I PENSIERI DEL FONDATORE
Parte seconda

 

51. Il Vangelo e le società umane

Il Vangelo non è opera di un uomo. Non c'è bisogno di altra prova che questa: esso conviene a tutti i tempi, a tutti i luoghi, a tutte le società. La più imperfetta l'accetterà senza paura perché il Vangelo non fulmina le sue imperfezioni; non infierirà su di esse e, senza farle sue essendo lui stesso invariabile, si adatterà ad esse. Le più perfette lo saluteranno con ammirazione perché è più perfetto di esse. Ma lasciamo correre il tempo. La società che lo ha accettato si modificherà e si perfezionerà sempre di più. Allora le imperfezioni delle altre società diventeranno più ripugnanti.

Ma saranno esse, per questo, peggiori di prima? No. E colui che cadrà in una di esse, come un proiettile isolato lanciato sopra i mari dal seno di una società da molto tempo cristiana, sarà autorizzato a dire che il Vangelo condanna ciò che ha cessato di esistere altrove ma di cui ha sofferto durante dei secoli?

Sarà esso autorizzato soprattutto a spezzare le imperfezioni di un popolo e ad irrigidirsi contro di esse, in nome del Vangelo, col pretesto che tale o tal'altra pratica è incompatibile con lo spirito di questo codice divino? Pazienza, pazienza! Lo spirito del Vangelo è soprattutto uno spirito di condiscendenza e di dolcezza.

52. La dedizione completa è difficile

Come è facile persuadersi di essere disposti, come l'Apostolo, a farsi tutto a tutti. Veniamo al momento della prova. Fino a quando i difetti di quelli che ci circondano ci sono familiari, va bene. Ma troviamoci in mezzo a un popolo che non pensa mai come noi, che non parla per niente come noi, che non cammina come noi, che non mangia come noi, che non inganna come noi, che non mente come noi, che non fa niente né di bene né di male né di indifferente come noi; quanto sono pochi allora quelli che possono dire: Omnibus omnia factus sum ut omnes salvos faciam! I più pii dimenticano perfino talvolta che questi uomini sono loro fratelli e che chiunque dirà al suo fratello raca, matto, ecc. è degno della geenna!

53. Il missionario è veramente solo?

Tu sei solo, dici, e questo isolamento ti opprime. Ammetto che questa sia la più terribile tentazione. Deve esserlo perché il lamento è generale. Ma, in fin dei conti, non capisco bene. Hai diecimila cristiani nel tuo Distretto e tu sei solo!

- Sì, ma sono altri uomini!

- Ma no, non saranno altri, se tu ti farai come loro.

54. L'obbedienza a Roma: garanzia di unità e di efficacia

Se non solamente in ciò che riguarda la dottrina, ma anche la condotta personale e gli affari del consiglio, senza tergiversare, si fosse sempre seguito l'orientamento di Roma, le missioni non sarebbero nello stato in cui sono oggi. Roma non può, dunque, sbagliarsi in questi particolari? Non tocco questa questione. Ma se si fosse approfittato di più della forza che dava l'unità, è facile capire che non ci si troverebbe, come avviene in diversi luoghi del mondo, a domandarsi cosa bisogna pensare di tale o tal altro principio contraddittorio, dopo secoli di infruttuoso apostolato.

55. Impegno personale del Papa per le missioni

Per quanto concerne le missioni c'è da rimpiangere enormemente il fatto che il Sovrano Pontefice fino ad ora non abbia potuto occuparsene attivamente, di persona.

56. Propaganda Fide non basta

L'istituzione della Sacra Congregazione di Propaganda Fide è stata un'ispirazione del cielo. Tuttavia essa non basta!

57. Roma è lontana

Roma è molto lontana, molto lontana! Le sarebbe, dunque, impossibile farsi vicina a tutte le Chiese?

58. Il progresso dei mezzi di trasporto è sempre un beneficio?

Sembra che l'invenzione del vapore applicato alla navigazione abbia molto diminuito le distanze. Sì, noi siamo da compiangere meno dei nostri predecessori. Tuttavia questo raddoppiamento di attività non si traduce tutto in beneficio perché con esso si crea un aumento di attività in tutti gli affari che richiedono più impegno di una volta per arrivare allo stesso scopo. Roma è ancora molto lontano!

59. Missionari poco perfetti, ma esigenti

E' un fatto degno di nota: coloro che esigono di più la perfezione dagli ecclesiastici indigeni sono in genere i missionari più imperfetti.

