimenti. Che cosa ne pensi? - Santo Padre, un Concilio Generale, a mio avviso, non potrebbe risolvere molto, da questo punto di vista. Fin qui d'altronde i Concili, generali lo sono stati di diritto e secondo i canoni, ma non hanno mai rappresentato la generalità delle Chiese cristiane e le loro leggi generali non sono mai state praticate dappertutto. Le leggi particolari non sono mai venute fuori da lì.

- Cosa pensi che bisognerebbe fare, dunque? -

Santo Padre, formate una congregazione generale composta di tre sapienti Cardinali e di un numero sufficiente di dottori versati nelle leggi e ordinamenti romani. Fate fare loro un lavoro preparatorio che non duri più di tre o quattro anni.

Durante questo tempo, informatevi senza rumore del Vescovo di ogni regno che potrebbe sposare maggiormente i vostri punti di vista e ordinategli di rendersi a Roma ad una data epoca: un Francese, un Inglese, uno Spagnolo, uno di ogni nazione d'Europa ben caratterizzata; almeno cinque o sei dell'Asia, di cui almeno uno dell'India, uno della Cina, uno dei paesi perseguitati; almeno tre o quattro dell'Africa, di cui uno almeno non sia sul Mediterraneo; sette o otto d'America e alcuni altri delle Isole. Una volta arrivati ai piedi di Vostra Santità, ordinate loro di comporre un codice di leggi, più corto possibile e che sia l'espressione più sostanziale di quanto è stato ordinato da San Pietro in poi e che abbia maggior possibilità di durata.

Avvertirete in seguito la Cristianità intera che, dieci anni dopo la pubblicazione di quest'opera, essa sarà rigorosamente obbligatoria, durante cento anni, in tutto l'universo, sotto pena di essere separata dalla santa Chiesa Cattolica. Il primo articolo abrogherà tutto quanto esisteva di leggi, privilegi, ecc. Per conseguenza, chi vorrà conservare ciò che possiede dovrà scrivere alla Santa Sede che prenderà una decisione prima di questi dieci anni. Durante questi dieci anni ogni Vescovo faccia nella sua diocesi un lavoro simile, con l'aiuto di tre o quattro uomini dotti e pii, sotto pena di non essere più Vescovo e di essere sostituito da un altro, conforme a queste leggi generali e ai bisogni della loro Chiesa. Questo lavoro potrà contenere delle deroghe a queste leggi generali. Esso sarà obbligatorio, dopo approvazione della Santa Sede, per questa diocesi, per lo stesso tempo. Che ogni altra legge precedente sia assolutamente annullata. Queste serviranno solamente come monumenti storici e riverseranno la loro luce su dei casi simili che queste nuove leggi non avranno contemplato e la cui interpretazione sarà lasciata ai Vescovi per i casi particolari senza che alcuna possa dettar legge agli altri, e autenticate solamente dalla Santa Sede. Novant'anni dopo si farà lo stesso lavoro, servendosi delle diverse interpretazioni che ne saranno state fatte, delle decisioni susseguenti di Roma, ecc.

Con questo sistema, si potrà sapere a che punto ci si trova. I decreti di Roma, le leggi nuove, le interpretazioni autentiche non saranno così numerose e distanti che non si possa conoscerle. E l'interpretazione particolare dei Vescovi provvederà a tutti i casi particolari del momento. Le coscienze saranno in pace e il mondo religioso sarà ordinato.

43. Per un Papa più libero

Sarà presto tempo che il Papa si renda libero dalle potenze umane e che assuma la libertà di comandare quanto gli viene da Dio e che gli uomini intralciano.

44. La conoscenza delle leggi

Chi è a conoscenza delle leggi, ordinamenti, decreti che esistono? Chi sa quando e come sono stati revocati? Almeno a Roma lo si sa? Ne dubito.

45. L'osservanza delle leggi esistenti

Dite, infine, che queste leggi non esistono più o se esse esistono fate in modo che siano osservate.

45bis. I poteri dei Vescovi lontani da Roma

E' un grande male che i Vescovi lontani da Roma non abbiano tutti i poteri ordinari dei Vescovi. E' una disgrazia ancora più grande che essi ne abbiamo di così straordinari e estesi.

46. Il Vescovo in missione: un vero "Ordinario"?

E' possibile stabilire il Vescovo come vero ordinario del luogo? Non si tardi a farlo. Ci saranno ancora gravi inconvenienti a stabilirlo inamovibile e Vescovo a pieno titolo? Gli si lasci ancora un altro nome e l'amovibilità, ma che le sue obbligazioni e il suo potere si avvicinino il più possibile a quelli dell'Ordinario. Così pure si provveda affinché nei poteri di questo Vescovo ogni eccezione al diritto comune sia indicata chiaramente e in modo speciale e mai attraverso affermazioni generali.

47. Lutero e gli abusi nella Chiesa

Mi sembra che oggi si sia d'accordo nel riconoscere che l'eresiarca Lutero non sarebbe stato colpevole e che forse avrebbe reso alcuni servizi alla Chiesa se si fosse limitato a protestare con rispetto contro gli abusi, allora troppo comuni, delle indulgenze.

Non si potrebbe forse pensare che ci siano oggi, come allora, molti abusi su questo punto, anche se di natura diversa, e pregare la Santa Sede di porvi rimedio? Dico questo sotto l'influenza di un duplice timore.

48. Esperienza pastorale prima di andare in missione

Nelle missioni è di grande vantaggio per un prete l'aver esercitato un po' di tempo il santo ministero, prima di partire per i paesi lontani.

49. Non partire in missione troppo giovani

Non ho mai capito come si possano far partire per le missioni preti di ventiquattro o venticinque anni.

50. La pietà del seminario non basta

Ma è un giovane così pio, così deciso, così certo della sua vocazione! Pio e pieno di dedizione, lo concedo. Ma si può contare su una pietà che si è sviluppata nei seminari come il germoglio di una pianta preziosa in una serra calda? La dedizione è una cosa molto comune a venticinque anni. La sicurezza non ce l'ha, non può avercela.

 

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