60. La perfezione dei preti indigeni

Sento sempre dire che questi preti sono imperfetti. E perché dunque volete che siano tanto perfetti quanto i perfetti in Europa?

61. Il prete indigeno nel suo paese

Un prete indigeno, con molto meno perfezione di un prete europeo, farà nel suo paese infinitamente meglio dello straniero.

62. Perfezioni e imperfezioni legate al nostro sentire

Un prete indigeno possiede spesso perfezioni che non ci colpiscono molto perché sono simili a usanze che ci ripugnano. Alcune delle imperfezioni che ci rivoltano e che scandalizzano i fedeli della nostra patria, sono ben scusabili e non urtano il popolo presso il quale egli è nato.

63. Il carattere di una nazione

Il carattere di una nazione lo si trova con tutte le sue sfumature in tutti i suoi membri, a qualunque strato sociale essi appartengano.

64. Varie componenti di una comunità e ricerca di perfezione

In ogni gruppo umano ci sono alcuni perfetti: sono quelli che vanno diritti al fine per il quale si sono riuniti o per il quale sono stati scelti. Ci sono alcuni cattivi soggetti: sono quelli che procedono contro il fine al quale devono tendere. C'è un gran numero di imperfetti: sono quelli che senza rinnegare il fine, vi tendono con noncuranza o vi si oppongono anche qualche volta, quando il loro interesse personale vi trova profitto.

Se si fa molta attenzione nel comporre una congregazione particolare, le due ultime componenti saranno meno numerose, ma sarà tutto.

Se la società può far a meno di una aggregazione particolare, non si farà mai abbastanza perché la sua composizione sia buona. Se è cattiva, infatti, essa sarà più di impedimento che di aiuto alla società.

Se non può farne a meno, bisogna stare attenti dal volerla troppo perfetta, perché ci si espone al rischio di renderla impossibile.

Che bisogna fare, dunque?

Servirsi di tutto quanto possa renderla meno cattiva possibile, dopo aver cercato innanzi tutto di farla esistere.

E' il caso, per esempio, degli ecclesiastici nella Chiesa e dell'esercito nello Stato. Un Principe può licenziare un certo corpo di truppa che non corrisponde allo scopo per cui era stato creato, ma sarebbe insensato se non rinnovasse con cura il suo esercito, e cesserebbe di essere Re e la sua nazione di essere un popolo quando non avesse più soldati. Allo stesso modo, una Chiesa senza preti non può esistere. E' meglio un clero con dei difetti che non avere clero affatto.

65. Un clero perfetto? Impossibile!

Tu hai richiesto che non solamente ogni individuo avesse un grado relativo di perfezione, ma che l'insieme del clero fosse la perfezione stessa, e per di più con un genere di perfezione simile alla tua. E così è accaduto che non hai potuto fare dei preti. Che cosa c'è di sorprendente in questo?

66. La perfezione e il clero indigeno

La perfezione del clero è in rapporto con la perfezione evangelica della società alla quale appartiene. Ora tu riconosci che tale e tal altro popolo non sono capaci, almeno all'inizio, della perfezione evangelica. Tu ti contenteresti per essi dello stretto necessario. E perché vuoi che i loro preti siano più perfetti di quelli di cui si accontenta la Chiesa in Europa?

67. Condizioni per un clero indigeno

Tu vuoi che i preti indigeni siano disinteressati e non ti impegni a procurare loro un benessere, un reddito fisso indipendente dalla tua carità. Vuoi che siano obbedienti e non dai loro alcuna garanzia sull'equità dei tuoi ordini. Vuoi che siano umili e li umili mettendoti sempre al di sopra di loro. Vuoi che siano mortificati ed esigi che essi rinuncino alle usanze del loro paese. Poni simili condizioni al clero di qualunque regno d'Europa e vedrai se esso aumenterà di numero o no.

68. Creare dei benefici ecclesiastici

In questi ultimi due secoli una delle disgrazie più grandi per le missioni è stata quella di aver trascurato la creazione dei benefici ecclesiastici.

69. Preti indigeni missionari?

Vuoi che i preti indigeni siano tutti missionari? Dì pure che non vuoi preti indigeni.

70. Preti indigeni religiosi

Avere dei religiosi tra i preti indigeni sarebbe un gran bene, a condizione di non farne una condizione né diretta né indiretta, per l'impossibilità in cui verrebbero a trovarsi di diventare preti altrimenti.

Inoltre bisognerebbe che mai e per nessun motivo fosse permesso ai religiosi, incaricati di una missione particolare, di accettare nel loro ordine i chierici di queste missioni. Tale principio dovrebbe essere esteso a ogni società missionaria, sia religiosa che secolare.

71. Tutti abbiamo bisogno di aiuto

Un uomo può rispondere di se stesso fino alla fine? I più perfetti faranno attenzione ad affermarlo e a pensarlo. Che cosa ne sarà di una società, di una congregazione? Perché, dunque, offuscarsi di tale o tal'altra misura preventiva? E' gettare il sospetto sui missionari? E perché no?

72. Generale necessità dei seminari

Prima del Concilio di Trento i seminari erano poco conosciuti. La loro istituzione é stata una delle opere più preziose di questo Concilio. Ma non arriviamo all'eccesso opposto credendo che i seminari siano necessari solo a noi.

73. La diversità delle situazioni e i seminari

Nella situazione attuale della Francia sembra che sia bene e anche meglio consacrare per l'altare solo giovani che hanno trascorso parecchi anni nei seminari. Io non voglio chiedermi se questa è una esagerazione. Ma in missione non siamo più in Francia e in molti casi può capitare che i seminari non siano subito sufficienti o neppure necessari. Ciò che è necessario è fare dei preti.

74. In missione, seminari ma non solo

In missione, appena puoi, apri dei seminari. Ma non aspettare di poterlo fare per ordinare dei preti.

75. E' importante conoscere la lingua

E' necessario conoscere la lingua del paese per essere un buon missionario? No. E' molto utile? Sì. Colui che trascurasse d'impararla sarebbe senza colpa? Generalmente parlando, no. Colui che non potesse impararla dovrebbe pensare che è lontano dalla sua vocazione? No. La conoscenza della lingua è la prima delle qualità del missionario? No. In due parole: la conoscenza della lingua è la prima delle qualità accessorie. Solo accidentalmente essa può diventare essenziale.

76. Una prima esperienza missionaria di due anni

Vorrei che dopo due anni fosse sempre permesso a un missionario, anche religioso, di ritornare in patria e che ogni superiore di missione potesse dire a chi ha vissuto i primi due anni di esperienza missionaria che egli sarebbe più utile nella sua patria natale.

77. Perfezione morale e intelligenza

A parte qualche soggetto d'élite, per il quale la grazia opera direttamente, la perfezione morale ha bisogno di essere appoggiata sull'intelligenza. Ciò è ancora più vero per la perfezione di un popolo. Non esigere tanta perfezione da popoli che hanno meno intelligenza.

78. Gli uomini si assomigliano: vita e parole non corrispondono

E' curioso vedere quanto dicono e scrivono gli Europei sull'eguaglianza degli uomini e vederli poi agire nella pratica! Tu ridi delle caste, deridi le osservanze fantasiose dei bramini. Ahimè, vieni qui. Sai chi sono, tra gli abitanti dell'India, i più colpiti dallo spirito di casta? Sono gli Europei e, tra di essi, gli Inglesi.

79. Preti europei orgogliosi

I preti europei non sono al riparo dalla malattia dell'orgoglio. Anch'essi sono colpiti dallo spirito di casta.

80. Riconoscere un nero come fratello!

Come è difficile a un uomo bianco riconoscere un nero come suo fratello!

81. Nessuna paura della scienza del chierico

Perché hai paura di iniziare un giovane chierico a tutte le conoscenze umane? Per ciò che riguarda le scienze ecclesiastiche è un dovere. Quanto alle altre, non mettiamo altri limiti che quelli dell'intelligenza e del tempo.

82. Non permettere che i preti indigeni siano ignoranti

Se i preti indigeni conoscessero tutto, sarebbero qualche volta scandalizzati e, il più delle volte, abuserebbero delle loro conoscenze. - Sì, qualche volta! Ma l'ignoranza è ancor peggio. Anch'essa ha i suoi abusi e rende impossibile un clero indigeno propriamente detto.

83. La paura di un clero indigeno istruito

Se i preti indigeni fossero istruiti come gli europei diventerebbero orgogliosi e non obbedirebbero più.

- Quanto all'orgoglio, non parliamone: ce n'è sempre e ovunque.

Io non vedo perché obbedirebbero di meno, a meno che non si voglia dire che, conoscendo i loro diritti, essi li farebbero valere e prenderebbero il nostro posto. Ma è la ragione che li porterà lì ed è proprio quanto essa dovrebbe farci desiderare, se fossimo umili.

84. Umiltà per saper lasciare il proprio posto

Quale è la società sinceramente disposta a lasciare senza dispiacere, al primo segnale, la missione ricevuta da Roma per consegnarla nelle mani di un'altra o in quelle di un Vescovo indigeno? Ah umiltà, umiltà, dove sei?

85. Una comunità missionaria disinteressata

E' giusto che una società perda in favore di un'altra i soldi che ha investito in un gran numero di istituzioni, ecc.?

- E che? Con quale denaro questi finanziamenti sono stati possibili? Non è stato con i soldi delle offerte? Per chi? Non è appunto per la Chiesa? Per le comunità cristiane, per i cristiani che resteranno? Tu perdi questi soldi? e perché mai? Perché un'altra società ne approfitterà? Ma questa società non è un membro, come te, della grande famiglia cattolica? Non lavora anch'essa per lo stesso tuo scopo? Credi, forse, che farà meno bene! Che cosa diventa l'umiltà?!

86. In missione niente è nostro

Ah, come respingo questa parola: La nostra missione! la missione dei nostri padri! Vi è forse qualcosa di tuo, di nostro nelle missioni?

87. In missione senza spirito di corpo

Ti inorgoglisci per il fatto che da secoli alla tua società è affidata una certa missione! Singolare questo orgoglio! Non è piuttosto la tua vergogna?!

88. Per diventare missionario: sapersi conoscere

O giovane, desideri essere missionario? Mettiti alla prova! Mettiti alla prova! La pietà è spesso impetuosa. Lo spirito di Dio non è sempre il solo che spinge agli slanci generosi e il vizio che si trova in germe cresce molto presto nei deserti dell'intelligenza e del cuore.

89. Per essere un buon missionario occorre una virtù profonda

Quanti giovani vogliono fare bene finché non sono all'opera e quanto male fanno quando hanno esaurito le prime forze della loro virtù poco profonda, incapace di eliminare le prime tentazioni.

90. L'età per partire in missione

Parlando in genere e soprattutto per quelli che non sono religiosi, io non comprendo come si possa andare in missione prima dei trent'anni.

91. Pochi missionari ma buoni

Ma allora ci saranno pochi missionari?

- Si, ce ne vogliono pochi, ma buoni.

92. Troppi missionari non sono un buon segno

Le società religiose possono impiegare nelle missioni più soggetti delle società secolari senza cadere nella stessa disgrazia. Tuttavia, per tutti, un gran numero di missionari è una grande disgrazia.

93. Senza prove non ci si prepara alla missione

Un giovane che esce dal seminario per andare in missione senza essere passato tra le prove della vita, mi ispira più timore che speranza.

94. La castità e le altre virtù

Teofilo, tu temi per la virtù della castità in questi paesi difficili e lontani dai soccorsi quotidiani che mantengono il fervore. Ho paura anche per te; ma temo molto di più che tu possa diventare leggero, violento, collerico, pieno di fiducia in te stesso, ecc. La virtù della castità, pur naufragando qualche volta, è, tra tutte, la meno esposta a perire.

95. Missionari collerici

Si dice che un Europeo collerico per natura, impara qui a diventare paziente e che colui che era pieno di pazienza, qui la perde. Ecco, senza dubbio, perché vedo tanti missionari collerici!

96. Non cercare la gratitudine e la ricompensa

Sento sempre parlare dell'ingratitudine di questi popoli! E che cosa ci devono, in fin dei conti? D'altronde, forse che noi lavoriamo per esserne ricompensati in questo mondo?

97. Poche le comunità fedeli 'alle origini'

Ah, ci sono poche società nella Chiesa che non abbiano deviato dalle loro istituzioni! In missione come ovunque.

98. Le Chiese lontane da Roma sono esposte allo scisma

Le Chiese lontane sono più esposte allo scisma che all'eresia. Questo timore è fondato e blocca molto l'opera della formazione definitiva delle Chiese in missione. Su questo punto c'è qualcosa da fare da parte di Roma.

99. L'obbligo per il Vescovo di andare a Roma

Più le Chiese sono lontane dal centro dell'unità e più la legge così saggia della Chiesa che ordina al Vescovo di andare a Roma entro un tempo determinato dovrebbe essere rigorosamente osservata. Soprattutto se questi Vescovi sono indigeni.